Domani, 6 dicembre, cadrà il 40° anniversario della scomparsa di Raoul Follereau (Nevers, 18 agosto 1903-Parigi, 6 dicembre 1977), il poeta, scrittore e giornalista francese che ha dedicato la vita ai malati di lebbra e agli ultimi, ispirando un vasto movimento di solidarietà nel mondo.
Una delegazione della nostra Associazione [AIFO-Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, N.d.R.] sarà presente all’udienza generale di Papa Francesco del prossimo mercoledì, nel giorno di questo anniversario.
Follereau è uno dei maggiori protagonisti della solidarietà nel dopoguerra, pioniere delle molteplici modalità con cui la società civile sollecita oggi l’opinione pubblica internazionale.
Il suo nome è legato alla battaglia per i malati di lebbra che costituivano allora il gruppo più emarginato dal punto di vista materiale e spirituale. Oltre all’enorme sforzo per migliorare la condizione di questi malati messi al bando della società, Follereau è stato anche l’autore di una rivoluzione culturale e morale, per arrivare a considerare i malati di lebbra persone come le altre. Una rivoluzione che non si è ancora conclusa – tanto radicata è la paura secolare nei loro confronti – ma il cambiamento di prospettiva operato da Follereau ha stimolato i progressi della medicina – oggi la lebbra è una malattia perfettamente curabile – e soprattutto ha portato ad includere i malati nei processi di riabilitazione e inclusione, a beneficio delle comunità in cui vivono.
L’AIFO trae ispirazione proprio da questo nuovo approccio di Follereau per promuovere programmi di sviluppo inclusivo su base comunitaria nelle aree di emarginazione che coinvolgono non solo i malati di lebbra, ma anche i poveri, le persone discriminate per le loro disabilità o altri stigmi sociali, in una parola per gli ultimi.
Il lascito più importante di Follereau è del resto l’attenzione agli altri. Il pensiero più profondo che lo ha accompagnato per tutta la vita è proprio questo: «Nessuno può essere felice da solo». E i malati di lebbra sono l’esempio più tragico di quelli che Papa Francesco chiama gli “scarti dell’umanità”. Follereau ha individuato fin da subito i fattori della produzione di questi “rifiuti umani” e la sua è diventata sin dall’inizio una battaglia contro “tutte le lebbre”, per interrompere la catena che genera questi “scarti”.
Messaggero di pace, ha ingaggiato in piena guerra fredda la lotta contro l’olocausto nucleare e lo spreco di risorse usate per gli armamenti, che potrebbero servire a risolvere i problemi che affliggono l’umanità. Ha denunciato l’egoismo come uno dei mali, insieme al denaro, più decisivi nel mantenere un assetto sociale disuguale, dove fame e miseria vengono coltivate.
Per la peculiarità della sua visione del mondo, Follereau rientra tra i grandi profeti della seconda metà del Novecento.
Dotato di un carisma eccezionale, si è battuto per una società aperta e inclusiva, dove la libertà e la dignità di ciascuno fossero rispettate, dove ogni persona potesse trovare il proprio posto senza ledere i diritti altrui. Ha immaginato una “Civiltà dell’amore” non come costruzione utopica, ma come il risultato di una volontà comune. E a questi valori si ispira ancora oggi l’AIFO nel suo impegno in Italia e all’estero.
E ancora, ha investito nei giovani, coinvolgendoli nelle sue battaglie più difficili, ottenendo un’adesione entusiasta e grandi risultati. A loro, ieri come oggi, ha affidato il compito di proseguire l’opera appena iniziata. «Il futuro sarà come voi lo costruite» è stato l’ultimo messaggio di speranza che ci ha lasciato.
Ogni anno, nell’ultima domenica di gennaio, si celebra in Italia e nel mondo la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra, voluta da Follereau a partire dal 1954, rivolta ormai all’inclusione di tutti gli ultimi. Il prossimo appuntamento sarà per domenica 28 gennaio 2018.
Nel 2011, insieme a EducAid, DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), l’AIFO ha dato vita all’alleanza strategica RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo).