In quest’ultimo scorcio d’estate la notizia ha avuto un’ampia copertura mediatica. Sto parlando di quell’automobilista che, multato per avere parcheggiato in un posto riservato alle persone con disabilità, ha affisso sulla cassetta di un idrante nel parcheggio sotterraneo del Centro Commerciale Carosello di Carugate (Milano), il cartello con il seguente testo: «A te handiccappato [sic!] che ieri hai chiamato i vigili per non fare 2 metri in più vorrei dirti questo: a me 60€ non cambiano nulla ma tu rimani sempre un povero handiccappato……… [sic!]. Sono contento che ti sia capitata questa disgrazia!!!». La Procura di Monza ha aperto un’inchiesta per diffamazione aggravata.
Le reazioni di indignazione e di condanna sono state per lo più unanimi. Qualcuna più riflessiva – come quella di Simone Fanti in InVisibili, blog del “Corriere della Sera.it” – qualcuna ironica – come quella di Francesco Giovannelli, pubblicata su queste stesse pagine – ma tutte improntate a rivendicare il rispetto delle persone con disabilità e delle regole del convivere civile. E in effetti non ci sarebbe molto da aggiungere, salvo notare alcune espressioni usate nei commenti circolati in rete.
Leggo infatti tra i commenti pubblicati a margine del citato testo di Simone Fanti le seguenti considerazioni (gli errori ortografici sono gli stessi nei testi originali):
«c’è poco da commentare è partorito con arroganza da una mente malata. Ma quel signore deve ricordarsi di un vecchio proverbio che recita: Il signore Iddio non paga solo il sabato ma, qualche volta, anche di domenica»;
«Semplicemente demente e ottima e cocndivisibile la sua analisi. Ho mandato una foto al corrire che poi non hanno,pubblicato di u a foto davanti la motorizzazione di isernia che è immenso con solo alcune macchine parcheggiate ed una dimproprieta di scuola fuida parcheggiata al,posto dei disabili. Bell’ insegnamento . Senza parole»;
«Sono un handicappato,non mi sorprende questa notizia di una persona che ha un grave handicap in testa».
Ebbene, che cos’hanno in comune questi tre commenti? Tutti utilizzano termini che designano la disabilità mentale («mente malata», «semplicemente demente» e «ha un grave handicap in testa») come un insulto, lo fanno in un luogo pubblico e con la convinzione di star difendendo la causa delle persone con disabilità. Uno di essi, tra l’altro, dichiara di essere disabile egli stesso.
Ma costoro stanno davvero difendendo la causa delle persone con disabilità? Direi proprio di no, stanno invece ristabilendo una gerarchia nella quale tra le diverse persone con disabilità quelle che ne hanno una che riguarda la mente (intellettive e mentali) si collocano “in fondo alla graduatoria” e sono guardate con biasimo talvolta persino dalle stesse persone con altre disabilità.
E tuttavia, se avere disabilità non genera inferiorità, ma solo maggiori difficoltà, allora nessuno e nessuna è autorizzato a sentirsi superiore a una persona con disabilità (anche intellettiva o mentale). Su cosa si baserebbe, infatti, questa superiorità?
Pertanto, chi usa termini che denotano un qualunque tipo di disabilità per insultare (disabili o meno che si sia, anche se è più grave, quando a farlo è proprio un disabile) non sta affatto difendendo la causa delle persone con disabilità, sta invece rafforzando lo stigma contro di esse. Uno stigma che, come dimostra l’autore di quel cartello, è ancora abbastanza radicato, senza che nessuno glielo debba confermare.