Bisognerebbe concentrarsi sulla mancanza di un’adeguata assistenza

«Non si devono strumentalizzare – scrive Mario Caldora – vicende tristissime come quella di Loris Bertocco, che ha scelto la strada del suicidio assistito in Svizzera, dopo avere scritto di essere stato «abbandonato dalle Istituzioni» e di «non avere più soldi per curarsi», per parlare esclusivamente di Legge sul Fine Vita. Lo ha fatto la trasmissione di La7 “Piazza Pulita”, che avrebbe invece dovuto concentrare l’attenzione proprio sulle inadempienze delle Istituzioni nel garantire un’adeguata assistenza alle persone con grave e gravissima disabilità e una vita dignitosa ai loro familiari»

Makoto Sasaki, "La divisione del buio"

Makoto Sasaki, “La divisione del buio”

Premesso che per principio non sono contrario all’eutanasia per chi volesse servirsene essendo in grado di decidere della propria scelta con totale autodeterminazione, devo ancora una volta stigmatizzare come alcuni organi d’informazione siano sempre pronti a strumentalizzare le vicende tristissime di casi di suicidio assistito.
In tal senso, ho seguito il servizio della trasmissione Piazza Pulita, andata in onda ieri, 19 ottobre, su La7, nella quale la vicenda di Loris Bertocco è stata appunto “banalmente” strumentalizzata, per portare acqua al mulino della Legge sul Fine Vita, come se fosse questo il vero problema delle persone con disabilità gravissima.

Sappiamo tutti che esistono migliaia di disabili in condizioni ancora più gravi di Bertocco, e per nulla “ossessionati” dalla mancanza di una legge sul Fine Vita (come invece ritiene Corrado Formigli, il conduttore di quella trasmissione), ma bisognosi solo di un’adeguata assistenza, quella prevista dalla nostra Costituzione, che aiuti anche i familiari a vivere dignitosamente. La legge prevede – in particolare – l’assistenza ventiquattr’ore su ventiquattro, che tradotta in soldoni, vuol dire almeno tre badanti per otto ore ciascuno.
Vogliamo ricordare che Bertocco ha deciso la via del suicidio assistito in Svizzera dopo avere detto di essere stato «abbandonato dalle Istituzioni» e di «non avere più soldi per curarsi», quindi, se ancora siamo capaci di leggere e capire, è questo il vero motivo della sua scelta ed è su questa inadempienza dello Stato che quella trasmissione avrebbe potuto e dovuto concentrare la sua attenzione, schierandosi dalla parte delle famiglie dei disabili gravissimi che vogliono vivere e non di quelli che desiderano morire (io ne ho il massimo rispetto, anche se personalmente non ne conosco).
Invece si preferisce quasi sempre girarla sul Fine Vita, come se questo fosse il problema principale, la panacea di tutti i mali, o forse nella prospettiva di liberarsi facilmente e senza troppi sprechi di denaro di queste (a loro avviso) «dolorose, inutili e costose esistenze».

Se è vero che «un Paese civile non può abbandonare così i suoi cittadini», come ha scritto su queste stesse pagine Fulvio De Nigris, ci domandiamo: quale business si cela dietro la ricorrente richiesta di una legge sul Fine Vita? In un Paese moralmente disastrato come il nostro, non rischiamo un nuovo Olocausto?

Genitore e tutore di Chiara, di cui scrive che «è una ragazza cerebrolesa “invalidissima”, ma felicissima di vivere (mariocaldora@libero.it).

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