Se si parla di superamento delle barriere culturali legate alla disabilità, sta emergendo decisamente con interesse il ruolo dello sport come strumento di inclusione e integrazione sociale, da un lato per limitare il disagio e l’emarginazione, dall’altro per promuovere il benessere psicofisico delle persone attraverso un approccio basato sulla qualità della loro vita.
Il convegno Passo dopo passo: il trekking come strumento di inclusione sociale, ospitato nei giorni scorsi dalla Fondazione Ambrosiana per la Vita di Milano [se ne legga anche la presentazione nel nostro giornale, N.d.R.], è partito da questi presupposti, costituendo il punto di arrivo di un progetto più ampio, vincitore per due anni consecutivi del bando congiunto Sport occasione per crescere, finanziato dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Cariplo.
Promosso dall’Associazione A Braccia Aperte, in collaborazione con la Fondazione Opera Pia San Benedetto e con l’Associazione Sportiva Dilettantistica Trezzo, il convegno ha avuto un duplice obiettivo: raccontare il successo dei percorsi di avvicinamento al trekking destinati a giovani con fragilità e aprire il dialogo sulle prospettive future di queste esperienze.
Passo dopo Passo, infatti, è consistito nell’esperienza di campus estivi residenziali di quattro-sette giorni, durante i quali si sono svolti itinerari di trekking assistiti da animali e con l’accompagnamento di personale competente. Le attività sono state destinate a gruppi di bambini e ragazzi con disabilità intellettiva e relazionale in situazione di fragilità familiare, aprendosi, però, da quest’anno anche a ragazzi con disabilità sensoriale (sordità), tutti accomunati da difficoltà di comunicazione e di relazione, che spesso rischiano di generare frustrazione, conflitto ed emarginazione.
Preceduti da incontri preparatori rivolti ai giovani e alle loro famiglie (o alle comunità che li accolgono), i campus si sono svolti da maggio a settembre, presso la struttura La Quercia, nella suggestiva cornice di Esino Lario (Lecco), a pochi passi dai sentieri del Parco della Grigna Settentrionale. Vi hanno partecipato 55 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 25 anni, e più o meno altrettanti erano stati coinvolti nell’annualità precedente del progetto.
«Per la nostra Associazione – ha sottolineato durante il convegno di Milano Antonio Santu, presidente di A Braccia Aperte – questa linea progettuale ha rappresentato una novità e una scommessa, perché ci ha richiesto di dilatare l’esperienza acquisita e di avere un respiro più ampio. Oggi possiamo dire di avere vinto la sfida: per due anni di seguito, infatti, il progetto ha attratto le risorse necessarie per essere messo in pratica, non solo economiche, ma anche umane e di relazione con il territorio. E la partecipazione è stata decisamente alta: un centinaio di ragazzi, infatti, ha potuto beneficiare di questa esperienza, che li ha portati a camminare oltre i limiti della propria fragilità e a vivere momenti di grande qualità».
Effettivamente i risultati ottenuti in questi due anni di Passo dopo passo sono stati sorprendenti, sotto molti punti di vista: il trekking, sport inclusivo e modulabile sulle possibilità fisiche di ciascun individuo, si è dimostrato particolarmente indicato per avvicinare bambini e adolescenti alla pratica sportiva, aiutando la diffusione della cultura del movimento tra i più giovani, anche con disabilità grave, o soggetti a dinamiche relazionali difficili.
Oltre ai benefìci fisici, inoltre, questa attività è apparsa altamente formativa per i ragazzi, grazie alle sue ricadute educative, sociali e culturali: ha permesso loro di fare emergere risorse relazionali e cognitive, diminuire comportamenti e atteggiamenti aggressivi, sregolati e di incomunicabilità, acquisire autonomie e competenze pratiche difficilmente raggiungibili nei contesti di vita abituali, con ricadute sul benessere generale e sulla qualità della vita.
Infine, l’interazione con la natura ha spronato le persone a seguire uno stile di vita sano e rispettoso dell’ambiente.
La novità di quest’anno si è avuta con il coinvolgimento degli animali (un cavallo e un asino) che hanno accompagnato i ragazzi durante i percorsi di trekking nel Parco della Grigna [se ne legga anche nel box in calce, N.d.R.]: un’esperienza ispirata alla pet therapy positiva e di grande impatto, che ha non solo arricchito la camminata attraverso la vicinanza e il contatto, ma anche visibilmente condotto i ragazzi a cambiamenti emozionali e relazionali. La presenza degli animali, infatti, è servita a rompere l’isolamento che caratterizza molti giovani con deficit della comunicazione, scarse interazioni sociali o dinamiche conflittuali, favorendo il rilassamento e una maggiore recettività agli stimoli.
Da ricordare in conclusione che a rendere possibile la buona riuscita del progetto hanno contribuito altre collaborazioni tecniche importanti: l’Associazione Trekking Italia e i suoi accompagnatori esperti hanno studiato e predisposto gli itinerari più adatti a un trekking “someggiato” e l’Ente Parco Grigna ha messo a disposizione animali e personale specializzato, garantendo anche la realizzazione di laboratori naturalistici.
Hanno infine collaborato e apportato la loro esperienza diverse figure specialistiche, quali una naturalista e una biologa nutrizionista, che hanno organizzato momenti laboratoriali tematici e alcune sessioni di educazione alimentare. (V.D.)
Vantaggi e benefìci della relazione con gli animali
La decisione di inserire gli animali nel percorso progettuale di Passo dopo passo è nata grazie all’esperienza di successo dei laboratori naturalistici proposti nel 2016 dall’Ente Parco Grigna.
Come è noto, la relazione con un animale in casi di fragilità aiuta a rompere l’isolamento, migliorare le capacità comunicative e stimolare attività intellettive utili per le relazioni sociali. Quest’anno, nei percorsi di trekking, sono stati utilizzati asini e cavalli, guidati da personale specializzato, nell’accompagnamento generale dei giovani. Nello specifico, questi ultimi hanno affidato i loro zaini agli animali durante il trek: camminare liberi da pesi e accanto all’animale ha significato infatti portare a termine itinerari più impegnativi e rafforzare la motivazione al cammino. Ma non solo: la possibilità di montare in sella ha incontrato grande entusiasmo.
Il contatto con l’animale, per sua natura imprevedibile, stimola dunque la sfera intellettiva e quella fisica ed è attraverso certe acquisizioni che il ragazzo con disabilità o fragile, generalmente isolato e spesso poco responsabilizzato, può cominciare gradualmente a migliorare il rapporto con se stesso, con gli altri e, soprattutto, a sviluppare maggiori autonomie.
° Sul piano fisico: la cura dell’animale e tutte le attività a terra stimolano movimenti finalizzati, migliorano la coordinazione dei gesti e permettono non solo l’acquisizione di una coscienza della propria corporeità come realtà individuale, ma anche di appropriarsi meglio dello schema corporeo fine. La posizione del cavaliere in sella, invece, favorisce il raddrizzamento capo-tronco, l’equilibrio, stimola il rilassamento degli arti, accresce la scioltezza e la coordinazione dei movimenti e impone il miglioramento dei tempi di attenzione e di reazione.
° Sul piano psicologico e relazionale: l’animale crea con il ragazzo uno scambio reciproco, fatto di emozioni e stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi. Si avvia inoltre un processo di responsabilizzazione, durante l’accudimento dell’animale, che innesca dinamiche empatiche. Il raddrizzamento capo-tronco, richiesto dalla posizione del cavaliere in sella, induce ad alzare lo sguardo e a sviluppare un atteggiamento di maggiore apertura.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Valentina Duosi (valentina.duosi@goodpoint.it), Clara Collalti (clara.collalti@goodpoint.it).