«Con questo appuntamento vogliamo offrire a tutti l’occasione, nel Giorno della Memoria, di approfondire i temi della pacifica convivenza umana con un occhio particolare ai giovani, protagonisti di domani della nostra società. È fondamentale, infatti, che i ragazzi conoscano bene la storia di un periodo tragico, in cui tanti bambini e adulti con disabilità sono stati usati come “cavie”, perché il ricordo e la testimonianza del passato diventino obbligo morale e impegno per il futuro. Proprio per questo, alle scuole e ai gruppi interessati offriremo un servizio di accompagnamento alla mostra».
Così Diego Dalla Giacoma, presidente dell’ANFFAS di Bassano del Grappa (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), presenta la mostra intitolata Perché non accada mai più. Ricordiamo, organizzata al Castello Inferiore di Marostica (Vicenza), in collaborazione con il Comune della “città degli scacchi viventi” e con il patrocinio della Fondazione Banca di Marostica Volksbank, in occasione dell’imminente Giorno della Memoria del 27 gennaio, ricorrenza dedicata alle vittime dell’Olocausto.
L’esposizione verrà inaugurata nel tardo pomeriggio di oggi, 26 gennaio (ore 18), con la presentazione di Fabrizio Ferrari, docente di Sociologia all’Università di Padova e già presidente nazionale dell’ANFFAS, e resterà poi aperta a ingresso libero ogni giorno (ore 9-12 e 15.18) da domani, 27 gennaio, al 4 febbraio.
Il nostro giornale «Superando.it» – come si può leggere anche nel box in calce – si è occupato regolarmente in questi anni dello sterminio delle persone con disabilità durante il nazismo – e torneremo a farlo anche nei prossimi giorni -, perché è a dir poco importante conoscere quanto accaduto, oltreché indagare i ruoli e le responsabilità di quei medici, di quel personale sanitario e di quei funzionari diventati i “carnefici dell’Aktion T4”, ovvero i protagonisti appunto del programma di sterminio delle stesse persone con disabilità, attuato tra gli Anni Trenta e Quaranta del secolo scorso.
Prima della cosiddetta “soluzione finale”, infatti, che portò alla morte milioni di persone, il regime nazista letteralmente si “esercitò” sui disabili, ritenuti indegni di vivere, un peso economico per la società e un pericolo per la salvaguardia della popolazione “sana”. Fu un accanimento organizzato, iniziato nel 1939, chiuso ufficialmente due anni dopo, in realtà proseguito fino al termine del conflitto, segretamente e – se possibile – in modo ancora più crudele.
In totale vennero uccise circa 300.000 persone affette da malattie ereditarie, tra le quali moltissimi bambini. Si trattò di un Olocausto parallelo tenuto seminascosto per quasi mezzo secolo, che soltanto recentemente è venuto alla luce, grazie soprattutto alle iniziative promosse in occasione del Giorno della Memoria.
Nello specifico della mostra proposta a Marostica – già presentata lo scorso anno a Bassano del Grappa, come avevamo segnalato a suo tempo – essa offrirà un percorso di scoperta storica, dedicato a quelle azioni criminali, consentendo quindi di interrogarsi sui temi dell’eugenetica, della scienza e dell’etica, «tramite una lettura sulla diversità – viene sottolineato dall’ANFFAS – che ricordi alle coscienze quanto sia importante non dimenticare e, soprattutto, rifuggire da idee che ci allontanano dal rispetto dell’altro, qualunque ne sia la condizione».
È altresì prevista la proiezione continuativa del documentario Mea Culpa, con immagini e documenti inediti, interviste a studiosi della materia e testimoni dei tragici eventi. (Stefano Borgato)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Traguardi (Roberta Zarpellon), zarpellon@traguardiweb.it.
Segnaliamo che accedendo all’ampia ricognizione storica intitolata Quel primo Olocausto, curata per il nostro giornale da Stefania Delendati, si può anche consultare (nella colonnina a destra del testo) il cospicuo elenco di testi da noi presentati in questi anni sullo sterminio delle persone con disabilità da parte del regime nazista.