Stefano parla poco e sorride ancora meno, ma quando è il momento di salire su un cavallo, si accende; cavalca con una straordinaria abilità innata e poi torna silenziosamente al suo tablet. Una luce che – anche solo se si riflette nello sguardo – per Stefano significa tanto e «rappresenta – come racconta la sorella Loredana – una rinascita, una vittoria; per tutti noi. Una passione che dà forza, coraggio e permette di alzare la testa, aprirsi alla vita e al mondo».
Stefano che sembra sempre assente, perso in pensieri lontani, “parla ai cavalli”, riuscendo con loro a creare un contatto e un legame meraviglioso, quella magia dell’essere insieme che è invisibile agli occhi. Ci vuole un altro sguardo, allora, un altro sentire, un altro viaggio.
39 anni, Stefano Capone vive a Pollenza, piccolo centro delle Marche nella campagna maceratese; abita con il papà Vincenzo, ex militare dell’Aeronautica, la mamma Teresa, ex impiegata di banca e la sorella Loredana, di due anni più grande, veterinaria specializzata nella cura dei cavalli.
«Stefano – ricorda Loredana – all’età di 9 mesi ebbe le prime crisi epilettiche che non lo hanno più abbandonato. Fino ai sei anni di età, malgrado prendesse farmaci giornalmente, non destava preoccupazioni, era un bambino molto vivace. Poi la situazione iniziò a precipitare e l’epilessia di Stefano si rivelò essere di tipo farmacoresistente. La scuola ha evidenziato in lui un’estrema difficoltà nell’apprendimento e spesso è stato vittima di bullismo da parte di altri compagni; l’aspetto più triste è sempre stata la poca empatia dimostrata da tutti gli insegnanti, spesso anche da quelli di sostegno, che gli venivano, di anno in anno, assegnati».
«Mio fratello – prosegue Loredana – ha praticato sport fin da piccolo, ma durante l’adolescenza il peggiorare della malattia e i vari tentativi infruttuosi di trovare una cura con diversi farmaci antiepilettici lo hanno portato a una situazione di grave sovrappeso e conseguente difficoltà a praticare attività fisica. I nostri genitori si rivolsero allora al dottor Doman*, medico statunitense specializzato in riabilitazione neurologica e grazie al suo metodo, fatto di stimolazioni motorie e sensitive continue, anche quattro ore al giorno di ginnastica a terra e corsa all’aperto, le condizioni fisiche di Stefano migliorarono, riportandolo a un peso corporeo normale, che gli ha poi permesso di riprendere a fare sport e di condurre una vita attiva».
L’incontro con il maestro di karate Renato Fratini è stato decisivo. Grazie infatti alla sua grande umanità, Stefano si è appassionato a questo nuovo sport, fino a diventare cintura nera, secondo dan; ma soprattutto, per la prima volta, si è trovato integrato in un gruppo di ragazzi della sua età.
Dopo numerose ricerche, l’attenzione dei genitori – concentrati anche sull’opportunità di indirizzare il figlio in progetti lavorativi – si è tramutata nell’ospitare, all’interno della propria proprietà, un maneggio. Stefano accudisce con cura i cavalli e ha la gestione delle scuderie, all’insegna di un rapporto intenso che fa crescere anche l’amore e la passione per l’equitazione.
«Nel mese di gennaio di quest’anno – racconta la sorella – insieme al mio collega veterinario Stefano e alla sua compagna Alessia, abbiamo rilevato con grandi sacrifici l’intera struttura e tutti i cavalli, fondando l’Associazione Sportiva Dilettantistica La Brigata degli Unicorni, Team Special Olympics. Insieme ad altri due tecnici equestri, Mauro e Francesca, seguiamo diversi atleti, con e senza disabilità intellettive, una grande famiglia nel segno dell’inclusione e del rispetto di ognuno, a livello umano e sportivo. In tutto questo percorso il punto di riferimento è sempre stato Stefano. Oggi si può dunque percepire la meraviglia negli occhi di chi guarda Stefano salire a cavallo, sentire i complimenti degli spettatori così come degli istruttori».
A Biella, in occasione dei XXXIII Giochi Nazionali Estivi di Special Olympics, svoltisi in luglio, Stefano ha conquistato due medaglie d’oro, nelle specialità del working trail e del pole bending.Sono stati questi gli ultimi riconoscimenti di una vittoria che va oltre, che nasce dalla fiducia, dal garantire opportunità, dall’esserci, sentirsi vivi, crescere.
*Sul medico statunitense Glenn Doman e sul suo “metodo”, da molti anche discusso, suggeriamo senz’altro la lettura, sulle nostre stesse pagine, dell’articolo di Giorgio Genta, intitolato Elogio ponderato e relativo di Glenn Doman.