Sono rimasto colpito dalla notizia riguardante una vicenda del 6 aprile scorso, accaduta al Cinema Garibaldi di Carrara, davanti a una platea di studenti delle scuole superiori, durante un incontro dedicato agli incidenti sul lavoro, alla disabilità e allo sport praticato dalle persone con disabilità.
Gli organizzatori [l’ANMIL locale, N.d.R.] avevano pianificato di concludere l’incontro stesso anche con un accenno alla sessualità delle persone con disabilità, proiettando il cortometraggio Senza… peccato del regista piacentino Marco Toscani, presente in sala. Un argomento complesso, ma che fino ad ora non era ancora incappato nella scure della censura. E invece, in tale occasione, tre insegnanti non solo hanno vietato la proiezione del corto, ma anche il fatto stesso di parlare di sessualità.
Mi sono quindi dato da fare per vedere il corto di Toscani, e se dicessi che l’ho trovato solo bello, rischierei di cadere nella banalità della retorica. Ho trovato infatti le inquadrature fantastiche, soprattutto quando il protagonista, Daniele Ciolli, incontra due ragazze. Lui non parla, ma va all’essenza, che non è un’essenza alla ricerca del sesso e del piacere, ma è l’essenza di un incontro, se mi si permette, che va oltre ogni peccato.
Ecco cosa vuole dire il regista con il titolo stesso del suo cortometraggio: non ci può essere alcun peccato nell’incontro, nella relazione, ancor meno in uno sguardo. Dalle prime inquadrature, dove la mela cade, quella mela ci vuole riportare ad Adamo ed Eva, che anch’essi non hanno commesso alcun peccato, ma hanno solo desiderato superare ogni limite umano, come qui accade al protagonista, che vuole vivere, nel suo essere persona con disabilità, il proprio sogno. E il suo desiderio non scaturisce da un film pornografico, ma dallo sguardo delicato di due innamorati che si baciano, da un mondo affettivo fatto di relazione e di amore.
È proprio qui, infatti, che in Ciolli scatta il desiderio di superare il proprio limite e di inoltrarsi nell’avventura di una notte, così come iniziano in una notte tutti i grandi viaggi della storia, “nella notte dei tempi”, “nella notte dei desideri”, e nella notte in cui appunto vivere un sogno.
Come dicevo, quel sogno, quel desiderio, è l’incontro, è l’altro. Ma la realtà è sempre dura, e cruda, e fatta di mille impedimenti. La carrozzina elettronica si ferma, non c’è più speranza, ogni sogno si frantuma, il buio della telecamera ci porta a dire che “tutto è finito”. E invece proprio qui emerge la genialità di Toscani: le luci della carrozzina si spengono, ma le luci di un’auto si accendono. Sono le luci dell’auto della ragazza che ha finito il suo lavoro, che deve ritornare a casa, che deve continuare la sua vita, ma che intravede un ragazzo in carrozzina; e lei prosegue, e in questa inquadratura fondamentale si vede il viso disperato di lui e le luci sfocate della macchina di lei.
Allora mi sono chiesto: ma cosa avranno visto quegli insegnanti di così scabroso in Senza… peccato, tanto da vietarne la visione ai ragazzi delle scuole superiori? Quale può essere il problema nel far vedere un uomo in carrozzina che ricerca il piacere del sesso?
E se invece di attuare censure come questa, la scuola tornasse a educare i ragazzi su come vivere i sentimenti e le passioni, attraverso la letteratura, la poesia e la mitologia, non sarebbe questo il modo migliore per poter interpretare il desiderio di amare e di essere amati, da parte di persone come il protagonista di Senza… peccato?