Comunicare è un bisogno e un diritto, non soltanto un desiderio. Lo è per ogni persona, perché la comunicazione è un processo che apre tutti i rapporti, con gli altri e con il mondo circostante. Di conseguenza, plasma anche le nostre identità personali.
Generalmente si comunica tramite la voce, la grafia e i gesti. Tutto cambia, però, quando c’è una disabilità cognitiva, sensoriale o motoria che ostacola i movimenti del corpo, le espressioni del viso, l’uso della voce, la capacità di scrittura o di lettura ecc.
Per questo, spesso, le persone con particolari esigenze comunicative-relazionali vivono esperienze di emarginazione e/o incomprensione, perché tanti le considerano inabili nel capire e sentire le emozioni. La loro silenziosità obbligata interferisce dunque anche sul piano relazionale, linguistico, cognitivo e sociale. E la stessa cosa succede anche alle persone straniere durante il loro primo approccio con la lingua locale e a soggetti che, a seguito di un evento traumatico o semplicemente per l’avanzare dell’età, hanno una fragilità di lettura.
Ecco, allora, perché è apprezzabile la nascita dei Libri per tutti, progetto che prevede la pubblicazione di volumi contraddistinti da testi elaborati con i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA), per facilitare e sviluppare le competenze comunicative nelle persone che non riescono a utilizzare i più diffusi canali comunicativi.
A proporlo è la Fondazione Paideia di Torino, assieme a quattro importanti gruppi editoriali, vale a dire DeA Planeta Libri (con il marchio De Agostini), GeMS (Gruppo editoriale Mauri Spagnol, con le Case Editrici Guanda e Salani, con il marchio Ape Junior e La Coccinella), Giunti Editore e la Business Unit Ragazzi di Mondadori Libri (con le case editrici Mondadori, Piemme – con il marchio Il Battello a Vapore – e Rizzoli).
Ciò che colpisce maggiormente è che questi gruppi editoriali italiani stiano puntando la loro attenzione sull’accessibilità, perché ciò prevede una trasformazione che non coinvolge soltanto l’investimento economico. Si tratta, infatti, di una vera svolta culturale, dal momento che una scelta del genere presuppone la creazione di soggetti e argomenti che richiedono nuove conoscenze e abilità nelle redazioni e negli uffici marketing degli editori. Sono quindi indispensabili professionalità capaci di coniugare competenze nell’ambito della CAA a capacità in quello editoriale. Servono entrambe per incastrare una competenza così specifica alle questioni riguardanti la crescita del prodotto, la produzione, i formati e la commercializzazione digitale dei libri.
Tutti i libri di questo progetto editoriale finora realizzati sono consultabili online dalla Libreria Scuolabook, oltre che sulle App dove è possibile la consultazione offline per Android e iOS (DeA Planeta Libri e GeMS hanno pubblicato i libri in simboli anche in versione cartacea).
D’altronde, nella realizzazione di questo progetto editoriale, è fondamentale l’utilizzo delle nuove tecnologie, considerata la diffusione di smartphone e tablet tra i bambini e la possibilità di sfruttare la loro passione a favore di strategie comunicative personalizzate grazie alle modalità interattive.
I numeri dei volumi potrebbero aumentare nei prossimi mesi, per offrire un catalogo di proposte sempre più ampio. È comunque un buon punto di partenza per porre la dovuta attenzione ai pensieri e ai desideri di quelle persone che non possono comunicare o lo fanno con difficoltà. E questo è necessario, soprattutto oggi che si sta spegnendo sempre di più la luce tipica di quel comune senso di appartenenza a una comunità che pone attenzione verso i più deboli.
Bisogna creare consapevolezza affinché non accada più quello che racconta l’americana Ruth Sienkiewicz-Mercer, donna con grave disabilità che visse per sedici anni in un istituto finché un’inserviente riconobbe la sua intelligenza, dando un significato alle sue espressioni mimiche e cambiando la sua vita in quella di un’apprezzata scrittrice.
Nel suo libro I Raise My Eyes To Say Yes (“Alzo gli occhi per dire di sì”), scrive: «Quando tu non puoi parlare e la gente crede che la tua mente è handicappata come il tuo corpo, è veramente difficile cambiare la loro opinione. […] Fino a che la gente ha pensato che il mio cervello non servisse a niente e che le espressioni del mio viso e i suoni che emetto fossero senza significato, io sono stata condannata a rimanere senza voce. […] Spesso la gente fa un parallelo tra la capacità di parlare e la nostra intelligenza. La Comunicazione Aumentativa e Alternativa rende più difficile ignorarci e permette a ciascuno di noi di far sentire la propria voce. […] La comunicazione è un diritto, non un dono».