Il 26 giugno scorso è stato presentato l’Atlante SPRAR 2016, ossia il Rapporto elaborato annualmente dallo SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati istituito dalla Legge 189/02 (Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo). Quest’ultimo organismo, quale sistema nazionale di seconda accoglienza, consiste in una rete strutturale di Enti Locali che accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo (FNPSA), con l’obiettivo di realizzare – grazie al supporto di realtà del Terzo Settore – progetti di accoglienza integrata, destinati a richiedenti protezione internazionale, rifugiati, titolari di protezione sussidiaria e umanitaria, e minori stranieri non accompagnati.
Nel corso degli anni, il Sistema è significativamente cresciuto, in termini sia di capacità dei posti messi a disposizione che di numerosità dei beneficiari accolti: infatti, dai 1.365 posti e 2.013 beneficiari del 2003 si è arrivati ai 26.012 posti e 34.039 beneficiari dello scorso anno. Un ampliamento, questo, manifestatosi in modo particolare nel corso degli ultimi quattro anni, se è vero che nel 2012 si registravano 3.979 posti e 7.823 beneficiari.
Fino al 2014, inoltre, lo scarto tra posti disponibili e persone accolte aveva mantenuto un sostanziale equilibrio, al contrario, nel 2015 e 2016 si è manifestato un significativo incremento del numero degli accolti nel confronto con i posti disponibili. Ciò testimonia una permanenza dei beneficiari nel sistema SPRAR più breve rispetto al passato, consentendo quindi a più persone di fruire dei progetti di accoglienza.
Nel 2016, dunque, i progetti finanziati sono stati complessivamente 652 (430 nel 2015), di cui 508 destinati all’accoglienza di richiedenti e titolari di protezione internazionale appartenenti alle categorie ordinarie, 99 destinati a minori non accompagnati e 45 a persone con disagio mentale e/o disabilità fisica (erano stati 30 nel 2015).
Tali progetti hanno reso disponibili 26.012 posti, di cui 23.399 destinati alle categorie ordinarie, 2.039 all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e 574 alle persone con disagio mentale e/o disabilità fisica (questi erano stati 280 nel 2015).
I Comuni complessivamente coinvolti nell’accoglienza sono stati 1.000 e la presentazione dei progetti si è avuta in 99 Province su 110 e in 19 Regioni su 20. In questa direzione, si legge nel Rapporto, il 2016 ha rappresentato un anno di svolta, nel quale ha preso corpo il “Piano di accoglienza diffusa”, modello basato su criteri di proporzionalità tra popolazione residente e beneficiari, che mira a coinvolgere nel sistema di accoglienza – attraverso il dialogo con le collettività – sempre più Comuni, superando la logica dei grandi centri di accoglienza e fornendo servizi di qualità. Modello che ha iniziato a dare i primi risultati con l’inserimento nella rete di Enti Locali finora assenti.
Per quanto riguarda i 34.528 beneficiari del 2016, 30.533 sono stati accolti nei progetti ordinari, 442 nei progetti per disagio mentale e/o disabilità (erano stati 297 nel 2015), 2.898 in quelli per minori stranieri non accompagnati, 467 nell’ambito del programma europeo di reinsediamento (Resettlement) e 188 nel programma ISAF (destinato ai cittadini afghani che hanno collaborato con il contingente militare italiano all’interno dell’International Security Assistance Force).
Di questi, 489 beneficiari sono transitati in più progetti SPRAR di categorie e tipologie differenti (e pertanto censiti come beneficiari da tutti i progetti che li hanno presi in carico). In particolare, si tratta di minori stranieri non accompagnati, che al compimento della maggiore età sono transitati in progetti per adulti, oppure di beneficiari trasferiti da un progetto all’altro a seguito della chiusura del progetto in cui erano inizialmente in accoglienza. Di conseguenza, il numero effettivo degli accolti è di 34.039, sebbene nelle analisi presentate, relative ai progetti realizzati su base regionale, il dato utilizzato sia quello comprensivo anche dei beneficiari transitati in più progetti.
A livello regionale va rilevato che circa il 40% dei beneficiari complessivi è stato accolto in Sicilia (19,4% del totale nazionale) e nel Lazio (19,3%), seguite da Calabria (10,0%) e Puglia (9,7%): è infatti in queste quattro Regioni che si registra la maggiore capienza di posti, pari ad oltre la metà del totale dei posti disponibili. Nelle restanti Regioni il peso delle presenze risulta nettamente inferiore. In Valle d’Aosta, inoltre, non sono stati realizzati progetti della rete SPRAR.
Il 22% degli accolti nel 2016 ha avuto caratteristiche di vulnerabilità, un dato in crescita rispetto all’anno precedente, quando era stato pari al 18,3%. Nell’8,3% dei casi si è trattato di persone con disabilità (anche temporanea), disagio mentale o necessità di assistenza domiciliare e sanitaria specialistica e/o prolungata. Sebbene per queste persone si sia prevista un’accoglienza mirata all’interno dello SPRAR, nella realtà di ciò che è accaduto nei territori si è verificata una loro presa in carico anche nell’àmbito di progetti non specificatamente dedicati, come dimostra il valore assoluto dei beneficiari: 442 persone accolte nei progetti rivolti a disagio mentale e/o disabilità, a fronte delle 1.240 persone prese in carico nella complessità dei progetti territoriali.
Dei 442 beneficiari accolti nei progetti rivolti a disagio mentale e/o disabilità (pari all’1,3% del totale degli accolti), la stragrande maggioranza erano uomini adulti (76,7%), e per la restante parte donne (23,3%) e minori (9,5%). A loro sono stati erogati 3.860 servizi (pari all’1,4% del totale dei servizi erogati dallo SPRAR), in prevalenza servizi di assistenza sanitaria (oltre il 27% del totale dei servizi resi a quest’area di utenza), cui seguono le attività multiculturali (16,3%) e l’assistenza sociale-accompagnamento (14,1%).
Sempre nel 2016, infine, sono complessivamente uscite dal sistema di accoglienza 12.171 persone di cui il 41,3% risulta avere concluso il proprio percorso di integrazione (con l’inserimento socio-economico); il 29,5% ha abbandonato volontariamente l’accoglienza prima della scadenza dei termini; il 25,6% ha visto scaduti i termini dell’accoglienza, ma ha acquisito gli strumenti utili all’integrazione; il 3,5% è stato allontanato per decisione del progetto; lo 0,2% ha scelto l’opzione del rimpatrio volontario e assistito.
Rispetto alle precedenti annualità, si è registrato un incremento di chi è uscito dallo SPRAR per il buon esito del percorso di integrazione avviato e una contrazione sia del numero di abbandoni che delle dimissioni per scadenza dei termini di accoglienza. Tali dati, tuttavia, non risultano disponibili in maniera disaggregata per tipologia di beneficiari, ciò che quindi non ci permette di avere contezza degli esiti dei percorsi di accoglienza che hanno interessato le persone con disabilità e disagio mentale.