La bellezza di un’altra libertà conquistata

di Simona Lancioni*
«Difficilmente si associa l’inclusione delle persone con disabilità alla libertà di prendere i voti religiosi. E tuttavia anche questa è una libertà da rivendicare, che non può essere preclusa in ragione della disabilità. Per questo motivo la storia di Line e Véronique ha in sé qualcosa di bello, la bellezza di un’altra libertà conquistata»: lo scrive Simona Lancioni, raccontando la storia delle Piccole Suore Discepole dell’Agnello, piccola comunità contemplativa sorta in Francia, la prima al mondo ad ammettere alla consacrazione donne con la sindrome di Down
Le Piccole Suore Discepole dell'Agnello
Il gruppo delle Piccole Suore Discepole dell’Agnello di Le Blanc (Francia), otto delle quali sono persone con sindrome di Down

La Chiesa Cattolica, intesa come istituzione, ha le sue rigidità. Una di queste è costituita dal fatto che né il diritto canonico, né le regole monastiche prevedono l’ammissione alla vita religiosa (la consacrazione) di persone con disabilità intellettive, quali sono, ad esempio, quelle interessate da sindrome di Down. O forse dovremmo scrivere “prevedevano”, perché il riconoscimento delle Piccole Suore Discepole dell’Agnello (Les Petites Soeurs Disciples de l’Agneau), una piccola comunità contemplativa sorta a Le Blanc, nel centro della Francia, ha introdotto qualche cambiamento in questo campo.
Ci sono voluti quattordici anni, ma alla fine Line e Véronique, le protagoniste di questa storia, sono riuscite a fare ottenere alla comunità che avevano costituito – una comunità che accoglie anche persone con sindrome di Down – lo status di istituto religioso contemplativo.

Francia, 1985. Tutto iniziò dall’amicizia tra Line, una giovane donna impegnata nella ricerca spirituale, e Véronique, una giovane donna con sindrome di Down che diceva di avere sentito la chiamata del Signore.
L’incontro con Véronique e il desiderio di aiutarla a realizzare la sua vocazione spinsero Line – poi divenuta Madre superiora delle Piccole Suore Discepole dell’Agnello – a cercare, invano, una comunità che potesse accoglierla. Racconta infatti: «Avevo visitato diverse comunità che accoglievano persone con disabilità, ma ho scoperto che queste persone non riuscivano a trovare il loro posto in queste comunità, perché non erano adatte a loro».
Negli Anni Ottanta Line e Véronique vivevano da sole in un piccolo appartamento, in seguito si è unita a loro un’altra ragazza con la sindrome di Down. Nel 1990 chiesero a monsignor Jean Honoré, arcivescovo di Tours, di essere riconosciute, inizialmente, come associazione pubblica di fedeli laici. Honoré, divenuto cardinale, portò e perorò il loro caso a Roma, permettendo così alla piccola comunità di trovare un primo riconoscimento.
Nel 1995 il numero delle Piccole Sorelle era cresciuto, tanto che dovettero trasferirsi in una proprietà a Le Blanc, una cittadina di 6.500 abitanti nella diocesi di Bourges, dove vennero accolte calorosamente dall’arcivescovo monsignor Pierre Plateau.
Anche Plateau caldeggiò la loro causa a Roma, e nel 1999 la comunità venne riconosciuta dalla Chiesa, anche se il conoscimento definitivo dei loro statuti arriverà solo nel 2011, grazie all’intervento dell’arcivescovo Armand Maillard.
Il 20 giugno 2009 Véronique ha potuto prendere i voti. «Sono passati 34 anni da quando ho sentito la chiamata di Gesù. Ho cercato di conoscere Gesù leggendo la Bibbia e il Vangelo», racconta lei stessa. «Sono nata con una disabilità chiamata sindrome di Down. Sono felice, amo la Vita. Prego, ma sono triste per i bambini con la Sindrome di Down che non sentiranno questa stessa gioia di vivere», aggiunge. E continua: «Gesù mi ha fatto crescere nel suo amore. Dopo essere stata rifiutata in comunità, la mia gioia è stata quando il 20 giugno 2009 ho potuto emettere i voti perpetui nell’Istituto delle Piccole Sorelle Discepole dell’Agnello. È la mia più grande gioia, essere la sposa di Gesù».

Attualmente la piccola comunità si compone di dieci suore, otto delle quali con sindrome di Down. Madre Line osserva che queste ultime «sono autonome, poiché la vita contemplativa permette loro di vivere a un ritmo regolare. Per le persone con la sindrome di Down sono difficili i cambiamenti, ma quando la vita è molto regolare riescono a gestirla bene». Ciò nonostante valuta che la comunità sia ancora un po’ fragile, e auspica di accogliere presto altre suore disponibili a supportare le sorelle con sindrome di Down nella loro vita quotidiana.
Seguendo il “piccolo cammino” divulgato da Santa Teresa di Lisieux, che rimane la loro fonte di ispirazione, la quotidianità delle Discepole dell’Agnello si esprime nell’umiltà del servizio, e prevede le funzioni giornaliere, la partecipazione alla Messa (celebrata ogni martedì nella cappella), e altre attività, quali i laboratori di tessitura e ceramica e la creazione di un giardino di piante medicinali.
Come per le altre donne, anche le donne con sindrome di Down che manifestano di aver sentito la chiamata del Signore sono invitate a un periodo di discernimento. Spiega, a tal proposito, Madre Line: «Il discernimento si fa come per tutte le altre vocazioni: quando una persona si realizza, è là che il Signore la chiama. Altrimenti, tornano a casa. È come per ogni vocazione. Sanno capire molto bene se non è una vocazione vera».
«Conoscono la Bibbia, la vita dei Santi, hanno una memoria favolosa. Sono anime di preghiera, molto spirituali, molto vicine a Gesù», racconta sempre Madre Line, nel descrivere le suore con la sindrome di Down. «Le loro anime non sono disabili! Al contrario, sono più vicine al Signore, comunicano con Lui più facilmente», aggiunge.

C’è poi il significato della testimonianza. Le Piccole Sorelle lo spiegano così: «In un tempo in cui la società, priva di punti di riferimento, non sembra più trovare senso nella vita o darle un valore, la nostra comunità vuole, con la semplice testimonianza della nostra vita consacrata a Dio, riaffermare il carattere sacro della vita e della persona umana».
Esiste, a dire il vero, un’altra Congregazione religiosa, fondata da Don Orione (canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2004, ovvero la Piccola opera della Divina Provvidenza, che accoglie suore con disabilità.
Si tratta delle Suore Sacramentine non vedenti, istituite nel 1927 per essere ed esprimere nella Chiesa la figura del Cristo orante. Esse sono circa una cinquantina e hanno comunità in Italia, Argentina, Cile, Brasile, Kenya e Albania. Ma stiamo parlando di persone con una disabilità sensoriale, non di persone con disabilità intellettive, per le quali l’accesso alla consacrazione ha richiesto molto più tempo.

Riflettiamo spesso sull’inclusione delle persone con disabilità nella società, ma difficilmente associamo questa espressione alla libertà di prendere i voti religiosi. Eppure è evidente che anche questa sia una libertà da rivendicare, che non può essere preclusa in ragione della disabilità. Per questo motivo la storia di Line e Véronique ha in sé qualcosa di bello, la bellezza di un’altra libertà conquistata.

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente approfondimento è già apparso. Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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