Il pregiudizio che non passa mai di moda

«Con quella petizione lanciata contro un intervento che punta a rendere maggiormente accessibile una valle della Lombardia – scrivono dalla LEDHA -, e soprattutto con i toni e i termini usati, si è riproposto per l’ennesima volta il pre-giudizio nei confronti delle persone con disabilità. È una storia vecchia, ma che evidentemente non passa mai di moda: ogni volta che le persone con disabilità chiedono o addirittura “pretendono” di vivere nella società con pari dignità delle altre persone, qualcuno grida allo scandalo e descrive questa possibilità come una minaccia al bene comune»

Realizzazione grafica con un crepaccio che divide una persona con disabilità da tutte le altreUna petizione promossa sulla piattaforma Change.org dal Comitato per la tutela della Val di Mello, intitolata Fermiamo un devastante progetto nel cuore della Riserva Naturale della Val di Mello, ha raccolto in pochi giorni più di 18.000 firme.
Oggetto della petizione è un progetto promosso da ERSAF Lombardia [Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, N.d.R.], che prevede la realizzazione una serie di interventi di manutenzione (ordinaria e straordinaria) lungo un sentiero già esistente, con l’obiettivo di renderlo maggiormente accessibile alle persone con disabilità.

È opportuno innanzitutto precisare che il progetto relativo all’intervento previsto sul sentiero non è ancora stato reso pubblico: non è quindi possibile valutarne in maniera circostanziata il possibile impatto sull’ambiente. Quello che colpisce, invece, sono i toni e i termini usati dal Comitato che risultano offensivi nei confronti delle persone con disabilità. Parole che contrappongono in maniera strumentale la tutela dell’ambiente al diritto delle persone con disabilità di godere di una delle valli più belle del territorio regionale lombardo.

La nostra Federazione condanna con forza il linguaggio usato dai promotori della petizione e da alcuni noti commentatori che, per descrivere la presunta “minaccia” incombente sulla valle, non esitano a usare parole dure e offensive: il progetto è «devastante» ed è promosso da interessi occulti, dato che pare che «nessuno lo vuole, nessuno lo desidera, nessuno lo chiede» e sarebbe addirittura «avvilente per i disabili». La «segnaletica a prova di non vedente» viene contrapposta alla traccia da seguire nell’erba. Si profila la presenza di «un interesse che si nasconde dietro il vergognoso pretesto di favorire l’accesso ai disabili».

Siamo di fronte all’ennesima riproposizione di un pre-giudizio nei confronti delle persone con disabilità. È una storia vecchia, ma che evidentemente non passa mai di moda: ogni volta che le persone con disabilità chiedono o addirittura “pretendono” di vivere nella società con pari dignità delle altre persone, qualcuno grida allo scandalo e descrive questa possibilità come una minaccia al bene comune.
È già capitato con la scuola e dopo più di quarant’anni di inclusione scolastica i nostri laureati continuano a essere tra i più ricercati nel mondo. È già capitato con il lavoro e dopo più di cinquant’anni dalla prima legge sul collocamento obbligatorio l’Italia resta tra le nazioni maggiormente industrializzate del pianeta. È capitato persino con il welfare (basti ricordare l’epoca della “caccia ai falsi invalidi”), ma nonostante pensioni e indennità (a dire il vero non molto generose) il bilancio dello Stato italiano continua a reggere.

Non possiamo considerare le parole del Comitato per la tutela della Val di Mello come un fatto locale, figlio di situazioni particolari: sono parole lanciate come pietre contro la dignità di tutte le persone con disabilità che aspirano e pretendono di vivere una vita dignitosa, con pari opportunità degli altri.
Dai promotori della petizione sono arrivate parole inaccettabili ed è per questo motivo che esprimiamo il nostro massimo sostegno alle persone con disabilità, ai loro familiari, alle loro associazioni e alle istituzioni sociali e politiche bersaglio di questo attacco.
Chiediamo inoltre ai responsabili legali del Comitato per la tutela della Val di Mello immediate parole di scusa per l’offesa, speriamo involontaria, inferta alla generalità delle persone con disabilità. È questa una condizione necessaria per avviare in un clima rasserenato il necessario confronto sulle migliori scelte tecniche da operare per contemperare la migliore accessibilità del sentiero con il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente. Un confronto che potrà partire una volta che il progetto sarà presentato pubblicamente: perché quello mosso alle persone con disabilità è stato un attacco preventivo e questo rende ancora più gravi le parole usate.

Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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