L’occasione mancata: si potrà infatti discutere sull’importanza o meno del referendum per l’autonomia lanciato dalla Regione Lombardia, ma di fatto era un voto pubblico. Un voto espresso attraverso tablet elettronici, che, in teoria, avrebbero potuto garantire il voto “in autonomia” anche alle persone cieche. Ma così non è stato, come denuncia Nicola Stilla, presidente dell’UICI Lombardia (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).
«Quando abbiamo saputo che per il referendum si sarebbe potuto votare per via telematica – spiega Stilla – abbiamo verificato se il voto sarebbe stato accessibile anche dalle persone non vedenti. Non lo era e così abbiamo fatto presentare una mozione in Consiglio Regionale che impegnasse la Regione a rendere accessibile il voto. La mozione è stata approvata all’unanimità, ma non è bastato. Abbiamo saputo, infatti, che l’appalto era già stato assegnato e che gli strumenti erano stati già acquistati e non erano accessibili. Abbiamo protestato, ma purtroppo la risposta è stata negativa in quanto andava rifatta la gara di appalto e non vi erano più i tempi tecnici per rendere esecutiva la mozione del Consiglio Regionale».
Tecnicamente, per altro, il diritto ha potuto essere comunque espresso, tramite il cosiddetto “voto assistito”, ovvero con le persone impossibilitate a farlo autonomamente (persone con disabilità visiva, ma anche di qualunque altro tipo), accompagnate da una persona di fiducia, munita del certificato elettorale con la dicitura “ADV”, preventivamente rilasciata dal Comune di residenza. E tuttavia resta il grande rammarico di una grande occasione di inclusione persa. Si spera solo che serva affinché non accada più in futuro.