«Ancora pochi giorni e la Giunta Regionale delle Marche approverà in via definitiva i nuovi requisiti di funzionamento dei servizi sociosanitari diurni e residenziali. Sono decisioni che riguardano 12.500 persone (disabili, anziani non autosufficienti, soggetti con disturbi psichiatrici, minori, persone con demenza), che stanno già usufruendo di questi servizi, ma che vanno a definire caratteristiche e modalità di funzionamento di tutto il sistema sociosanitario regionale. Si tratta di una proposta che segna un deciso passo indietro nelle politiche rivolte alla fascia più debole della popolazione, una proposta che, come abbiamo documentato a più riprese, è scritta male e incoerente, frutto di un lavoro di collage disomogeneo, che esprime la rinuncia della Giunta ad avere finalmente un sistema dei servizi equo, rispettoso dell’utenza e del diritto di vivere nel miglior modo possibile, quali che siano le condizioni di difficoltà e di salute».
Lo si legge in una nota diffusa dal Gruppo Solidarietà, organizzazione delle Marche che come abbiamo anche riferito in varie occasioni sulle nostre pagine, sta conducendo ormai da mesi, affiancata da numerose altre Associazioni della Regione, una vera e propria battaglia nei confronti della proposta avanzata dalla propria Giunta Regionale, riguardante appunto i nuovi requisiti di autorizzazione delle strutture sociosanitarie diurne e residenziali.
Su tale questione, lo stesso Gruppo Solidarietà ha anche lanciato una petizione in web, che in poco tempo ha già raggiunto quasi 900 adesioni.
«Se la proposta regionale dovesse essere approvata così come presentata dalla Giunta – prosegue la nota -, sarà la fine dei servizi di piccole dimensioni (6-10 posti) inseriti nei normali contesti abitativi, a tutto vantaggio di grandi strutture, con decine e decine di posti, collocate, a causa delle dimensioni, ai margini dei territori. Una proposta in perfetta linea con quelle di soggetti gestori, profit e non profit, con grandi capacità economiche, mettendo al primo posto la remuneratività dei servizi a scapito della qualità degli stessi, e i cui effetti saranno evidenti sulla qualità di vita degli utenti: spersonalizzazione degli spazi, ritmi di vita basati sull’organizzazione, riduzione delle possibilità di contatto con l’esterno».
«Ma non si tratta solo di questo – viene sottolineato ancora dal Gruppo Solidarietà -: quella proposta, infatti, prevede che per tutte le strutture attive o in via di attivazione, ovvero il totale dell’offerta da qui ai prossimi anni, si possa derogare dal rispetto di alcuni fondamentali requisiti strutturali (letti per camera, superficie minima, dimensionamento). Ciò determinerà, ad esempio, che per circa 1.800 posti (65% disabilità, 100% salute mentale, 50% anziani) potranno mantenersi camere anche a quattro letti, .tutti servizi nei quali le persone potranno vivere per diversi decenni. Le sole comunità per minori con disturbi neuropsichiatrici, servizi chiaramente delicatissimi, potranno arrivare ad avere anche 60 posti (40 residenziali + 20 diurni). Un inaccettabile ritorno, quindi, ai vecchi istituti».
«Se quelle indicate sono le questioni più eclatanti, che andrebbero a caratterizzare profondamente le scelte di politica sociale e la vita di tutti i cittadini marchigiani, nella proposta – secondo il Gruppo Solidarietà – sono contenuti anche elementi che denotano quella superficialità che ascriviamo ad una sottovalutazione dell’importanza della qualità concreta dei servizi, che per tante persone sono “casa”, “luogo di cura e riabilitazione”, “luogo di crescita e sviluppo”: ad esempio, nei servizi per la disabilità intellettiva non è indicata la necessità di figure educative; servizi analoghi hanno modalità di accesso diverse; le équipe di valutazione, che decidono gli ingressi e le dimissioni, non vengono definite né rispetto alla composizione, né rispetto ai compiti; e ancora, non vi sono indicazioni sui tempi di apertura dei servizi diurni. Ma questi sono solo alcuni esempi. Quale qualità dei servizi potremo avere, a fronte di una regolamentazione tanto approssimativa?».
«Nei prossimi giorni – conclude la nota – la Commissione Consiliare competente esprimerà il proprio parere e subito dopo la Giunta approverà l’atto in via definitiva. Moltiplichiamo, dunque, gli sforzi e le sottoscrizioni alla petizione da noi lanciata, per premere su Giunta e Commissione e far cambiare una proposta profondamente sbagliata». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: grusol@grusol.it.
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