Si arricchisce purtroppo di un altro capitolo la triste saga degli episodi riguardanti coloro che non permettono, a chi possiede un cane guida, di entrare in un ristorante, di prendere un taxi, di salire sul treno o di entrare in un luogo pubblico, nonostante vi siano ormai “antiche” Leggi dello Stato (37/74, poi integrata e modificata dalla 376/88 e infine dalla 60/06), che esplicitamente dichiarano il diritto per le persone con disabilità visiva di accedere con il proprio animale a tutti gli esercizi aperti al pubblico.
«Sulla mia vettura non salgono animali, punto e basta!»: con questo secco rifiuto, dunque, un tassista di Torino ha impedito pochi giorni fa a una persona cieca, accompagnata dal proprio cane guida, di salire a bordo. E così l’UICI del capoluogo piemontese (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) è stata costretta, per l’ennesima volta, a prendere posizione contro un fenomeno spiacevole, che già in passato aveva fatto non poco discutere.
«Da notare – viene sottolineato dall’Associazione – che per una persona cieca il taxi non è certo un lusso, ma, almeno in certi casi, una necessità. In una città grande come Torino, infatti, dove gli ausili per disabili visivi (ad esempio semafori sonori e percorsi tattili) sono diffusi solo “a macchia di leopardo”, spostarsi autonomamente rimane, per chi non vede, un’impresa tutt’altro che semplice. Se poi anche i taxi diventano inaccessibili, la mobilità urbana rischia di trasformarsi in un serio problema».
Protagonista dell’ultima vicenda della serie è stato Paolo Rivalta, 48 anni, torinese, non vedente, impiegato come professionista della riabilitazione presso l’Ospedale Mauriziano. «Lo scorso 30 giugno – racconta – avevo un impegno importante nel pomeriggio e non potevo permettermi di arrivare tardi. Così, per essere sicuro di raggiungere la destinazione in tempo e senza problemi, ho chiamato un taxi».
Come sempre, Paolo era accompagnato dal fedele Gas, splendido esemplare di labrador nero che da un anno e mezzo lo affianca negli spostamenti quotidiani. «Premetto – spiega ancora – che solitamente, quando chiamo la Centrale per richiedere l’invio del taxi, segnalo la presenza del cane, cosa che però comporta tempi d’attesa piuttosto lunghi. Poiché avevo fretta, in questo caso ho evitato la comunicazione, consapevole che, come previsto dalla legge, il tassista avrebbe dovuto in ogni caso far salire a bordo sia me sia Gas». E invece, all’arrivo della vettura, il conducente non ha voluto saperne. «Mi ha detto di essere allergico al pelo dei cani e che, comunque, sulla sua auto gli animali non erano graditi. Prima che potessi ribattere, è ripartito ed è andato via, lasciandomi in strada. Così ho dovuto chiamare nuovamente la Centrale e richiedere l’invio di una seconda vettura».
Come abbiamo sottolineato in apertura, non si tratta certo di un episodio isolato, come testimonia, nello specifico di Torino, lo stesso Rivalta. «Già in passato – ricorda infatti – avevo assistito a scene simili. A volte, quando ci avviciniamo a un parcheggio di taxi e i conducenti notano che abbiamo il cane guida, fanno finta di non vederci. Nei casi peggiori scappano via, nemmeno fossimo degli appestati! Ho anche ricevuto obiezioni piuttosto singolari, tipo “il suo cane è troppo grosso”. “Troppo grosso? Ma è un cane, non un bisonte”. Vorrei anche precisare che se il tragitto è breve e se il modello di auto lo consente, Gas può tranquillamente sistemarsi nel vano posteriore, di solito adibito a bagagliaio».
Quella sollevata dalle persone con disabilità visiva non è certo una generica polemica contro la categoria dei tassisti, «che il più delle volte – conclude Paolo – svolgono il loro lavoro con grande professionalità. Purtroppo, però, possono bastare pochi casi di inadempienza per renderci la vita difficile».
Vale la pena ricordare a questo punto che nei mesi scorsi proprio l’UICI di Torino aveva chiesto e ottenuto un incontro con le Cooperative che gestiscono il Servizio Taxi. Per l’occasione l’Associazione aveva invitato i conducenti a un atteggiamento più collaborativo, ricevendo precise rassicurazioni, che però, a quanto pare, non sono state sufficienti.
«Vigileremo perché episodi come questo non si ripetano – dichiara Franco Lepore, avvocato e presidente dell’UICI torinese – e, se necessario, faremo sentire la nostra voce nelle sedi istituzionali Com’è ben noto, infatti, la Legge 37/74, poi integrata e modificata dalla 376/88 e dalla 60/06, stabilisce che la persona priva della vista abbia il diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei viaggi su ogni mezzo di trasporto pubblico, senza dover pagare per l’animale alcun biglietto. Ricordiamoci che i cani guida sono, a tutti gli effetti, gli “occhi di chi non vede” e questo non è uno slogan gratuito, ma semplicemente la realtà. È pertanto del tutto inaccettabile che le persone cieche continuino a subire queste discriminazioni». (L.M. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa UICI Torino (Lorenzo Montanaro), ufficio.stampa@uictorino.it.
Delle battaglie per il diritto all’accesso dei cani guida – condotte con forza, oltreché dall’UICI, anche dall’Associazione Blindsight Project – il nostro giornale si è occupato molto spesso in questi anni. Nella colonnina a destra del nostro articolo intitolato A scuola con il cane guida (rintracciabile a questo link), elenchiamo i contributi da noi pubblicati su questo tema negli ultimi tre anni.