Il colore nascosto delle cose

di Stefania Leone*
Verrà presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e uscirà nelle sale il prossimo 8 settembre (con tanto di audio descrizione) il nuovo film di Silvio Soldini, intitolato “Il colore nascosto delle cose” e incentrato sull’amore tra un uomo vedente o persona cosiddetta “normodotata” (Adriano Giannini) e una donna con disabilità visiva non congenita (Valeria Golino). La pellicola si preannuncia come una bella testimonianza di “quotidianità”, per chi vive una vita piena e impegnativa, umanamente e professionalmente, pur nella cecità
Valeria Golino e Adriano Giannini in "Il colore nascosto delle cose" di Silvio Soldini
Valeria Golino e Adriano Giannini in una scena del film “Il colore nascosto delle cose” di Silvio Soldini

Si chiama Il colore nascosto delle cose il nuovo film del regista Silvio Soldini, che sarà nelle sale cinematografiche dal prossimo 8 settembre e i cui protagonisti sono Adriano Giannini e Valeria Golino.
Prodotto da Lumière con Raicinema, e fuori concorso all’imminente 74. Mostra Internazionale  d’Arte Cinematografica di Venezia, il film affronta un tema molto attuale: l’amore tra un uomo vedente o persona cosiddetta “normodotata” e una donna con disabilità visiva.
Lo scorso anno il regista Soldini, tramite un amico comune, contattò la sottoscritta e, insieme all’attrice protagonista Valeria Golino, ci incontrammo nella sede romana dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), per una chiacchierata e conoscerci un po’.
Qualche mese dopo, prima delle riprese sul set, Golino mi chiese di trascorrere qualche ora insieme, per «provare ad entrare nel mio mondo», soddisfare qualche curiosità, osservarmi e, devo dire con molto garbo, «rubare i miei gesti in casa», in un ambiente a me noto, per prepararsi ad interpretare la parte di una donna divenuta cieca, quindi non congenita.

Ritengo una garanzia la direzione e la guida di Silvio Soldini, che ha già affrontato il tema della cecità [con il docufilm “Per altri occhi”, di cui si legga ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.] e che conosce da tempo molte persone cieche, le quali sono state sicuramente spunti diversi per vari aspetti del ruolo ricoperto dalla protagonista.
In un recente articolo di Stefania Ulivi, uscito all’inizio di agosto sul «Corriere della Sera», si legge che Valeria Golino si è preparata «indossando lenti a contatto opache e seguendo un corso di orientamento e mobilità per imparare a usare il bastone bianco, per destreggiarsi nello spazio, in casa e fuori».
Riprendo qualche particolare della storia: «Lui, Teo, è uno specialista in fughe. Dal suo passato, da un futuro che possa renderlo responsabile di qualcosa, dalle donne, soprattutto da quelle convinte di poterlo cambiare. Lei, Emma, ha smesso di vedere a 16 anni, ma, anziché fermarsi, è andata sempre avanti. Caparbia, risolta, indipendente, serenamente separata dal marito, un lavoro da osteopata perseguito con passione. Un incontro casuale tra due mondi agli antipodi».

Sempre in quello stesso articolo, Soldini racconta che l’idea è nata dopo il suo docufilm Per altri occhi, grazie al quale ha fatto tesoro di racconti che gli erano stati fatti da persone amiche non vedenti. «Nella mia esperienza diretta – racconta – le persone non vedenti non superano l’handicap, ma, piuttosto, ci convivono: non è qualcosa che portano come peso ma la condizione in cui vivono pienamente la vita. Con coraggio e leggerezza». «Ho un amico fisioterapista non vedente – aggiunge – di cui mi ha colpito l’energia, come parla della sua vita, la quotidianità, i film che ha amato. Mi pareva una materia di racconto inedita. Che il cinema ha trattato poco e, quasi sempre, con personaggi “ai limiti”. Arrabbiati con il mondo, oppure, avendo sviluppati altri sensi, dotati di superpoteri come nei thriller. Perché, invece, mi sono chiesto, non raccontare la vita?».

Altri dettagli che leggiamo nell’articolo pubblicato dal «Corriere»: Il mondo di Teo sembra, a dispetto delle apparenze, più ristretto di quello di Emma. «Fa il creativo in un’agenzia di pubblicità. Il suo è un mondo veloce, lo smartphone sempre in mano, usa le immagini per comunicare. Si nasconde dietro un modo di fare brillante. Ha una storia con Greta, Anna Ferzetti. Lei vorrebbe una vera convivenza, lui la mattina scappa a casa sua. Quando incontra una persona che viene da un altro mondo, con altri codici di comunicazione, è costretto a rallentare. E andare senza rete».
Alla domanda, poi, su cosa suggerisca il titolo del film, Soldini risponde che «Il colore nascosto delle cose si riferisce a un dialogo. Emma spiega a Teo che per lei è molto importante il colore delle cose. Lui non capisce: ma se non vede, cosa le interessa di che colore sia. E lei gli spiega quanto, invece, a volte sia importante inventarselo».

Da segnalare – fatto non certo trascurabile – che durante le proiezioni del film nei cinema, sarà possibile ascoltarne l’audiodescrizione tramite smartphone o tablet, scaricandola preventivamente dall’App MovieReading.
È previsto infine un evento con proiezione accessibile tramite diversa modalità,ovvero con sottotitoli a schermo e audiodescrizioni fruibili mediante cuffie ad infrarossi, messe a disposizione in sala. Accadrà il 26 settembre a Milano, in una delle sale del Cinema Anteo, a cura dell’AGIS lombarda (Associazione Generale Italiana Spettacolo), con la collaborazione di Cinema senza Barriere®, il progetto all’insegna dell’accesibilità, ideato dall’AIACE di Milano e della Società Raggio Verde per la sottotitolazione.

Siamo quindi fiduciosi che dal film venga fuori una bella testimonianza di “quotidianità”, per chi vive una vita piena e impegnativa, umanamente e professionalmente, pur nella cecità.

Consigliere del Direttivo di ADV (Associazione Disabili Visivi), informatico ed esperta di accessibilità del web. I contenuti del presente testo – già resi pubblici nelle audioriviste curate dall’ADV – vengono qui ripresi, con una serie di riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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