La mia vita dentro a un puzzle, con dei pezzi mancanti

Il ventunenne Marco si sposta a Venezia in carrozzina, sfruttando le rampe mobili collocate sui ponti, ma se queste vengono tolte o se si devono fare dei lavori, la sua vita può bloccarsi. Ha acquistato quindi due rampe in carbonio amovibili, e ha anche allestito con la sua famiglia una barca, cosicché, nonostante i vari problemi, l’anno prossimo si laureerà in Giapponese. «Ho sempre visto Venezia come una specie di puzzle – racconta – a cui mancano dei pezzi. Ci vivo infatti da 17 anni, ma ne conosco solo una piccola parte. La mia vita, però, è qui, con la mia famiglia e i miei amici»

Marco Levedianos ai piedi di un ponte di Venezia

Marco Levedianos ai piedi di un ponte di Venezia. Il giovane studente ha anche acquistato due rampe in carbonio amovibili, che porta sempre con sé nel retro della carrozzina

Il diritto alla vita (e allo studio) transita su una passerella, una rampa mobile o fissa che può portare fino ai propri sogni. Lo sa bene Marco Levedianos, veneziano acquisito, da 17 anni residente in laguna, e studente di Lingue Orientali all’Università Ca’ Foscari.
Marco, ventunenne, si sposta su una sedia a rotelle motorizzata e sfrutta le rampe mobili collocate per superare i molti ponti della città lagunare. Ma se queste vengono tolte o si devono fare dei lavori, la sua vita si blocca. Così la sua carriera universitaria ha subito vari rallentamenti: lezioni perse, ore buttate per strada invece che sui libri, difficoltà a frequentare gli amici. Anche solo per studiare insieme. E nonostante questi problemi l’anno prossimo si laureerà in Giapponese.

Negli ultimi mesi, poi, le difficoltà sono cresciute (forse ora il problema è risolto, ma potrebbe riverificarsi in altri punti del percorso): a causa di alcuni lavori e dell’impossibilità di sfruttare un ponte per poter partecipare alle lezioni di un’ora e mezzo, ne deve fare due e mezzo di viaggio.
Da casa, per raggiungere l’università, come in un gioco dell’oca, deve fare un percorso a zig zag tra fondamenta e calli, che sono i nomi delle vie veneziane).
«Ho sempre visto Venezia come una specie di puzzle – racconta – a cui mancano dei pezzi; infatti, anche se ci vivo ormai da 17 anni, ne conosco solo una piccola parte».

Per essere ancora più autosufficiente, Marco si è comprato due rampe in carbonio amovibili che porta sempre con sé nel retro della carrozzina. «Spesso non posso andare alle feste con gli amici – racconta – perché non ho mezzi per arrivare sul posto. Quasi sempre i tassisti [motoscafi taxi, N.d.R.]  non mi caricano, perché dicono che la carrozzina pesa troppo. Eppure voglio vivere qui, ho la mia famiglia e i miei amici. Sono nato in Veneto. La mia vita è qui».
E per cercare di risolvere il problema con la sua famiglia, Marco si è anche “costruito” una barca che gli permetta di spostarsi nella città. (Simone Fanti)

La presente nota è già apparsa in InVisibili, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Mi laureo in Giapponese… nonostante i ponti inaccessibili di Venezia”) e viene qui ripresa per gentile concessione, con alcuni minimi riadattamenti al diverso contenitore.

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