Hammudi ha 13 anni e vive nel campo per sfollati interni iracheni di Debaga a sud di Erbil, nel Kurdistan Iracheno. Hammudi è un bambino molto speciale: a causa di un incidente ha perso l’uso parziale delle mani, ma nonostante questo è un bravissimo disegnatore e, da grande, sogna di fare l’artista.
Le sue doti artistiche sono state una sorpresa per tutti, a cominciare da lui che le ha scoperte proprio grazie alla frequentazione del Centro di Terre des Hommes. Ed è proprio all’interno di quest’ultimo, dopo i primi mesi di corso, che Hammudi ha anche allestito la sua prima mostra “personale”.
La storia di Hammudi è molto triste e toccante. Oggi vive in una tenda del campo, una delle migliaia allestite a Debaga, con i suoi genitori, una sorella e sette fratelli e come le altre 20.000 persone presenti ora nel campo, sta soffrendo per il caldo torrido tipico dell’estate irachena che ha punte di 50, 51 gradi.
Il suo viaggio, però, inizia un po’ di tempo fa, come quello di tante altre migliaia di bambini fuggiti con le loro famiglie dai territori occupati dall’ISIS, il sedicente “Stato Islamico” e hanno trovato rifugio nei campi allestiti nel Nord dell’Iraq.
Hammudi è arrivato nove mesi fa con la sua famiglia a Debaga dalla città di Hawija, nei pressi di Kirkuk, un’area occupata fin dal 2014 dall’esercito del Califfato. Sono scappati di notte dalla loro casa e sempre di notte sono riusciti a fuggire dallo “Stato Islamico”, dopo averci vissuto per ben due anni.
Un giorno, mentre stava giocando non lontano da casa sua, Hammudi è caduto su dei fili ad alta tensione e una volta portato all’ospedale, i medici gli hanno amputato un braccio e in parte l’altra mano, della quale ha perso parzialmente l’uso. Ha subìto anche gravi ferite alle gambe, perdendo in parte la mobilità.
Molto probabilmente, più ancora che l’incidente, a danneggiare il ragazzo è stata la mancanza di adeguata assistenza medica, essendo gli ospedali nei territori occupati dall’ISIS non attrezzati e poveri di medicinali, nonché di personale specializzato.
Al Centro di Terre des Hommes, però, nel campo di Debaga, Hammudi è stato sin da subito circondato dall’affetto e dalla competenza degli operatori, un affetto che egli ricambia con la sua presenza costante ai corsi e con la sua immensa forza di volontà, accompagnata però da un grande talento e dalla sensibilità di chi, pur giovanissimo, ha già una storia segnata da tanta violenza e dalla fuga.
«Quando andavo a scuola sotto l’ISIS – racconta il ragazzo -, non era permesso disegnare o usare i colori, ci insegnavano solo la guerra e l’odio, ci facevano il lavaggio del cervello, non eravamo liberi di esprimerci e soprattutto avevamo paura. Ora vengo tutti i giorni al Centro di Terre des Hommes, dove mi diverto e posso fare tante attività. Sono anche felicissimo quando Hattam [il fisioterapista di Terre des Hommes, N.d.R.] viene a casa e mi insegna gli esercizi per la mobilità».
I disegni di Hammudi parlano di voglia di libertà, del desiderio di potere un giorno tornare nella propria casa. Spesso i colori sono violenti e forti, come la rabbia di un bambino di 13 anni che non capisce il significato di tutta questa violenza che lo ha strappato alla sua terra e alla sua casa.
Nel campo sfollati di Debaga gli operatori di Terre des Hommes seguono quasi 150 bambini con diversi tipi di disabilità fisica, seguendone quotidianamente l’inserimento nelle scuole e nelle strutture educative. Piùin generale in Iraq, sempre Terre des Hommes segue più di 350 bambini con disabilità, rifugiati siriani, sfollati iracheni e membri della comunità curda locale, offrendo servizi specializzati e personalizzati di fisioterapia e psicoterapia.
Il nostro sogno è quello di restituire a tutti questi bambini, come ad Hammudi, la voglia di impegnarsi e di esprimere tutto il loro straordinario talento e la loro voglia di una vita quanto più possibile serena e libera.