Esattamente quattordici anni fa, ovvero il 12 aprile 2004, veniva approvata dal Parlamento Europeo la Dichiarazione Scritta dei Diritti delle Persone Sordocieche, documento che riconosceva la sordocecità quale disabilità distinta e specifica e che invitava gli Stati Membri dell’Unione Europea a recepirla come tale.
Ciò ha portato, sei anni dopo, all’approvazione nel nostro Paese della Legge 107/10 (Misure per il riconoscimento dei diritti alle persone sordocieche), la quale al primo articolo recita così: «La presente legge è finalizzata al riconoscimento della sordocecità come disabilità specifica unica, sulla base degli indirizzi contenuti nella dichiarazione scritta sui diritti delle persone sordocieche dal Parlamento europeo, del 12 aprile 2004».
«Dopo questa iniziale premessa – sottolinea però Angelo Costantino Sartoris, promotore del Gruppo Sordocecità per la modifica della Legge 107/10 – la Legge stessa (articolo 2, comma 1) si ricollega immediatamente alla normativa vigente in merito a sordità e cecità, ovvero alla Legge 381/70 (articolo 1, comma 2) e alla Legge 95/06 (articolo 1, comma), ove viene scritto che “si considera sordo il minorato sensoriale dell’udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l’età evolutiva che gli abbia compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da cause di guerra, di lavoro o di servizio”. Ricollegandosi dunque alle normative già vigenti in Italia, la Legge 107/10 non recepisce realmente la Dichiarazione Scritta del Parlamento Europeo, giacché in essa si definisce sordocieco chiunque abbia una minorazione parziale o totale di entrambi i sensi a prescindere dall’età in cui è subentrata la minorazione dell’udito. Inoltre, sempre la Legge 107/10, facendo riferimento alle due singole minorazioni (vista e udito), non riconosce la sordocecità come disabilità “unica e specifica”».
«La conseguenza – prosegue Sartoris – è che in Italia chi diventa sordocieco per qualunque causa oltre l’età evolutiva (12 anni), non è considerato tale, cosicché le persone con queste patologie si trovano a non poter più leggere il labiale attraverso il quale chi è sordo riesce a comunicare e a relazionarsi con gli altri, e non riescono nemmeno a vedere i movimenti dell’interlocutore, nel caso abbiano imparato ad utilizzare la Lingua dei Segni. Sono altresì maggiori le loro difficoltà nella mobilità, dal momento in cui non possono avere il supporto del senso dell’udito, come accade a chi è soltanto cieco o ipovedente». «E quindi – conclude – in Italia tante persone sordocieche vivono nel completo isolamento, non avendo alcun riconoscimento legale e non potendo godere delle tutele delle persone sordocieche, così come previsto dalla comunità europea. Tutele come la possibilità di una riabilitazione con ausili di nuova generazione, la formazione permanente, la possibilità di lavorare e di far parte della vita sociale».
Per tutte queste motivazioni e con l’obiettivo di dimostrare l’incongruenza della Legge 107/10, di cui viene ritenuta quanto mai necessaria una modifica, il Gruppo promosso da Sartoris – composto da persone che condividono la sordocecità – ha indetto per il pomeriggio di domani, 13 aprile, una manifestazione a Roma, in Piazza Montecitorio, con «la speranza, attraverso tale iniziativa, di far sentire la propria voce e di trovare riscontro sia presso gli organi d’informazione che tra le Autorità competenti». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Angelo Costantino Sartoris (ancosart@libero.it).
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