«È da anni che si cerca di costruire un sistema che dia qualità e dignità a tutti gli alunni e studenti con disabilità e ogni anno bisogna sempre scendere a compromessi: riduzioni di ore, di competenze professionali, di servizi, rispetto ai giorni scolastici. Gli alunni con disabilità, anche se non viene detto, risultano “di Serie B”. Oggi ci troviamo di fronte a una nuova “sottocategoria”: gli alunni con disabilità sensoriale delle scuole superiori ricevono servizi in “prima classe”, quelli delle scuole primarie in “seconda e terza classe”!».
La denuncia arriva da Pro Diritti H, il Coordinamento Provinciale di Ragusa delle Associazioni che operano per la tutela delle persone con disabilità, il quale sottolinea come «oggi gli alunni sordi delle scuole primarie della Provincia di Ragusa abbiano un servizio attivato a metà e gli alunni ciechi si ritrovino senza servizi che garantiscano il diritto allo studio».
«Dopo una serie di allarmi dati dall’inizio dell’anno scolastico – prosegue la nota di Pro Diritti H -, dopo tutte le varie note con i riferimenti legislativi inviati, ci si trova oggi inermi di fronte a questa situazione. Di chi è la responsabilità di tutto questo? Di chi fa le Leggi? Di chi le interpreta secondo le proprie esigenze? Di chi sposta con determina dirigenziale gli “impegni di spesa”, sperando di attivare una nuova “guerra tra poveri”?».
«Qualcuno – chiede in conclusione il Coordinamento ragusano – vuole finalmente mettere ordine ai servizi scolastici per i ragazzi con disabilità, collocando persone competenti sui vari argomenti in questione e non burocrati e dirigenti che devono solamente guardare i numeri e far quadrare i conti? Oggi, infatti, le persone con disabilità sono diventate solo numeri a cui corrispondono ore di servizio moltiplicate per la tariffa oraria decisa dall’Ente Locale di turno. Più il risultato è basso più si è soddisfatti. Nei tavoli tecnici si parla solo di questo, senza guardare alla persona con disabilità, ai suoi bisogni, alle sue potenzialità e ai risultati che grazie all’assistenza specialistica e a un progetto inclusivo che vedesse tutti coinvolti, potrebbe raggiungere». (S.B.)
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