Un altro passo è stato fatto nell’iter italiano per il recepimento della Direttiva Comunitaria 2016/2102 del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli Enti Pubblici, nota anche come WAB (Web Accessibility Directive).
È del 9 gennaio scorso, infatti, la pubblicazione da parte dell’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) delle Linee Guida sull’accessibilità degli strumenti informatici, contenenti indicazioni rivolte alle Amministrazioni, con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità degli strumenti informatici, compresi appunto i siti web e le applicazioni mobili.
Tra le novità proposte dalle Linee Guida vi sono la «dichiarazione di accessibilità», il «meccanismo di feedback» e le verifiche dell’accessibilità degli strumenti informatici, ovvero i requisiti tecnici che recepiscono le WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines); le metodologie tecniche per la verifica dell’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili; il modello della dichiarazione di accessibilità; le particolari circostanze che possono consentire l’invocazione del cosiddetto “onere sproporzionato”; la metodologia di monitoraggio e valutazione della conformità dei siti e delle app. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Secondo le nuove disposizioni, le Pubbliche Amministrazioni dovranno:
° effettuare le verifiche dell’accessibilità degli strumenti informatici (siti web e app), al fine di valutarne lo stato di conformità;
° compilare e pubblicare, a cura del Responsabile della Transizione al Digitale, una dichiarazione di accessibilità;
° predisporre un meccanismo di feedback, per ricevere le segnalazioni dagli utenti del sito.
A breve, inoltre, l’AGID renderà disponibile per le Amministrazioni l’applicazione utile a consentire ai Responsabili di compilare e pubblicare la citata dichiarazione di accessibilità.
Una buona modifica alla normativa attuale è che l’AGID non sarà il ricevitore “universale” di tutte le segnalazioni di inaccessibilita: l’articolo 3-quater delle Linee Guida disciplina infatti eventuali feedback degli utenti, che andranno direttamente a un responsabile del sito web.
Ci si augura pertanto che la procedura di feedback sia accessibile e usabile, consentendo all’utente di attivarla in vari modi, sia via e-mail,via telefonica, come anche via chat, e naturalmente ci si augura anche che le segnalazioni vengano gestite in tempi brevi.
A tal proposito, il termine consentito dalle precedenti regole per risolvere le segnalazioni di malfunzionamento era di novanta giorni. Approviamo con favore, quindi, la riduzione a trenta giorni, trascorsi i quali la pratica passa a un secondo livello, gestito da una nuova figura, il Difensore Civico Digitale, istituito presso l’AGID (una volta mandata la segnalazione alla Pubblica Amministrazione di competenza, qualora entro trenta giorni non si sia ricevuta alcuna risposta, è possibile mandare le nuove segnalazioni di accessibilità tramite questo link).
Lo stesso Difensore Civico Digitale, però, si troverà a dover mediare tra gli utenti da una parte, i quali ribadiranno i propri diritti, e le Pubbliche Amministrazioni dall’altra, che proporranno il ricorso alla deroga per “onere sproporzionato”.
Questo nuovo concetto di “onere sproporzionato” per l’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili stabilisce che i soggetti erogatori applichino le prescrizioni in materia di accessibilità, salvo i casi in cui si imponga appunto un onere sproporzionato, cioè un onere organizzativo o finanziario eccessivo.
Dal canto loro, l’ADV (Associazione Disabili Visivi) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) avevano già a suo tempo espresso preoccupazione circa questo strumento, in sede di audizione presso la Commissione Affari Costituzionale alla Camera, se è vero che con l’introduzione di esso le Amministrazioni Pubbliche potranno mitigare gli obblighi di accessibilità già vigenti con una valutazione di sostenibilità organizzativa e tecnico-finanziaria. E dunque dovrà passare all’AGID, non senza perplessità da parte dell’Agenzia, il difficile compito di tenere sotto controllo le ipotetiche “sproporzioni” che le Pubbliche Amministrazioni metteranno in campo per evitare di applicare la normativa.