«Non esiste ironia nei confronti della disabilità, non ci può essere satira sulle condizioni di patologia. Questo è un principio generale, di buon senso e soprattutto di rispetto. C’è troppo dolore, vera sofferenza, dentro la vita di tanti di noi. C’è troppo bisogno di risposte, soluzioni, per vivere meglio, senza inopportune ironie»: certo, sono indubbiamente confortanti le parole di Vincenzo Zoccano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Delega a Famiglia e Disabilità, commentando le parole pronunciate domenica scorsa al Circo Massimo di Roma da Beppe Grillo, durante la kermesse Italia a 5 stelle. Parole rispetto alle quali Zoccano ha dichiarato di sentirsi «deluso».
E tuttavia, quelle frasi pronunciate da Grillo («Chi siamo? Siamo pieni di malattie nevrotiche, siamo pieni di autistici, l’autismo è la malattia del secolo. L’autismo non lo riconosci, per esempio è la sindrome di Aspenghen [sic]. C’è pieno di questi filosofi in televisione che hanno la sindrome di Asperger. È quella sindrome di quelli che parlano in un modo e non capiscono che l’altro non sta capendo. E vanno avanti e fanno magari esempi che non c’entrano un ca… con quello che stanno dicendo, hanno quel tono sempre uguale. C’è pieno di psicopatici»), sulle quali ieri, come avevamo riferito, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) aveva espresso una dura presa di posizione, continuano a suscitare indignate reazioni.
Tra le prime ricevute in redazione vi è quella di Stefania Stellino, presidente dell’ANGSA Lazio (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), che «insieme a tutte le famiglie e le persone nello spettro dell’autismo della nostra Associazione», si dichiara «sconcertata dalle parole di Beppe Grillo, che sembra avere reindossato i panni da comico, per altro in un luogo consono, un “Circo”, facendo ridere e scaldare le mani a centinaia di persone, trascinate dal suo eloquio più che dal significato e dal contenuto del suo discorso. Ed è proprio su queste che vorremmo soffermarci e ci siamo concessi 24 ore di decantazione per farlo».
«Le persone, quelle presenti al “Circo” e quante si stanno schierando a favore – prosegue Stellino – ci fanno capire come ancora ci sia molta, forse troppa, strada da percorrere perché effettivamente si possa parlare dell’Italia come di un Paese civile. Usare un disturbo e/o una condizione (perché di questo stiamo parlando) come l’autismo, per dileggiare, insultare o etichettare una persona che la pensa in maniera diversa, lo riteniamo sbagliato, soprattutto se utilizzato per fomentare la trans agonale di quanti si sono divertiti ad ascoltare senza dissentire. Colpa anche nostra a questo punto: l’ANGSA Lazio, infatti, investe risorse umane ed economiche da anni per sensibilizzare sul tema dell’autismo, per creare la cultura dell’autismo. Quindi dovremmo metterci in discussione anche noi. O facciamo troppo poco o lo facciamo male. Dobbiamo sicuramente fare di più: chiederemo al Governo di farci fare di più, di permetterci di spiegare in Senato e in Parlamento e in una piazza gremita cosa sia l’autismo veramente, perché non se ne parli più a sproposito. Non vogliamo scuse (inutili!), ci basterebbe questo impegno».
«Ecco – conclude la Presidente dell’ANGSA Lazio -, questo è il nostro “bicchiere mezzo pieno”: stiamo parlando da due giorni di autismo, è la parola più googlelata e tweettata in queste ore. Ma parliamone in maniera corretta. Intanto ricordiamo che le persone nello spettro dell’autismo non sono dei “malati”, come ancora ieri alcune testate giornalistiche hanno titolato, non sono solo “bambini”, come qualcuno si è limitato a dire. No, sono Persone, Persone che vivono un disturbo, nei casi più gravi e con compromissione intellettiva o una condizione di neurodiversità nei casi di minore necessità di supporto. Sono Persone, Cittadini con gli stessi diritti di tutti gli altri e meritevoli dello stesso rispetto. Persone con gli stessi sentimenti, emozioni, pulsioni. E sicuramente la parola “autistico” non rappresenta e non deve rappresentare un insulto!».
Dal canto suo, Lia Fabbri, presidente nazionale dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili), stigmatizza duramente in una nota «l’ignoranza e il pregiudizio dimostrati e divulgati recentemente contro persone disabili dal signor Beppe Grillo dal palco del Circo Massimo a Roma. Il signor Grillo, comico e ispiratore di un movimento politico oggi forza di governo, potrebbe invece suggerire ai suoi amici qualche ruolo credibile per quel fantomatico Ministero per le Disabilità che non si capisce a chi serva effettivamente e quanto costi ai cittadini che tanto gli stanno a cuore (naturalmente non quelli autistici!). Piacere alla folla che applaude e ride è un’aspirazione vergognosa quando si raggiunge contro persone che meritano tutti i diritti costituzionali assicurati agli altri, primo fra tutti il rispetto, e la dice lunga su chi cerca quegli applausi ed anche su chi li fa».
A condividere infine senza riserva alcuna la posizione espressa ieri dalla FISH, sono l’ANFFAS Torino (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e l’ANFFAS Piemonte, per le quali Giancarlo D’Errico, rispettivamente direttore della prima e presidente della seconda, aggiunge: «La nostra Associazione, che da sessant’anni si occupa delle persone con disabilità e opera su tutti i territori del Piemonte, si interroga se i modi e i termini usati da Beppe Grillo per dileggiare gli avversari e “far ridere il popolo” siano condivisi anche dai nostri esponenti locali del Movimento: ci attendiamo pertanto una chiara presa di posizione, a partire da quella della sindaca di Torino Chiara Appendino. E ovviamente anche una non risposta è una risposta…». (S.B.)
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