Indennità di accompagnamento: uno strumento da aggiornare

Ideato negli Anni Ottanta e mai adeguato ai cambiamenti contestuali, lo strumento dell’indennità di accompagnamento presenta oggi una serie di criticità, che ne richiederebbero quanto meno una ricalibrazione mirata. Se ne parla in un recente studio, opera di alcuni ricercatori del Laboratorio di Politiche Sociali del Politecnico di Milano, che oltre ad elencare i principali problemi connessi all’indennità di accompagnamento, ne evidenziano anche le possibilità di miglioramento

Copertina dello studio "La sfida dell'indennità di acompagnamento", novembre 2017Si intitola La sfida dell’indennità di accompagnamento. Le politiche di tutela della disabilità e della non autosufficienza in Italia un recente approfondimento pubblicato in «Welforum.it» e realizzato da Costanzo Ranci, Marco Arlotti e Andrea Parma del Laboratorio di Politiche Sociali del Politecnico di Milano. Vi si presenta un’analisi dell’istituto dell’indennità di accompagnamento, finalizzata a identificarne le principali criticità e a evidenziarne le possibilità di miglioramento.

Sinora l’indennità di accompagnamento è stata lo strumento principale attraverso il quale le Istituzioni hanno risposto ai problemi della non autosufficienza, ma la pressione demografica e i cambiamenti sociali hanno reso sempre più manifeste le criticità strutturali del sistema di Long Term Care (LTC, ovvero, letteralmente, “cure a lungo termine”) esistente in Italia, rendendo necessaria la revisione di questa provvidenza economica.
Se infatti da una parte, come scrivono gli Autori dello studio, «l’indennità di accompagnamento costituisce la fonte per un ampio e riconosciuto diritto soggettivo esigibile, di tipo universalistico, a protezione del rischio di non autosufficienza», è pur vero che questo strumento è stato ideato negli Anni Ottanta e non è mai stato adeguato ai cambiamenti contestuali.

Sono esattamente tre le principali criticità individuate dai ricercatori del Politecnico di Milano, vale a dire: «a) l’assenza di uno strumento standardizzato di valutazione del bisogno di cura che riduca il grado di discrezionalità nell’accesso al beneficio; b) l’assenza di una graduazione negli importi della misura, che consenta alle persone con autosufficienza più grave di poter contare su una protezione più elevata; c) la natura esclusivamente monetaria e non finalizzata della misura, che non offre un effettivo sostegno in termini di servizi a chi non è in grado di organizzare autonomamente la propria cura».
Criticità che, a detta degli Autori, sono superabili attraverso una ricalibrazione mirata della stessa indennità di accompagnamento. (Simona Lancioni)

Ricordiamo ancora il link in cui è disponibile (in formato .pdf) lo studio La sfida dell’indennità di accompagnamento. Le politiche di tutela della disabilità e della non autosufficienza in Italia.
Il presente testo riprende per gentile concessione – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – quanto già pubblicato in una nota di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa).

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