Signor Presidente della Repubblica, Le scriviamo in relazione alle gravissime asserzioni contenute nei Rapporti di Autovalutazione di alcuni noti istituti scolastici italiani [se ne legga già ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.].
I Dirigenti Scolastici, presentando come punto di forza dei loro istituti il ridottissimo numero di iscritti stranieri, disabili e poveri, hanno disatteso quanto indicato dalla Legge vigente e hanno di fatto gravemente violato i diritti e i princìpi costituzionalmente e legislativamente riconosciuti, a partire dall’articolo 3 della Costituzione e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, fino alla recentissima legislazione in materia di inclusione scolastica (Decreto Legislativo 66/17).
Hanno inoltre offeso milioni di ragazzi e le loro famiglie.
Le giustificazioni date da alcuni Dirigenti – che hanno spiegato di avere trasmesso semplici dati statistici senza altre finalità – sono ancor più pericolose delle già gravissime asserzioni dei rispettivi Rapporti di Autovalutazione. La presupposta buona fede non ne lenisce l’offensività, rivelando invece, oltre all’inadeguatezza, il mancato rispetto delle Leggi dello Stato, che va a minare una reale inclusione scolastica.
Ci auguriamo che vengano presi adeguati provvedimenti, perché di fronte a tale comportamento non è sufficiente il biasimo delle istituzioni e della politica. È grave, infatti, che un Dirigente Scolastico consideri tali esclusioni un vantaggio per la scuola e per gli studenti che ci studiano.
Coloro che guidano un’istituzione scolastica e reclamizzano come qualità la non applicazione dei principi di eguaglianza vengono meno alla loro funzione di rappresentanti legali e di responsabili educativi delle loro scuole.
Nella scuola pubblica, la funzione dei Dirigenti Scolastici è vincolata al rispetto dei princìpi e delle finalità che la Legge ha individuato a tutela di precisi valori educativi e culturali, con il compito di vigilanza affinché questo avvenga. Tra questi vi è l’inclusione scolastica: un valore assoluto, anche perché proprio nel confronto con la diversità si favorisce in tutti i ragazzi la conoscenza e la reale acquisizione di una coscienza civile.
Nella nostra Repubblica, democratica e costituzionale, tanta strada è stata fatta, tuttavia, come dobbiamo ancora una volta constatare, tanta ne rimane da fare, affinché si possa dire che la scuola sia, per tutti, il luogo per eccellenza di vera educazione, innanzitutto alla cittadinanza, e non solo quello in cui si apprendono nozioni.
Un luogo in cui si faciliti nei giovani l’apertura mentale, insegnando loro che si è veri cittadini se non creiamo barriere, magari isolando chi ha tempi e modalità di apprendimento diversi dagli altri.
Chiediamo pertanto che i Dirigenti Scolastici che hanno favorito tali derive educative o che non hanno sorvegliato affinché non avvenissero, debbano con fermezza essere messi davanti alle loro responsabilità.