Lo scioglimento delle Camere ha segnato la fine della XVII Legislatura, che per la Sanità è stata caratterizzata da un insolito paradosso. Da un lato, infatti, vi è stata un’intensa attività legislativa e programmatoria che ha posto numerose pietre miliari: dal Decreto sui nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) alla Legge sulla responsabilità professionale, dal Decreto sull’obbligo vaccinale all’Albo Nazionale per i Direttori Generali, dal Patto per la Sanità Digitale ai fondi per i farmaci innovativi, dal Piano Nazionale della Cronicità a quelli della Prevenzione e della Prevenzione Vaccinale, dagli standard ospedalieri al Decreto sui piani di rientro degli ospedali, dal biotestamento all’approvazione al fotofinish del Disegno di Legge Lorenzin per la riforma della professioni sanitarie e le sperimentazioni cliniche.
Dall’altro lato, però, la Legislatura è trascorsa sotto il segno di un imponente definanziamento, che oltre a determinare una progressiva retrocessione rispetto ad altri Paesi europei, sta mettendo seriamente a rischio l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, ma soprattutto testimonia uno scollamento tra le esigenze di finanza pubblica e la programmazione sanitaria.
Inoltre, dopo la bocciatura del referendum costituzionale nel dicembre del 2016, nessun passo in avanti è stato fatto per migliorare la governance di ventuno differenti Sistemi Sanitari, anzi si sono moltiplicate le richieste di maggiore autonomia da parte delle Regioni.
L’entusiasmo per alcuni traguardi raggiunti, dunque, rischia di appannare i sempre più evidenti segnali di involuzione della Sanità Pubblica e del Sistema di Welfare, in particolare in alcune aree del Paese e per le fasce socio-economiche più deboli. Considerato che la prossima Legislatura sarà determinante per il destino del Servizio Sanitario Nazionale, tutte le forze politiche devono essere consapevoli che estromettere la Sanità dall’agenda di Governo non compromette solo la salute, ma soprattutto la dignità e la capacità dei cittadini di realizzare ambizioni e obiettivi che la stessa politica dovrebbe identificare come il ritorno degli investimenti in Sanità.
Ecco perché, ormai a cinque anni dal lancio del nostro programma Salviamo il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), esortiamo tutte le forze politiche impegnate nelle prossime consultazioni elettorali a mettere nero su bianco proposte convergenti per la Sanità Pubblica, perché se è vero che non esiste un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, è certo che non esiste nemmeno un preciso programma politico per il salvataggio di esso.
Dal nostro Secondo Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale 2016-2025 e dalla successiva consultazione pubblica, abbiamo tratto alcune proposte utili a tutte le forze politiche perché, indipendentemente dall’esito delle consultazioni, il prossimo Esecutivo avrà il dovere di avviare un concreto “piano di salvataggio” del Servizio Sanitario Nazionale. Sono esattamente le seguenti:
° mettere sempre la salute al centro di tutte le decisioni politiche;
° offrire ragionevoli certezze sulle risorse destinate alla Sanità, mettendo fine alle periodiche revisioni al ribasso e rilanciando in maniera graduale e costante il finanziamento pubblico;
° rimodulare il perimetro dei LEA al fine di garantire a tutte le persone servizi e prestazioni sanitarie ad elevato value [“di alta qualità”, N.d.R.], destinare quelle dal basso value alla spesa privata e impedire l’erogazione di prestazioni dal value negativo;
° ridefinire i criteri di compartecipazione alla spesa sanitaria e gli oneri detraibili a fini IRPEF, tenendo conto del value delle prestazioni sanitarie;
° avviare un piano nazionale di prevenzione e riduzione degli sprechi, per disinvestire e riallocare almeno 1 dei 2 euro sprecati ogni 10 spesi;
° attuare un riordino legislativo della sanità integrativa;
° potenziare le capacità di indirizzo e verifica del Ministero della Salute sulle Regioni;
° rilanciare le politiche per il personale, tramite rinnovi contrattuali, assunzioni, stabilizzazioni;
° destinare almeno l’1% del Fondo Sanitario Nazionale alla ricerca comparativa indipendente.
In assenza di un programma politico di tale portata, la progressiva e silente trasformazione – già in atto – di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico verso un sistema misto sarà inesorabile, consegnando alla storia la più grande conquista sociale dei cittadini italiani. Ma se anche questo fosse il destino già segnato per il Servizio Sanitario Nazionale, il prossimo Esecutivo non potrà esimersi dall’avviare una rigorosa governance della fase di privatizzazione, al fine di proteggere le fasce più deboli della popolazione e ridurre le diseguaglianze.
Come Fondazione GIMBE, abbiamo il mandato etico di analizzare in maniera indipendente le criticità del Servizio Sanitario e di proporre soluzioni per la sua sostenibilità: ecco perché nell’ambito delle attività del nostro Osservatorio, i programmi elettorali di tutte le forze politiche saranno oggetto di analisi comparativa sulle proposte relative a Sanità, Welfare e Ricerca, perché riteniamo che il nostro slogan «Salute prima di tutto, Sanità per tutti» sia condicio sine qua non, oltre che per il benessere delle persone, anche per la ripresa economica del Paese.