Sempre più spesso si ascoltano bei paroloni, che rimangono tali, nei confronti delle persone con disabilità: rispetto, diritti, inclusione, integrazione, e la lista potrebbe continuare con tanta altre belle parole. Parole che molto spesso restano parole e alle quali non seguono interventi ben progettati e mirati. Inoltre, ciò che suscita maggiore indignazione è che molto spesso chi lede i diritti delle persone con disabilità sono proprio gli Enti predisposti al riconoscimento e alla tutela di tali diritti.
La mia “avventura” inizia qualche mese fa e si conclude nei giorni scorsi, in modo a dir poco vergognoso, con un altro protagonista principale, vale a dire l’INPS.
Siamo dunque alla fine di marzo, quando ricevo una lettera da parte dell’Istituto, con la quale mi viene chiesto di presentarmi, in data 22 giugno, presso il Centro Medico Legale INPS di Bari, nonché Direzione Provinciale, per un controllo di revisione dello stato di invalidità.
Mi chiedo: ma data la patologia da cui sono affetta, non sono esente da questo controllo di revisione? La risposta è affermativa! Infatti, allegato alla lettera di invito, è riportato un estratto del Decreto Ministeriale del 2 agosto 2007, che elenca le patologie rispetto alle quali sono escluse le visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante.
Dunque, dato che l’inutilità di questa visita di controllo è indiscutibile, decido di contattare la Presidenza del Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e Malattie Altamente Invalidanti), per riferire di quella lettera dell’INPS e trovare insieme delle soluzioni perché venga rispettato il mio diritto.
Immediatamente, la presidente Mariangela Lamanna si rende disponibile a contattare Onofrio De Lucia dell’INPS di Bari – anch’egli presente insieme al Comitato 16 Novembre al Tavolo Istituzionalizzato Nazionale per la Non Autosufficienza -, per metterlo a conoscenza della situazione e per domandargli come procedere. Egli risponde rapidamente, dicendo di contattare Vittorio Cassiano, sempre dell’INPS di Bari, il quale provvederà alla risoluzione della spiacevole situazione.
Contatto dunque per e-mail il dottor Cassiano, ma i giorni passano e non giunge alcuna risposta. Invio un’altra e-mail di sollecito, ma ancora niente. E così, la settimana precedente alla visita prevista, chiedo a Mariangela Lamanna di interpellare ancora il dottor De Lucia, informandolo della mancanza di risposte, ma sembra che quest’ultimo recepisca in modo errato il senso del messaggio e nemmeno da lui arrivano più risposte.
Arriva quindi il 22 giugno… Che fare? Andare a una visita che non ha motivo di esserci, o rischiare che mi venga sospesa ogni prestazione erogata dall’Ente? Decido di andare alla visita con tutte le difficoltà del caso, considerando anche che la sede di Bari dell’INPS dista oltre 50 chilometri dal mio luogo di residenza!
Arrivo presso la sede dell’Istituto e qui trovo quello che non ci si aspetterebbe proprio di trovare presso un Ente quotidianamente frequentato da persone con ogni forma di disabilità. Subito dopo l’entrata al plesso, infatti, è presente una scalinata, per il cui superamento è disposto un montacarichi. La guardia giurata in servizio lo aziona e subito gli faccio notare che la piattaforma è un po’ piccola e forse inadatta al sollevamento di carrozzine motorizzate. Ma non mi arrendo… In fin dei conti sono all’INPS… Possibile che il montacarichi non sia adeguato?
Fiduciosa salgo sul montacarichi, ma, sorpresa: la sbarra di sicurezza elettronica non riesce ad abbassarsi, trovando l’impedimento della mia testa e del mio corpo. Anche la guardia giurata si rende conto dell’inadeguatezza del montacarichi e così decide di comunicare la situazione ai medici della Commissione. Mi dice quindi di aspettare lì, ai piedi della scalinata, perché i medici stessi sarebbero scesi per effettuare visita lì.
È mai possibile svolgere adeguatamente una visita medica in quel posto? E la riservatezza, la privacy della persona, in che modo vengono tutelate, effettuando una visita medica in un punto in cui c’è un passaggio continuo di persone?
Resto dunque in attesa per alcuni minuti, e a quel punto un’altra triste e simile avventura ha inizio. Arriva una signora con una carrozzina manuale e anche lei, come me, non riesce ad utilizzare il montacarichi, questa volta perché la sua carrozzina ha una larghezza più ampia della piattaforma. Ora siamo in due ad attendere la Commissione Medica, lì ai piedi di una scalinata presso un Ente che quotidianamente deve accogliere persone con disabilità, alle quali, però, l’accesso è reso impossibile.
Sono lì da appena dieci minuti e siamo già in due a trovarci in questa umiliante posizione! Quindi, mi chiedo, quante persone si trovano quotidianamente in questa situazione? È mai possibile che nessuno, che ha delle responsabilità presso l’Ente, se ne sia accorto? Questa volta è toccato a me, ma domani?
Queste situazioni umilianti e irrispettose nei confronti delle persone con disabilità devono cessare di esistere! Non era bastato il disinteresse della dirigenza a porre rimedio a una richiesta di visita inopportuna… Chiedo dunque ai responsabili che venga nel più breve tempo possibile risolta tale problematica, attraverso l’installazione di un montacarichi adeguato o di ogni altro mezzo utile a consentire l’accesso alle persone con disabilità.
E a proposito di sprechi, mi preme aggiungere che i soldi per quella Commissione che mi ha esaminato nonostante la mia patologia lo escludesse, sono un chiaro spreco di denaro pubblico!
Al messaggio di Francesca Cicirelli è seguita la rapida risposta di scuse, da parte dei funzionari dell’INPS Onofrio De Lucia e Vittorio Cassiano, i quali hanno anche dichiarato che provvederanno alla sostituzione del montacarichi “incriminato”. Ne prendiamo atto con piacere. Restano però tutti i disagi di una persona con grave disabilità, costretta a 50 (+50) chilometri, fatti per recarsi a una visita del tutto inutile, come stabilisce una norma ormai decennale.