Mentre scrivo, in questo luglio infuocato, io e Giovanni [il figlio con autismo di Rosa Mauro, N.d.R.] abbiamo fatto entrambi un passo avanti nella nostra vita.
Per lui si tratta del primo soggiorno estivo, una vacanza di otto giorni a Isola di Capo Rizzuto, che è cominciata proprio in queste ore. Inutile nasconderselo: un po’ di ansia, per me e per suo padre, c’è. La sola volta che sono stata lontana da Giovanni, dopo i nostri otto mesi di separazione forzata alla sua nascita, è stata per un’operazione di colecisti…
Ci sono stati giorni frenetici, quelli che accompagnano tutte le prime volte: comprare la valigia, prepararla, sperare di non essersi scordati niente, gli acquisti dell’ultimo minuto… Sembrava tanto lontano, il momento, e invece è arrivato. L’ho lasciato al Centro Diurno, da dove è partito due ore fa, abbastanza sereno, lui, mentre io me ne sono tornata a casa sentendomi un poco strana.
Per una volta, credo, strana quasi come le normali mamme di un diciotto/diciannovenne che se ne parte per la prima vacanza da solo, anche se solo non è: un po’ di “sindrome da nido vuoto”, un’occasione per riscoprire una vita di coppia che è sempre stata, da quando è nato, vita a tre. Ma anche la prima occasione per lui per capire che è individuo, la prima vera gestione di un senso di distacco e di solitudine, anche se sarà controllato e seguito dagli operatori.
Questo momento doveva – dovrebbe – arrivare per tutti i ragazzi, i nostri non esclusi, perché senza una definizione di se stessi che passa anche attraverso il distacco dai genitori, e il fare esperienze uniche e individuali, non si può crescere.
Anche se saranno solo sette giorni, tornerà arricchito da ricordi e memorie tutte sue, che condividerà con noi solo se lo vorrà…
Ma anch’io ho fatto un passo, un piccolo grande passo nella mia vita: l’entrata nel mondo del lavoro e le mie prime ferie!
Credo che le prime ferie non siano paragonabili a quelle che verranno negli anni futuri: più che a riposare, infatti, servono a imprimere nella memoria i vari passaggi di questi otto mesi.
La firma e la presa in carico. I primi colleghi, quando ancora non hai una mansione definita, e la fortuna davvero notevole di averli trovati umani e simpatici, pronti a farti capire che dietro un ufficio ci sono delle persone, non dei numeri.
E poi l’entrata nell’ufficio, la sua costruzione, il tavolo, il PC, il telefono… Ho avuto il privilegio di vederlo nascere praticamente da una stanza e un tavolo, finché non è stato finito e non ne abbiamo preso possesso.
Il collega di ufficio, anche lui con la sua storia scoperta pian piano, insieme al lavoro che è nuovo di zecca, per il Comune di Roma, il Punto Roma Facile, per un aiuto e un inserimento nel mondo informatico.
E la cosa più importante, la gente, che dà molto più di quel che riceve, che imparando ti insegna qualcosa della sua storia e del suo cammino.
E mentre lavori non hai tempo di annotarle, le storie, i toni, i piccoli frammenti che ti danno di loro stessi, ma in ferie sì, puoi annotarle, dare ad esse un colore, un senso.
Non ho scelto io di lavorare con il pubblico: avevo pensato, fin dall’inizio, al telelavoro, anche perché muoversi con la sedia a rotelle e senza vedere abbastanza, nonché occuparsi del Gio di cui sopra, è un bell’impegno. Ma ho deciso che il sentiero che la vita mi aveva fatto imboccare valeva la pena percorrerlo, ho investito una parte dell’accompagno per farmi portare e riportare al lavoro e chiesto il part-time: quello che ho ottenuto in cambio è molto di più.
Persone come Rocco, il primo utente che ancora viene a chiederci consigli sull’informatica, come Million e la sua signora, vale davvero la pena di incontrarle!
Durante le ferie penserò a loro e a chi dovrò ancora incontrare. E inizia una nuova sfida: che non diventino mai “numeri da appuntamento”, ma sempre e solo persone sul mio cammino!
Coraggio, fate gli auguri a me e a Gio! E buona estate a tutti!