Il 4 gennaio scorso è stata la seconda Giornata Mondiale del Braille, data ufficialmente scelta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare sull’importanza del sistema di lettura e scrittura Braille, ai fini della piena realizzazione dei diritti umani delle persone cieche e ipovedenti.
Per l’occasione, anche il WBU (World Blind Union), ovvero l’Unione Mondiale dei Ciechi, rappresentata nel nostro Paese dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), ha voluto in un comunicato mettere in risalto l’importanza del Braille per le persone con disabilità visiva, rivendicando la necessità di continuare a utilizzarlo come mezzo per rendere le informazioni accessibili, in particolare all’interno del sistema educativo.
«La WBU – si legge nella nota – crede fermamente nell’importanza della promozione dell’alfabetizzazione Braille e chiede con forza che i materiali educativi in Braille vengano resi disponibili, soprattutto nelle scuole dei Paesi in via di sviluppo. In particolare, il nostro organismo è impegnato a promuovere l’alfabetizzazione Braille e l’apprendimento permanente attraverso uno specifico programma di borse di studio, assegnate principalmente a studenti dei Paesi in sviluppo che desiderino imparare il Braille. Al tempo stesso, vogliamo esortare i Paesi che non hanno ratificato il Trattato di Marrakech a farlo senza ritardo, per garantire che tutte le opere e i libri pubblicati siano prodotti in formati accessibili, compreso il Braille».
Il citato Trattato di Marrakech, ricordiamo, è stato definito in Marocco nel 2013, riguarda appunto la circolazione e la diffusione di libri, periodici e altri materiali di lettura accessibili, ed è entrato in vigore nell’Unione Europeo dal 1° gennaio dello scorso anno.
«L’articolo 21 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità [“Libertà di espressione e opinione e accesso all’informazione”, N.d.R.] – prosegue la nota del WBU – obbliga gli Stati Membri a garantire che le informazioni destinate al grande pubblico siano in formati accessibili, tra cui il Braille, mentre l’articolo 24 [“Educazione”, N.d.R.] li obbliga a garantire che nel sistema educativo l’istruzione venga impartita agli studenti non vedenti secondo le modalità più appropriate alle loro esigenze, ad esempio in Braille, grazie al sostegno di educatori che siano in grado di utilizzare questo codice di lettura e scrittura con competenza. E ancora, l’Obiettivo n. 4 dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile [“Istruzione di qualità”, N.d.R.] richiede la parità di accesso a tutti i livelli di istruzione per i soggetti vulnerabili, comprese le persone con disabilità».
«Al fine dunque di ottenere tutto ciò – concludono dalla WBU – invitiamo gli Stati a ratificare i trattati citati e ad assicurare che vengano adottate le misure necessarie affinché l’Obiettivo n. 4 venga raggiunto in maniera appropriata, rivendicando l’importanza dell’alfabetizzazione Braille insieme ad altre forme di tecnologie accessibili. I Governi, inoltre, devono fornire agli insegnanti maggiori opportunità per l’apprendimento del Braille e impegnarsi a trovare più opportunità per condividere le opere letterarie e i libri in Braille, in conformità con le disposizioni del Trattato di Marrakech».
I membri del WBU – organismo che rappresenta 253 milioni di persone con disabilità visiva in tutto il mondo – sono organizzazioni di non vedenti e ipovedenti che rivendicano i propri diritti in prima persona e organizzazioni al servizio degli stessi con sede in oltre 190 Paesi, nonché organizzazioni internazionali che lavorano nel settore della disabilità visiva. (S.B.)
Ringraziamo Rodolfo Cattani per la collaborazione.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@wbu.ngo.