Assegnata ogni anno in quarantanove diversi Paesi, inizialmente solo europei, ma più recentemente anche extraeuropei, con il supporto e la partecipazione di due agenzie dell’ONU (l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e l’UNWTO, l’Organizzazione Mondiale del Turismo), la Bandiera Blu è un riconoscimento internazionale istituito nell’Anno Europeo dell’Ambiente 1987, promosso dalla FEE, la Fondazione per l’Educazione Ambientale, e frutto di un Protocollo di partnership globale riconosciuto dall’UNESCO, in àmbito di educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile.
Si tratta quindi di un importante marchio assegnato alle località turistiche balneari che rispettano i criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio, allo scopo principale di indirizzare la politica di gestione locale di numerose località rivierasche verso un processo di sostenibilità ambientale.
Tra le località italiane cui è stata assegnata la Bandiera Blu vi è anche Sperlonga, in provincia di Latina, che proprio a metà maggio si è vantata di avere ricevuto per la ventiquattresima volta consecutiva l’àmbito vessillo internazionale, per le proprie spiagge di Lago Lungo, Bazzano, Ponente e Levante.
Tutto bene, quindi? Non proprio, e soprattutto come possono marciare assieme la sostenibilità ambientale e l’inaccessibilità, se è vero che giusto ieri, 4 giugno, la Prima Sezione Civile del Tribunale di Latina ha prodotto un’Ordinanza con cui ha condannato il Comune di Sperlonga per condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità a causa della presenza delle barriere architettoniche presso il Lungomare che impediscono alle persone con ridotta o impedita capacità motoria di accedere alla spiaggia e al mare?
Promossa dall’Associazione Luca Coscioni, da Edward von Freymann e da Giuseppe Di Lelio, l’azione giudiziaria nei confronti del Comune laziale ha tratto spunto sostanzialmente dall’inaccessibilità delle spiagge e del mare per tutti coloro che si spostano con l’ausilio della carrozzina. In tal senso, il Tribunale di Latina ha accertato che nel territorio di Sperlonga non viene garantita alle persone con disabilità motoria la totale accessibilità e visitabilità delle spiagge libere e dei 56 stabilimenti balneari presenti sul Lungomare, situazione, questa, giudicata come «fonte di grave discriminazione nei confronti delle persone con ridotta o impedita capacità motoria».
Il Giudice quindi – oltre a predisporre un risarcimento per il danno cagionato a Di Lelio (14.000 euro), a Freymann (9.000 euro) e alla stessa Associazione Coscioni (5.000 euro), nonché ad ordinare la pubblicazione dell’Ordinanza nella testata «Latina Oggi» – ha condannato l’Ente Comunale a realizzare entro due mesi varie opere e infrastrutture, volte a rendere accessibili alcuni tratti di spiaggia e di mare, e in particolare le rampe di accesso agli stabilimenti, alle spiagge e al mare, la modifica della pendenza di alcune passerelle, l’istituzione di parcheggi adatti alle persone con disabilità e il collegamento di questi ultimi con le spiagge tramite appositi percorsi, disporre camminamenti orizzontali e trasversali sulla sabbia. E ancora, alcuni tratti di arenile dovranno essere dotati delle sedie Job, le note carrozzine da spiaggia, con la sistemazione anche dei servizi igienici e il miglioramento dei percorsi di collegamento degli stessi con la spiaggia.
«A questo punto – dichiara Alessandro Gerardi , consigliere dell’Associazione Coscioni – ci appelliamo al Sindaco di Sperlonga affinché le opere indicate dal Tribunale di Latina vengano realizzate nei tempi prefissati. Se poi l’Amministrazione Comunale non si impegnerà da subito a rimuovere le barriere architettoniche presenti sul Lungomare, ci rivolgeremo agli organi competenti perché venga disposta la revoca della Bandiera Blu alla città laziale».
«Questa decisione giudiziaria – sottolinea quindi Rocco Berardo, coordinatore delle iniziative sulla disabilità dell’Associazione Coscioni – fotografa per l’ennesima volta l’assenza, in àmbito di amministrazione pubblica, di un’efficiente programmazione di abbattimento delle barriere architettoniche e di messa a disposizione per tutti dei vari servizi che una comunità offre, come previsto dalla legge. In tal senso riteniamo che se l’Italia vuole avere davvero una “rinascita”, può e deve partire da un grande investimento infrastrutturale sull’accessibilità».
Dal canto nostro non possiamo che tornare alla domanda iniziale, che è anche quella del titolo di questa nota: come possono marciare assieme la sostenibilità e l’accessibilità? Una domanda che giriamo anche agli enti preposti all’assegnazione della Bandiera Blu. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Fabio Miceli (fabio.miceli@associazionelucacoscioni.it).
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