Gaelynn Lea è una musicista, suona il violino da due decenni. Nel 2016 lei e il marito Paul hanno venduto la loro casa nel Minnesota del Nord (USA), hanno comprato un furgone Ford Econoline usato e da allora hanno macinato quasi centomila miglia sulle strade degli Stati Uniti e non solo. Gaelynn si è esibita in più di duecentocinquanta spettacoli, ha suonato nei bar e nelle scuole, in festival artistici in Islanda e Svizzera, ha calcato palcoscenici rinomati come il Music City Roots di Nashville.
Questa, però, non è soltanto l’avventura on the road di una coppia “vagabonda”, è una storia che abbatte le barriere e porta con sé un messaggio di consapevolezza legato alla disabilità.
Gaelynn Lea, infatti, è affetta da osteogenesi imperfetta, malattia genetica che provoca la diminuzione della massa ossea con conseguente predisposizione alle fratture. È piccola di statura e minuta, non può muoversi liberamente, ha quindi fatto di necessità virtù, sviluppando una tecnica personalissima per suonare il violino, adatta alla sua struttura fisica: arriva sul palco sulla sedia a rotelle elettrica, posa lo strumento davanti a sé nello stile di una violoncellista, lo tiene fermo con il piede in modo che non scivoli, e lo suona tenendo l’archetto in modo da colpire prima le corde inferiori e successivamente la corda più alta, proprio come si fa con un violoncello.
Questo sistema, unito alla voce di Gaelynn e al pedale loop per sovrapporre più effetti e strati musicali, crea un suono unico che raramente si è sentito uscire da un violino, è come se qualcosa gemendo e scricchiolando saltasse fuori dalla cassa di legno dello strumento e venisse a raccontarci la natura contrastante dell’esistenza. Sono note introspettive, che prendono le mosse dalla formazione di Gaelynn, radicata nella musica classica, celtica e folk.
Appassionatasi al pentagramma quand’era bambina, una delle sue prime insegnanti la incoraggiò dopo che la vide ottenere un punteggio perfetto in un test scolastico di ascolto musicale. A diciott’anni ha iniziato a studiare i tradizionali brani per violino e nel periodo universitario ha frequentato vari musicisti folk e rock del Minnesota, sviluppando uno stile di improvvisazione tutto suo e cominciando a dilettarsi nella scrittura di canzoni.
L’album di debutto da solista è uscito nel 2015, All the Roads that Lead Us Home, un omaggio ai pezzi tradizionali per violino. L’anno della svolta è stato il 2016, quando si è classificata al primo posto nel Tiny Desk Contest di NPR Music, un concorso nel quale possono presentare le loro canzoni originali i musicisti degli Stati Uniti. Nello specifico, l’edizione del 2016 ha visto oltre seimilacento contributi, e quello di Gaelynn Lea ha incontrato l’unanime accordo dei sei giudici.
La canzone che ha eseguito, Someday We’ll Linger in the Sun, la sua voce eterea e la musica che è una sperimentazione sul violino, hanno commosso tutti i presenti. «Non c’era quasi un occhio secco», ha dichiarato il presentatore.
Dopo quella vittoria, Gaelynn ha raggiunto una notorietà nazionale, un’occasione da cogliere al volo per portare in giro per il Paese le sue composizioni, accompagnate dall’ottimismo che la contraddistingue. Da allora non si è fermata un attimo. I suoi spettacoli sono performance autoironiche e divertenti, tra una canzone e l’altra intrattiene il pubblico con aneddoti umoristici, la ragazza sul palco ha una simpatia disarmante che mette a proprio agio le persone.
Laureata in Scienze Politiche, prima di dedicarsi interamente alla musica, voleva diventare un difensore dei diritti delle persone con disabilità. Ce l’ha fatta comunque, seguendo una strada alternativa che passa dalle sette note. Anche questo è il potere della musica, quando viene usata con intelligenza e naturalezza come piattaforma per promuovere un cambiamento sociale positivo.
Il compito che mi sono assunta è quello di raccontarvi la sua storia, ma arrivati a questo punto ogni altro commento sarebbe superfluo. Cercate Gaelynn Lea su YouTube come ho fatto io (ad esempio a questo link) e lasciatevi trasportare dal suo talento.