«160 è il punteggio necessario per considerare una Regione “adempiente” nell’erogazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), cioè di quei servizi e prestazioni sanitarie che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. In tal senso, la Calabria e la Campania sono le Regioni che per il 2016 il Ministero della Salute ha valuta provvisoriamente come “inadempienti” rispetto alla capacità di garantire ai cittadini i LEA»: lo si legge in una nota diffusa dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, riferita ai dati ancora provvisori del monitoraggio dei LEA 2016 da parte del Ministero della Salute, contenuti nel Rapporto 2018 sul coordinamento della finanza pubblica, prodotto in luglio dalla Corte dei Conti. I dati definitivi saranno presto pubblicati dallo stesso Ministero della Salute.
«Sicilia, Molise e Puglia – si legge ancora nella nota – erano state considerate nel 2015 tutte Regioni “inadempienti”, mentre nel 2016 risultano “adempienti”, con punteggi pari rispettivamente di 163, 164 e 169».
«Se da una parte la riduzione da cinque a due delle Regioni considerate “inadempienti” rappresenta una buona notizia per i cittadini – commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva – dall’altra ci preoccupa il dato della Campania e ancora di più quello in calo della Calabria. Dai Piani di Rientro dal debito sanitario è necessario passare sempre di più a Piani di Rientro nei diritti dei cittadini in tutte le Regioni. Non più, dunque, solo equilibrio di bilancio, ma soprattutto servizi accessibili, sicuri e di qualità in tutto il Paese».
«La forbice che ancora c’è tra le Regioni – prosegue Aceti -, anche tra quelle “adempienti”, è inaccettabile e conferma ancora una volta le profonde disuguaglianze presenti nel nostro Servizio Sanitario Pubblico e soprattutto la necessità e l’urgenza di una forte strategia unitaria per il loro contrasto. Per questo è indispensabile rafforzare molto e subito il ruolo del Ministero della Salute nell’attività di coordinamento, verifica sostanziale e intervento nei confronti delle Regioni, quando i LEA non sono garantiti. Bene, quindi, la proposta del Ministro della Salute di rivedere i criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale tra le Regioni, ma non è sufficiente. Chiediamo infatti che si rafforzi il sistema di monitoraggio dei LEA, a partire dalla sua capacità di fornire dati più attuali, evitando un “ritardo” di due anni, perché non è pensabile continuare a considerare “adempienti” Regioni che hanno tempi per l’arrivo del mezzo di soccorso sul posto superiori a 18 minuti, o con un servizio di elisoccorso attivo solo di giorno».
«Chiediamo inoltre – aggiunge ancora il Coordinatore del Tribunale per i Diritti del Malato -, di introdurre nel Comitato Nazionale LEA, che è l’organo preposto a valutare le Regioni, anche i rappresentati delle organizzazioni civiche. Il nuovo Sistema Nazionale di Garanzia dei LEA non è ancora sufficiente, deve essere rafforzato capitalizzando di più e meglio i dati del Programma Nazionale Esiti, misurando meglio ciò che accade sulle liste di attesa e l’attuazione del prossimo Piano Nazionale, verificare lo stato di applicazione del Piano Nazionale della Cronicità, nonché monitorare il livello di accesso alla vera innovazione, solo per fare alcuni esempi. Infine, chiediamo che i nuovi LEA diventino effettivamente accessibili attraverso lo sblocco del Decreto Tariffe e anche attraverso un rilancio del finanziamento del Servizio Sanitario Pubblico, a partire dalla prossima Legge di Bilancio».
Proprio sul tema delle disuguaglianze tra le Regioni italiane, Cittadinanzattiva ha lanciato da qualche tempo la campagna denominata La salute è uguale per tutti, volta a promuovere una riforma costituzionale che sia di soluzione alle enormi disparità territoriali, sia di accesso che di offerta. (S.B.)
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