Presentato anche su queste pagine, si è svolto un paio di settimane fa a Roma un convegno nazionale sul tema La Governance dell’inclusione, organizzato dal CTS (Centro Territoriale di Supporto) dell’Istituto De Amicis-Cattaneo di Roma, in collaborazione con il Laboratorio di Ricerca per lo Sviluppo dell’Inclusione Scolastica e Sociale (Dipartimento di Scienza della Formazione) dell’Università Roma TRE, il GLII (Gruppo di Lavoro Interscolastico per l’Inclusione), il CTS dell’Istituto Leonori di Roma e il CTS dell’Istituto Baffi di Fiumicino (Roma).
L’impianto dell’evento verteva sulla necessità, già più volte emersa negli ultimi anni, di permettere ai Dirigenti Scolastici di confrontarsi tra colleghi, con l’ausilio dei maggiori esperti del momento, sulle molteplici emergenze che pur sempre caratterizzano la scuola, sulle nuove normative che ancora non sono messe a regime, oltreché sulla necessità di riaffermare il proprio ruolo prioritariamente pedagogico.
La partecipazione molto ampia ha visto numerosi Dirigenti Scolastici arrivare da diverse Regioni italiane, insieme a docenti, vicari, coordinatori del sostegno, referenti dei CTS, futuri dirigenti. In altre parole, i deleganti e i delegati, ovvero due facce della stessa medaglia, con le necessità che scaturiscono da istituti enormi e spezzettati sul territorio e le reggenze che portano a una rotazione e ad una precarietà di chi dovrebbe poter seguire con prospettive almeno a medio termine lo sviluppo del proprio istituto.
L’interesse è stato vivace, la partecipazione attiva, gli interventi dei i relatori puntuali e ricchi di spunti su cui riflettere e confrontarsi.
Il ruolo pedagogico del Dirigente, ad esempio, è stato più volte sottolineato da Lucia Cajola Chiappetta, prorettrice vicaria e delegata del Rettore dell’Università Roma Tre per gli Studenti con Disabilità e DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), da Fabio Bocci e Giovanni Moretti, docenti del Dipartimento di Scienza della Formazione dell’Università Roma Tre e da Pasquale Moliterni, docente dell’Università del Foro Italico di Roma.
Per quanto riguarda invece gli aspetti legati alla necessità di aprirsi al territorio e alle famiglie, sapendo chiedere ed offrire supporto, essi sono stati magistralmente rappresentati dai dirigenti scolastici Giuseppe Fusacchia (IC Rosmini di Roma), Claudia Sabatano (IC Perlasca di Roma), Mario Rusconi (Inclusion Research Center della Link University di Roma) e Patrizia Sciarma (IC Leonori di Acilia, Roma).
Uno sguardo allargato sulla realtà europea, particolarmente arricchente e ricco di aperture verso un futuro condivisibile, è venuto quindi dal dirigente scolastico della Scuola per l’Europa di Parma Carlo Cipollone, mentre le Istituzioni, nella figura di Raffaele Ciambrone, dirigente ministeriale, e Riccardo Lancellotti, presidente del GLIR Lazio (Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale), hanno portato la realtà direttiva, organizzativa e amministrativa con cui fare i conti.
E ancora, gli aspetti tecnici della valutazione e dell’autovalutazione e quelli degli ausili informatici open source [“di libero accesso”, N.d.R.] sono stati rappresentati rispettivamente da Primarosa Bosio del Gruppo di Lavoro Quadis Brescia e da Lucia Ferlino, ricercatrice dell’Istituto di Tecnologie Didattiche del CNR di Genova, insieme al docente specializzato e formatore Francesco Fusillo.
La prassi normativa e quotidiana è stata invece presentata con estrema chiarezza – nonostante le difficoltà vissute dalla scuola in questo passaggio dalla vecchia alla nuova normativa – da Salvatore Nocera, presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che in tale materia è un vero e proprio punto di riferimento, insieme a Flavio Fogarolo e Giancarlo Onger, da sempre impegnati sul fronte dell’inclusione scolastica e che recentemente hanno anche pubblicato il testo Inclusione scolastica: domande e risposte.
Molto apprezzato, infine, è stato l’intervento del GLII, rappresentato da Maria Rosaria Mallo, già dirigente scolastica e oggi docente di Corsi di Specializzazione all’Università del Foro Italico di Roma, nonché da Maria Teresa Sigari, coordinatrice del GLII stesso, già supervisore della SSIS Lazio (Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario) e formatrice Feuerstein. Insieme hanno evidenziato in particolare l’importanza del lavoro di gruppo all’interno della scuola.
Tra i vari messaggi di ringraziamento ricevuti, per la qualità degli interventi proposti, ci ha colpito in particolare una lettera, ove si scrive: «Buonasera, ho partecipato con piacere al convegno. Gli interventi dei relatori hanno permesso un arricchimento umano prima che formativo. Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di partecipare. Ho avuto notizia dell’evento perché, gironzolando su internet, ero alla ricerca di ispirazione per pianificare un progetto per un bimbo (il nostro fantastico Federico). Per evitare che gli vengano tolte le ore di scuola, insieme alle colleghe stiamo ideando un “progetto di vita” partendo dalla realtà in cui vive (zona tranquilla di periferia). L’obiettivo è renderlo autonomo nel muoversi sul suo territorio (andare all’edicola, andarsi a comprare un gelato…). Non vogliamo lasciare sola la famiglia. Dobbiamo a tutti i costi lavorare in sinergia con TUTTI coloro che possono aiutarci. Mi piacerebbe mantenere dei contatti con voi, inserendo la scuola dove lavoro nella rete di cui avete parlato al convegno. “Sul pianeta terra” sono un’insegnante di scuola primaria (curricolare) che ha la fortuna di lavorare in una situazione ottimale con tutti i colleghi del team e del plesso. “Nel mondo dei sogni realizzabili” sono una persona che non vuole perdere nessuna occasione per vedere crescere i bambini nella serenità che meritano. Dimenticavo… Federico è un meraviglioso bimbo autistico di 9 anni che partecipa a tutte le attività della scuola (parte con i suoi compagni e i suoi insegnanti per i campi scuola di tre giorni da quando aveva 5 anni). Tutto ciò che ho appreso nei due giorni del convegno sarà condiviso domani nella programmazione. Grazie e complimenti. Angela Tassi».
Ebbene, da questa lettera si può evincere che la formazione svolta dai CTS (Centri Territoriali di Supporto) è unica. Innanzitutto è gratuita per gli utenti e anche in casi come quello del recente convegno, succede spesso che i relatori offrano il loro contributo gratuitamente, creando un clima di partecipazione e condivisione particolare. Ecco perché l’insegnante scrive nella lettera di avere ricevuto prima di tutto un arricchimento umano!
I CTS con poco riescono a fare molto, sono capaci di creare legami. Dopo una formazione, dopo un convegno rimangono a disposizione per altri servizi: ci si scambiano e-mail, nascono nuove ispirazioni, ci si pongono ulteriori obiettivi da raggiungere insieme e si consolidano perfino delle amicizie!
Numerose sono state le azioni svolte dai CTS negli undici anni della loro esistenza, eccone solo alcune: punto di riferimento per i DSA; sportelli autismo; sportelli cyber bullismo; diffusione dell’open source [“libero accesso”, N.d.R.] per la didattica inclusiva; sviluppo di software e app; corsi di formazione per quasi 100.000 docenti, con una particolare attenzione ai coordinatori del sostegno e ai referenti dell’inclusione; informazione consulenza e comodato d’uso sugli ausili.
Per potere svolgere bene tutte queste azioni, è necessario che finalmente agli operatori venga concesso il semiesonero. In tal senso, sembra che al Ministero stiano rivedendo il Decreto Legislativo 66/17, dove, tra l’altro, sono previsti tre semiesoneri per ciascun GIT (Gruppo per l’Inclusione territoriale), che dovrebbero essere circa 330; pertanto verrebbero concessi all’incirca mille semiesoneri.
Approfittando di questa revisione, chiediamo – con il pieno appoggio delle maggiori Associazioni di settore – che venga riconosciuto il lavoro dei CTS, che se ne attui un potenziamento e che finalmente agli operatori – sovraccaricati dalle richieste di aiuto dei docenti e delle famiglie, nonché dai compiti assegnati dal Ministero – venga concesso, come detto, il semiesonero.
La nostra proposta, nel dettaglio, è quella di concedere il semiesonero agli operatori dei CTS al massimo per un numero totale di 300 semiesoneri (bisogna tener presente infatti che alcuni già ne godono nelle Regioni più illuminate); un semiesonero ad un docente per ciascuna “Scuola Polo” per l’inclusione di àmbito, per un totale di 319 semiesoneri; e infine un semiesonero ai docenti che si occupano di organici (aiutati nel periodo critico dalle Scuole Polo per l’Inclusione), per un totale di 260 semiesoneri. Tali docenti continuerebbero a lavorare presso gli Uffici Scolastici Provinciali e/o gli Uffici Scolastici Regionali.
Riteniamo che questa nostra proposta non solo sarebbe più funzionale e utile a migliorare la qualità dell’inclusione, ma, a conti fatti, farebbe risparmiare allo Stato un bel po’ di risorse economiche, attivando circa 100 semiesoneri in meno.
Sarebbe per altro grave che il nuovo Ministro e il Sottosegretario delegato all’Inclusione ripetessero l’errore incomprensibile dei loro ultimi predecessori: non valorizzare cioè i CTS, snodi importanti per la governance dell’inclusione.