Il tema dell’accessibilità e della fruibilità delle piattaforme web, ove vengono proposti corsi in FAD (Formazione a Distanza), che consentono di acquisire crediti formativi ai docenti precari i quali, ai fini della carriera, intendano migliorare il proprio curriculum, è ancora oggi dibattuto, poiché quegli stessi docenti devono affrontare percorsi formativi che diano punteggi, consentendo loro di ridurre quel gap esistente tra un “precariato cronico” e un’immissione in ruolo sempre più “chimerico”.
Credo però che detti percorsi appaiano ancora oggi come delle “strade a ostacoli”, studiate ad hoc per selezionare brutalmente chi “per natura” si trovi in situazione di disabilità sensoriale. Le persone non vedenti, infatti, ne sono ancora oggi fortemente penalizzate, a causa di una discriminazione digitale/tecnologica in apparenza banale, in quanto causata da un “non sapere” e dunque a svantaggio del diritto di accessibilità sancito dalla normativa vigente. Questo determina l’azione di chi con recidiva ignoranza ritiene appunto di poter indire su piattaforme web corsi di formazione inaccessibili, dal punto di vista digitale, per aspiranti docenti al ruolo.
D’altro canto l’universalità di tale diritto – che dovrebbe essere “il criterio tra i criteri essenziali” – non risulta affatto esserlo per la valutazione e la validazione di tali corsi.
Mi chiedo quindi: «Forse nella progettazione di quei corsi online è esclusa dal target dei probabili candidati la partecipazione dei docenti non vedenti, come se gli stessi fossero altro, dal punto di vista professionale e lavorativo, di quello dei colleghi?».
A tal proposito, dunque, qualche giorno fa, all’apertura dei lavori della Commissione Nazionale per l’Istruzione e la Formazione dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti), coordinata da chi scrive, quale dirigente nazionale della stessa UICI, si è deciso di accogliere e di discutere in premessa la lettera di denuncia ricevuta dal collega Gennaro Iorio, docente e persona non vedente.
Ha scritto il professor Iorio: «Mi rivolgo ai Membri della Commissione Istruzione per segnalare un problema molto grave: i corsi di formazione proposti dai vari enti online. Per esperienza diretta, molti di questi portali non sono accessibili e questa è una discriminazione gravissima. Questi corsi, infatti – lasciamo perdere la loro utilità didattica – hanno come fine dichiarato quello di acquisire dei punti. Il meccanismo è noto: più punti si accumulano, più si ha la possibilità di lavorare. Ma se un docente cieco come me non può fare il tale corso online perché questo non è fruibile, sta subendo un danno notevole. E tutti questi corsi hanno l’approvazione e il riconoscimento del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca».
La Commissione dell’UICI, dopo avere analizzato questa lettera di denuncia, ha espresso la propria solidarietà incondizionata e il proprio rammarico, stigmatizzando l’ennesimo episodio di discriminazione inerente all’inaccessibilità delle piattaforme web, concernente in questo caso il desiderio più che legittimo di un docente non vedente, già gravemente discriminato, tra l’altro, poco più di un anno fa, in occasione del cosiddetto “Concorsone 2016” [se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.].
Pertanto, in considerazione dell’accaduto e con l’intento di voler impegnare l’intera Commissione Istruzione e Formazione e l’UICI tutta in un’azione risolutoria, circa l’applicazione del diritto e la sua esigibilità, ho proposto di chiedere al professor Iorio gli estremi necessari, al fine di chiarire meglio l’evento spiacevole, in riferimento ai corsi da lui stesso sostenuti e poter avviare così un’indagine, che consenta di ottenere dal Ministero le garanzie utili a evitare episodi di discriminazione come questo.
In qualità, poi, di Coordinatore della Commissione, ho voluto integrare l’Ordine del Giorno della stessa, con il desiderio di voler dare un segnale forte all’opinione pubblica e allo scopo di mettere in primo piano lo sforzo e l’impegno comune dell’UICI, nel volere affrontare i temi della quotidianità, per rispondere alle esigenze del singole, della collettività e del territorio provinciale, regionale e nazionale, laddove infatti – nonostante un certo luogo comune pensi all’UICI come alla “panacea di tutte le ingiustizie” – ci troviamo di fronte a un’Associazione che di fatto vive direttamente atti discriminatori e che a questi intende porre soluzione, mettendo fine ad eventi negativi come quello sopra descritto.
Spesso, per altro, le discriminazioni corrispondono a delle inadempienze, a meri atti di ignoranza, che si traducono in situazioni fortemente discriminanti. Torna dunque qui il tema della formazione e dell’informazione, cui tutti gli attori dovrebbero partecipare, se vogliamo davvero una società professionale e professionalizzante, impegnata e impegnante.