«Eravamo pronti per iniziare le lezioni di catechismo e ci siamo presentati in parrocchia, a Roma, per l’iscrizione ai corsi, ma con nostro grande sgomento, il sacerdote, invece di accoglierci come tutti gli altri, ci ha chiaramente detto che Luca non poteva iscriversi in quanto disabile e che ciò avrebbe comportato per loro una responsabilità che non potevano assumersi, aggiungendo che la chiesa non è un centro di riabilitazione, né un “parcheggio” per bambini con disabilità, per le mamme che cercano un’ora di svago. Abbiamo provato un senso di vuoto, ci siamo sentiti mortificati e feriti».
Luca è un bimbo di 9 anni con disabilità motoria, causata dalla distrofia muscolare e si sposta in autonomia con la propria carrozzina. La vicenda che lo ha visto protagonista, insieme alla madre Pia, è stata riportata in questi giorni dalla «Stampa» e da altri organi d’informazione.
Se le parole del sacerdote che gli ha negato l’accesso al catechismo sono effettivamente quelle riportate nei vari articoli, è davvero difficile commentarle, specie pensando a quanto recentemente scritto nel messaggio diffuso da Papa Francesco in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 Dicembre scorso.
Come avevamo infatti riferito anche sulle nostre pagine, il Pontefice aveva invitato fortemente, in quella occasione, «a promuovere ovunque norme di riconoscimento dei diritti all’inclusione delle persone con disabilità e di lotta alle discriminazioni», insistendo poi sul fatto che tutto ciò comunque non basta, perché «occorre realizzare una cultura di accoglienza di pari dignità, per arrivare davvero alla piena partecipazione attiva di tali persone alla vita sociale ed ecclesiale, ancora lontana dall’essere realizzata, malgrado le leggi e le nuove tecnologie».
«Ogni comunità nazionale – aveva concluso il Papa – si impegni per l’inclusione e la qualità della vita delle persone con disabilità».
Un contrasto a dir poco stridente, quindi, tra queste parole e un comportamento di rifiuto ed esclusione, come quello del sacerdote romano.
Ci limitiamo dunque, per il momento, a registrare l’accaduto, riservandoci però di interpellare presto anche il Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), per averne un’opinione, oltreché per parlare ampiamente di altri temi riguardanti la disabilità più in generale. (S.B.)