Il DEF 2018, approvato ieri, 26 aprile, dal Governo [Documento di Economia e Finanza, N.d.R.], pur non contenendo impegni programmatici per il futuro, che spetteranno al nuovo Esecutivo, ma soltanto previsioni di spesa, ci preoccupa e ci rattrista per quanto riguarda la Sanità: la previsione del rapporto tra spesa sanitaria e Prodotto Interno Lordo (PIL) presenta infatti un profilo crescente soltanto a partire dal 2022.
Questo dato è una chiara rappresentazione dell’incapacità della “politica” di aumentare le risorse da investire nella Sanità e nella Salute dei cittadini: settori che, a quanto pare, non si ritengono meritevoli neppure di un mero allineamento con le previsioni di crescita del PIL.
Ci felicitiamo ovviamente di questa crescita economica, che porta finalmente a credere che l’Italia sia uscita dalla peggiore crisi del dopoguerra. Apprezziamo che, anche quest’anno, il Governo abbia prestato particolare attenzione e sensibilità rispetto all’analisi degli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES), che, per quanto riguarda la salute, non fanno che ribadire la situazione di deficit delle Regioni del Mezzogiorno in termini di aspettativa di vita in buona salute, di obesità, e anche per ricchezza, occupazione, istruzione. Proprio su queste premesse ci saremmo aspettati un aumento del Fondo Sanitario Nazionale.
Un Paese che, pur in crescita, non investe sulla Salute e sul Benessere dei suoi cittadini, di tutti i suoi cittadini, calmierando le disuguaglianze, è un Paese il cui sviluppo è solo illusorio e di facciata. È un Paese che non può produrre risorse se non nell’immediato; può generare un momentaneo aumento dei consumi, ma non una vera crescita sostenibile e virtuosa: è la Salute la vera ricchezza del Paese.
In un’ottica di questo genere, il nostro Servizio Sanitario Nazionale, così come lo conosciamo oggi, equo, sostenibile, solidale, non reggerà e dovremo trovare soluzioni alternative: non vogliamo pensare che questo sia il progetto della politica, in qualunque assemblamento sarà chiamata a governare.
Non può esserci Crescita senza Salute. I quarant’anni anni dall’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale avrebbero meritato un DEF decisamente di rottura e cambio di rotta delle politiche di investimento per la Salute dei cittadini e per la Sanità Pubblica. Purtroppo, invece, ancora una volta si assiste a un’invarianza al ribasso.
Eppure le aspettative e i bisogni di salute dei cittadini si modificano, aumentano, non trovando purtroppo coerenza nelle risposte da parte delle Istituzioni. Un esempio su tutti. I nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono stati approvati da tempo [Decreto del Presidente del Consiglio del 12 gennaio 2017, N.d.R.], basandosi su un accordo tra lo Stato e le Regioni che richiamava l’indispensabilita di 115 miliardi per il 2018, al fine di garantire la loro concreta e uniforme attuazione. Siamo nel 2018 e possiamo contare su 113,4 miliardi, circa un miliardo e mezzo in meno rispetto a quanto servirebbe. L’effetto? I nuovi LEA, per una buona parte, sono ancora un lontano miraggio per i cittadini e caratterizzati da forti disuguaglianze.
Chiediamo quindi al Governo che verrà di tornare a investire sulla Salute e sul Benessere dei suoi cittadini, stanziando risorse che torneranno indietro moltiplicate in termini di benessere sociale. Ci aspettiamo altresì, da parte delle Regioni, una più equa distribuzione del Fondo Sanitario Nazionale, che tenga conto anche degli indici di deprivazione e non solo di parametri demografici.
Rispettivamente presidente della FNOMCEO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) e coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva.
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