«Nel 2017, anche nel nostro Paese, ci sono persone con disabilità che vivono segregate in istituti e strutture. Non è loro riconosciuto il diritto umano di essere inclusi nella società, di scegliere dove, come e con chi vivere, come chiaramente espresso dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Il fenomeno è forse poco noto, ma emerge drammaticamente in seguito a fatti di cronaca di violenza e di abusi, conseguenze delle stesse premesse che hanno prodotto segregazione. Contro la segregazione delle persone con disabilità è necessario un impegno normativo, culturale e politico che necessita di una solida e condivisa premessa etica e scientifica, una riflessione che consenta di individuare, con opportuna strumentazione oggettiva, quelle strutture che siano da considerare effettivamente segreganti o a rischio di segregazione».
Come avevamo ampiamente riferito a suo tempo, era partito da questo assunto il progetto denominato Superare le resistenze, partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri delle persone con disabilità, lanciato nei mesi scorsi dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), con il finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, allo scopo di rispondere soprattutto a due precise domande, vale a dire: quando e a quali condizioni un servizio di carattere abitativo, diurno o riabilitativo per le persone con disabilità può essere definito segregante? E quando può esserne richiesta la chiusura o, quanto meno, la cessazione di accreditamento e finanziamento pubblico?».
Nel corso del progetto, dunque, è stata effettuata una ricognizione della letteratura e delle esperienze nazionali e internazionali su tale tema, da parte di un autorevole gruppo di lavoro, con la supervisione di un Comitato Tecnico Scientifico, dando vita a un confronto ampio e aperto a tutte le realtà interessate, tramite quindici sottogruppi di lavoro, in altrettante Regioni italiane.
Il momento centrale del percorso si è avuto in giugno a Roma, con la Conferenza di Consenso intitolata Disabilità: riconoscere la segregazione, per la quale la FISH si è avvalsa del patrocinio dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), di Confcooperative Federsolidarietà e della Lega delle Cooperative.
In quell’occasione, sono stati proposti l’esame e la validazione di un documento finale e di un poster con definizioni ed evidenze relative sempre al concetto di segregazione. «Si è trattato di un altro passo verso l’obiettivo finale – viene sottolineato dalla FISH -, giungere cioè a una condivisione che ponga solide basi al cambiamento inclusivo. Per affinare quindi i documenti prodotti e renderli “inattaccabili” sotto il profilo semantico, culturale, scientifico e politico, abbiamo attribuito un ruolo centrale a una Giuria di tecnici particolarmente preparati, che sulla base di uno specifico regolamento, ha effettuato valutazioni e proposte correttive, sentiti anche i costruttivi e variegati interventi nel corso del dibattito alla Conferenza di Consenso».
Oggi, dunque, la FISH rende pubblici i vari atti e testi prodotti in occasione di quell’evento di giugno, inclusa la valutazione della Giuria di tecnici, per favorire ulteriormente il confronto, il dibattito e la condivisione. E ben volentieri la nostra testata segnala a propria volta ai Lettori il link al quale accedere (cliccare qui), per consultare quegli stessi documenti. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.