Scriveva Apuleio: Ars aemula naturae… Se però è vero che l’arte emula la natura, è pur vero che, perché ciò accada, vi è una mente capace di farlo e cioè vi è un occhio che sa guardare alla natura stessa.
Qualche secolo prima Platone aveva affermato che «la pianta è copia dell’idea di piantità» e che pertanto l’arte fosse di fatto una brutta copia della copia. Noi, però, siamo convinti che un conto sia l’idea e un’altra cosa la pianta; di qui il concetto secondo cui noi oggi non stiamo parlando di moltiplicazione o di duplicazione ma di “sostanza”.
In riferimento all’articolo dell’amico Nocera, pubblicato su queste stesse pagine, con il titolo Non moltiplicare le cose, se non ve n’è necessità!, desidero precisare la posizione dell’UICI (Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), riguardo non tanto alla moltiplicazione delle figure assolutamente da evitarsi in ogni caso e che dunque condivido pienamente, ma sulla necessità di stabilire una volta per tutte che, accanto all’alunno/studente in condizioni di cecità assoluta o ipovisione, dev’esserci una figura con competenze specifiche attinenti alle scienze tiflologiche, ferma restando la presenza dell’insegnante sul sostegno didattico.
Ciò non vuol dire una moltiplicazione né una duplicazione, ma l’istituzione di un “percorso formativo universitario”, atto a definire in uscita la figura professionale quale l’Educatore Tilologico. Significa cioè descrivere un curricolo nel quale è previsto un percorso formativo afferente le conoscenze nelle aree delle Tiflotecnologie, delle Didattiche, ivi compresa quella concernente la letto-scrittura del Codice Braille, e le Scienze Tifloinformatiche.
In un mio precedente articolo pubblicato anch’esso da «Superando.it», di cui propongo la rilettura in questo stesso scritto, precisavo come la figura generica dell’assistente alla comunicazione non risponda coerentemente alla professionalità e alle didattiche specifiche, in modo tale da poter affiancare l’alunno o lo studente in situazione di disabilità visiva.
In questi ultimi tre anni è stato fatto un lavoro che oserei definire “certosino”, sia dal NIS (Network per l’Inclusione Scolastica), che dalla stessa Commissione nazionale Istruzione e Formazione dell’UICI, circa la stesura del profilo professionale dell’Educatore Tiflologico. Tutto questo chi scrive lo ha sintetizzato e fatto rifluire in un percorso che ha prodotto l’importantissima Delibera della Giunta Regionale del Molise n. 439 del 10 settembre 2018, con la quale sono state istituite le due figure professionali dell’Operatore e dell’Educatore Tiflologico di cui riporto qui di seguito uno stralcio concernente la seconda figura: «L’Educatore Tiflologico è un esperto in scienze tiflologiche, dal punto di vista prevalentemente tecnico-educativo, che dispone ed attua il percorso didattico per la conoscenza: del codice di letto-scrittura Braille e, dunque, la sua applicazione in ogni area delle didattiche disciplinari; l’uso appropriato delle tiflotecnologie; degli strumenti per la didattica e di quelli tifloinformatici; degli strumenti utili per acquisire autonomia e padronanza della gestione degli spazi, per il perseguimento del personale successo formativo, sia in campo squisitamente scolastico che in quello professionale, delle persone in situazione di minorazione visiva, siano essi ciechi totali, parziali e ipovedenti gravi (Legge 3 aprile 2001, n. 138 “Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 21 aprile 2001, n.93) anche quando si presenti associata ad altre disabilità cognitive e/o motorie e/o comportamentali».
Desidero sottolineare un’altra considerazione proposta diverse volte in questi ultimi anni da chi scrive e cioè che il comma 3 dell’articolo 13 della Legge 104/92 va aggiornato, specificando che l’assistente alla comunicazione e per l’autonomia oggi assume titoli differenti riguardo al curriculo professionale, attinente al tipo di disabilità cui si riferisce. Dunque non parleremo più di un generico assistente alla comunicazione e per l’autonomia, ma sarà bene citare i titoli professionali, e nel caso dell’alunno/studente in condizione di disabilità visiva, si dovrà parlare appunto di Educatore Tiflologico.
Tornando alla citata Delibera approvata lo scorso anno dalla Regione Molise, essa si può definire come un “evento epocale”, per il valore e la portata culturale che il riconoscimento delle figure professionali di Operatore Tiflologico e di Educatore Tiflologico rappresenta per l’integrazione scolastica dei nostri alunni/studenti in situazione di cecità assoluta, parziale, di ipovisione lieve o grave: il prossimo passo sarà quello di portare le due medesime figure in Conferenza Unificata.
Sino ad oggi, infatti, gli alunni e studenti con disabilità visiva si sono dovuti “accontentare” della figura generica dell’assistente alla comunicazione e per l’autonomia, prevista dall’articolo 13, comma 3 della Legge 104. “Accontentare” nel senso che – mancando un percorso curricolare formativo, che ne definisse ruoli e profilo professionale – gli stessi assistenti alla comunicazione si presentavano frequentemente con i curricola più diversi, raramente attinenti con le necessità specifiche dell’alunno/studente in situazione di disabilità visiva, magari con minorazione aggiuntiva.
Ciò ha comportato sino ad oggi una sorta di “caccia alle conoscenze e alle competenze”, una caccia al tesoro infruttuosa, una vera e propria “lotteria”, dannosa per tutti, ma in particolare per gli alunni/studenti, sinora alla mercé del mercato cooperativistico o di quegli enti che, non avendo obblighi formativi nei confronti di una figura così importante e delicata qual è l’Educatore Tiflologico, hanno adattato alla mansione la figura dell’assistente alla comunicazione e per l’autonomia, alla luce delle molteplici alternative professionali offerte, per l’appunto, dal panorama piuttosto eclettico dei curricola formativi, solitamente riconosciuti per una certa prassi improntata all’empirismo didattico ed educativo convergente sulla stessa figura, sancita dalla Legge 104.
E così, oltre a non rispettare le esigenze educative e tecniche dell’alunno/studente in situazione di disabilità visiva, la scarsa preparazione professionale dell’assistente alla comunicazione (tra l’altro definito spesso con titoli impropri, perché fuorvianti, ma rispondenti a una cultura distorta della sua funzione all’interno del contesto scolastico, ad uso e consumo di una corsa illogica al titolo professionale, a danno, come sempre, degli alunni e degli studenti) ha comportato un uso caotico della professione, sino a determinare una contrattazione illegittima e quanto mai forzata del suo riconoscimento, che in talune occasioni ha rischiato di compromettere lo spirito della legge, che ne ha affermato il ruolo all’interno dei processi di integrazione scolastica.
Finalmente oggi, il riconoscimento dell’Educatore Tiflologico sancisce l’obbligo di istituire percorsi formativi e professionali che tengano conto della specificità del curricolo istitutivo della stessa figura e della funzione di cui è titolare legittimo. Quella Delibera della Regione Molise, infatti, ne riconosce la professione e dunque il ruolo specifico: Esperto in Scienze Tiflologiche.
È del resto da parecchi anni che il Molise promuove iniziative formative, al fine di dimostrare all’opinione pubblica – ma in particolare alle Istituzioni e agli addetti del settore – che per ottenere il rispetto del diritto degli alunni e degli studenti ad accedere all’alfabetizzazione, anche tiflotecnologica, digitale e strumentale, non aveva alcun valore didattico né educativo l’affiancamento di figure professionalmente lontane dalle loro esigenze di persone in situazione di disabilità sensoriale, nel caso specifico di quella visiva. Ma che invece, nel rispetto delle specificità della minorazione visiva, ad affiancare l’alunno/studente ci deve essere una figura professionale con conoscenze e competenze nelle aree della Tiflologia: Tiflotecnica, Tiflodidattica e Informatica. Una professionalità la quale – più che una funzione didattica, spettante esclusivamente al docente per il sostegno e/o curricolare – deve esercitare il ruolo di educatore specificatamente legato alle tiflotecnologie e/o agli strumenti e materiali per lo studio delle discipline.
Anche l’insegnamento del Codice Braille rientra nelle funzioni pedagogiche di quell’alfabetizzazione educativa indispensabile a permettere una reale integrazione dell’alunno/studente; così pure la conoscenza e l’uso delle cartine geografiche, di quelle scientifiche, dei grafici in rilievo o con caratteri ingranditi, per fare qualche esempio.
Per fare ciò e andando contro un pensiero dominante, che vorrebbe una figura omnicomprensiva sulle disabilità sensoriali o addirittura sulle criticità afferenti tutte le disabilità – una sorta di “generalista del sostegno” che, evidentemente, non riesce a soddisfare alcuna specificità, perché si dovrebbe occupare di tutto, ma di fatto non si occupa di nulla – abbiamo creduto sino in fondo alla professionalità dell’Esperto in Scienze Tiflologiche qual è appunto l’Educatore Tiflologico il quale, come ben evidenziato nel suo stesso “titolo professionale”, non vuole essere, né ha mansioni di sostegno alla didattica disciplinare, ma attua e svolge un percorso educativo specificatamente tiflologico per tutto ciò che afferisce la conoscenza e l’uso degli strumenti utili ad acquisire autonomia nello studio disciplinare, con il sostegno della didattica del docente per il sostegno.
Il Consiglio dell’UICI Molise, con il prezioso apporto dell’Università del Molise, dell’IRIFOR Nazionale e Regionale (l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI) e della stessa scuola molisana, ha contribuito all’istituzione di vari percorsi formativi, tra cui i più importanti sono stati il Master Universitario di Primo Livello con sessanta Crediti Formativi Universitari in Typhlology Skilled Educator e l’avvio dell’insegnamento di Tiflologia Teorica e Applicata presso il Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, per il quale sono previsti ben sei Crediti Formativi Universitari e che è stato confermato dal Senato Accademico dell’UNIMOL anche per l’Anno Accademico 2019-2020 [dei due percorsi formativi si legga sulle nostre pagine, rispettivamente a questo e a questo link, N.d.R.].
Il riconoscimento è avvenuto dunque dopo un lungo percorso fatto di insidie e tante diffidenze, spesso tramutatesi in un netto rifiuto a danno degli alunni e degli studenti stessi, i quali si sono visti negare il diritto alla normalità e alla parità.
Il 10 settembre 2018 sarà pertanto ricordato come una “data storica” per una Regione che da oltre un ventennio sta facendo scuola nel campo della Tiflologia e che ha aperto la terza età della ricerca, con studi e seminari volti alla formazione di figure esperte nelle Scienze Tiflologiche, aventi ruoli ben definiti, spendibili a sostegno del diritto allo studio e della socializzazione delle persone cieche assolute, ipovedenti lievi o gravi e/o con minorazioni aggiuntive.
Oggi il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, con il prezioso contributo dell’UICI, sta lavorando alacremente alla stesura definitiva dei curricola professionali che segneranno la svolta decisiva verso una didattica che sia davvero qualitativamente volta all’integrazione scolastica dell’alunno/studente in condizione di disabilità e non di semplice mero approccio assistenzialista o assistenzialistico, ma dinamico ed operativo e dunque inclusivo.
Componente della Direzione Nazionale dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), Associazione nella quale coordina le Commissioni Nazionali Istruzione e Formazione e Terza Età.
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