«Il progressivo impoverimento delle persone con disabilità rende urgente un autentico salto di paradigma in merito al nostro welfare, per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” che limitano i loro diritti di libertà e di eguaglianza, e non rispettano l’articolo 3 della nostra Costituzione. Non chiediamo politiche risarcitorie, ma inclusive, e ribadiamo la necessità di un salto culturale decisivo, nel quale siamo e saremo sempre impegnati, a livello nazionale e nelle Sezioni territoriali»: sono questi alcuni dei principali passaggi della mozione conclusiva approvata all’Assemblea dei Delegati dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili), svoltasi a Roma il 2 e 3 giugno.
Nata nel 1957 come Associazione Nazionale Invalidi per Esiti di Poliomielite, nel 1999 – pur mantenendo il proprio acronimo come ragione di profonda radice, contrassegnata dall’attività di una figura come quella di Gianni Selleri, che ne fu presidente per oltre quarant’anni, e delle persone con poliomielite che si battono da sempre per tutte le persone con disabilità – l’ANIEP divenne Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati, fino a trasformarsi ulteriormente, nel 2013, in Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili.
Non sono invece mai cambiati gli obiettivi, per questa organizzazione da sempre aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che, come ha spesso avuto occasione di ribadire l’attuale presidente Lia Fabbri, «forte proprio del pensiero di Gianni Selleri, ha scelto da tanto tempo di non rivolgersi ad un’unica patologia, ma all’affermazione della cultura dei diritti, così difficile e diversa da Regione a Regione».
Ben volentieri, qui di seguito, diamo spazio al testo integrale della citata mozione assembleare. (S.B.)
Il progressivo impoverimento delle persone con disabilità rende urgente un autentico salto di paradigma in merito al nostro welfare, per «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale» che limitano i loro diritti di libertà e di eguaglianza, e non rispettano l’articolo 3 della nostra Costituzione.
Il nuovo Governo presenta il Ministero della Famiglia e delle Disabilità, e si attende con grande attenzione il contenuto di questo Dicastero senza portafoglio. Nel programma presentato fino a pochi giorni fa, era presente un Ministero delle Disabilità su cui tutto il nostro Associazionismo ha posto l’accento, in quanto indice di separatezza lontana dall’inclusione e con un programma nel quale errori e lacune sono fin troppo evidenti.
La scorsa Legislatura ha portato norme importanti per dare concretezza ai valori della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, persone e famiglie che nel nostro Paese vivono disagi elevati e ingiusti per il permanere di ostacoli e inadempienze, ma la situazione politica degli ultimi mesi ha determinato una lunga stasi nei processi necessari alla loro attuazione.
In particolare l’ANIEP segnala:
° il Secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 12 dicembre 2017, che racchiude temi basilari discussi ed elaborati nell’ambito dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità: dalla revisione dei criteri per il riconoscimento della disabilità ai diritti fondamentali connessi alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla mobilità, alla cooperazione internazionale;
° i Decreti Legislativi 66/17 e 59/17, attuativi della Legge 13 luglio 2015, n. 107 (cosiddetta La Buona Scuola), sull’inclusione degli alunni con disabilità e sulle nuove modalità di formazione e arruolamento anche dei docenti specializzati;
° le Linee Guida per l’inclusione lavorativa (previste da ben due anni). Oltre all’adozione di criteri e strumenti di monitoraggio e della previsione di un responsabile dei processi di inserimento delle persone con disabilità presso le Amministrazioni Pubbliche con più di 200 dipendenti, il Decreto Legislativo 25 maggio 2017, n. 75 (articolo 10) prevede la Consulta Nazionale per l’Integrazione in Ambiente di Lavoro delle Persone con Disabilità, ora costituita come da Gazzetta Ufficiale del 3 aprile scorso;
° Il Decreto del Presidente del Consiglio del 24 novembre 2017, il primo importante intervento contro le discriminazioni plurime di genere di cui soffrono le donne con disabilità, sulle linee che emergono dal Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea (Budapest 2011).
L’ANIEP, che fa parte della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) non chiede politiche risarcitorie ma inclusive, sottolineando la necessità di apprestare il Terzo programma di Azione biennale per la promozione dei diritti delle persone con disabilità e di contrastare le differenze regionali, che ad oggi vanificano gli stessi Livelli Essenziali di Assistenza Sanitari e Sociali.
Chiede inoltre alle forze politiche di chiudere le strutture segreganti, di offrire sostegno e servizi per la Vita Indipendente e per le iniziative rivolte al grande tema affrontato dalla cosiddetta Legge sul “Dopo di Noi” [Legge 112/16, N.d.R.], di tutelare l’attività dei caregiver familiari, di aumentare le provvidenze economiche e il Fondo per i Non Autosufficienti, di portare a compimento al più presto la Riforma del Terzo Settore, fondamentale per le persone con disabilità.
Ma ben oltre le buone leggi bisogna osservare che ad oggi la distanza fra le norme e i fatti permane purtroppo immensa e a fronte dell’attuale situazione di attesa e delle inquietudini che il momento impone, l’ANIEP ribadisce la necessità di un salto culturale decisivo, nel quale è e sarà sempre più impegnata, a livello nazionale e nelle Sezioni territoriali.
Segregazione e discriminazione sono i nemici da vincere per superare un ritardo culturale evidente e gravissimo. Un percorso difficile che si deve affrontare e sostenere in ogni momento di formazione della cittadinanza. Dalle famiglie alle scuole di ogni ordine e grado, questo tema deve permeare le nuove generazioni, come programma di Educazione civica da reinserire al più presto, un tema che deve però essere sostenuto anche da controlli e sanzioni più severe, appropriate per combattere ignoranza, ostilità e indifferenza.