«Persone con disabilità discriminate nell’esercizio del diritto di culto»: così avevamo titolato, la scorsa settimana, il testo da noi pubblicato, a firma di Salvatore Nocera, in cui denunciavamo come nel Protocollo fra CEI e Governo italiano del 7 maggio scorso si leggesse testualmente (al punto 1.8): «Si favorisca, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni».
«Porre le Persone con disabilità in luoghi separati – aveva scritto a tal proposito Nocera – è una discriminazione ingiustificata, scientificamente non fondata e giuridicamente illegittima sotto il profilo costituzionale e internazionale».
Successivamente, come avevamo pure riferito, anche il MAC (Movimento Apostolico Ciechi) si era espresso duramente sulla questione, dichiarando tra l’altro, in una nota formale, che «appartiene a un passato ormai lontano l’idea di prevedere, per le persone con disabilità, “ambienti separati”, “percorsi speciali”, “luoghi appositi”».
Una severa e significativa presa di posizione arriva ora dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che in un messaggio diretto sia al Presidente del Consiglio che al Presidente della CEI, ha chiesto esplicitamente l’abrogazione di quel passaggio del Protocollo citato.
«La lettura di quel Protocollo – ha scritto il presidente della FISH Vincenzo Falabella – ha suscitato in noi grande sorpresa e sconcerto per il contenuto della norma riguardante le persone con disabilità. Ci riferiamo al punto 1.8 del Protocollo che così testualmente recita: “Si favorisca, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente”. Parlare infatti di “luoghi appositi” per le persone con disabilità significa tornare indietro di almeno mezzo secolo rispetto agli importanti passi in avanti compiuti dal nostro Paese per l’inclusione delle persone con disabilità».
«Ogni norma o misura riguardante le persone con disabilità – ha proseguito nella sua lettera Falabella – deve tendere a garantire le pari opportunità, evitando sia privilegi sia soluzioni ghettizzanti. Tale è, invece, quella prevista dal punto 1.8 del Protocollo: il “luogo apposito” è una discriminazione che esclude palesemente le persone con disabilità dal resto della comunità dei fedeli. Discriminazione inoltre che non viene giustamente espressa in nessuno dei Protocolli concernenti le altre confessioni religione».
Sulla base dunque di queste considerazione e di altre compiute argomentazioni che si possono leggere nel testo integrale della lettera (disponibile nel sito della FISH a questo link), la Federazione ha chiesto al Governo Italiano e alla Conferenza Episcopale Italiana che sia abrogato l’articolo 1.8 del Protocollo e che nel frattempo sia emanata una circolare di chiarimento. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.
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