Prima di raccontare la situazione che sto vivendo e che rischia seriamente di ostacolare il mio percorso di studi, credo sia opportuno ricordare innanzitutto un paio di articoli della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che anche l’Olanda ha ratificato da quasi due anni (14 giugno 2016). Penso innanzitutto all’articolo 24 (Educazione), ove al comma 3c si chiede agli Stati che hanno ratificato il trattato di «garantire che le persone cieche […] ricevano un’istruzione impartita nei linguaggi, nelle modalità e con i mezzi di comunicazione più adeguati per ciascuno». Ma penso anche all’articolo 30 (Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport), ove al primo comma si scrive: «Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale e adottano tutte le misure adeguate a garantire che le persone con disabilità: (a) abbiano accesso ai prodotti culturali in formati accessibili».
Vorrei poi ricordare anche il Trattato di Marrakech, che risale ormai al 2013, e che riguarda la circolazione e la diffusione di libri, periodici e altri materiali di lettura accessibili.
Quanto premesso credo sia utile a far capire perché chi scrive – persona con disabilità visiva – stia vivendo una situazione di diritti negati, nell’àmbito del Master in Diritto Europeo e Internazionale, con specializzazione in Diritti Umani e Migrazione, che sto cercando di completare presso l’Università Radboud di Nijmegen, una delle più note d’Olanda.
Per scrivere la tesi, infatti, ho la necessità di leggere cinque libri, che però mi vengono resi disponibili solo su carta. Ho dunque impiegato molto tempo a scansionarli, ma ho potuto renderli, purtroppo, solo in formato .pdf immagine, non leggibile tramite lo screen reader con sintesi vocale che utilizzo. Non disponendo quindi del programma necessario a trasformare il tutto in formato .pdf testo, l’ho chiesto al servizio di supporto dell’Università, che però mi ha risposto negativamente («Per loro è troppo lavoro…»).
Se non riuscirò dunque a leggere quei libri, difficilmente potrò completare la tesi. Forse mi salverà un amico non vedente, esperto di informatica, ma resta pienamente la sensazione di essere stata vittima di una discriminazione, non certo superata nemmeno contattando direttamente gli editori di quei testi: uno solo di loro, infatti, si è dichiarato disponibile a inviarmi il volume in formato leggibile tramite lo screen reader. Gli altri, invece, mi hanno risposto che essi definiscono i vari accordi di licenza e di cessione dei libri solo con organizzazioni e non con singoli cittadini. A questo punto, quindi, il circolo è chiuso perfettamente: a provvedere all’acquisto, infatti, avrebbe dovuto essere la stessa Università, che mi ha detto di non essere interessata a farlo!