Quattro progetti finanziati in totale per 200.000 euro, allo scopo di utilizzare la ricerca sulle malattie genetiche rare come strumento per comprendere aspetti ancora non noti del Covid-19: è questo il contributo della Fondazione Telethon che su tale materia, come avevamo riferito nella primavera scorsa, aveva promosso uno specifico bando, volto appunto a finanziare i migliori progetti di ricerca che utilizzassero le malattie genetiche rare come “lente” sulla malattia che negli ultimi mesi ha rivoluzionato il mondo, per aggiungere un ulteriore tassello di conoscenza a quanto finora acquisito.
Ben 114 sono state le proposte inviate al bando Malattie genetiche rare e Covid-19, tutte rigorosamente valutate da una commissione scientifica istituita ad hoc, formata da nove scienziati di fama internazionale e presieduta da Michael Caplan, professore di Biologia cellulare e Fisiologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università statunitense, che attualmente è anche membro del consiglio di indirizzo scientifico della Fondazione.
«La Fondazione Telethon – dichiara lo stesso Caplan – ha scelto il modo per migliore per mettere le proprie risorse e competenze al servizio della lotta contro la pandemia che ha sconvolto il mondo intero. A tal proposito sono stato davvero onorato di partecipare a un’iniziativa che definirei unica nel panorama mondiale: infatti, pur essendo stati messi globalmente tantissimi fondi a disposizione della ricerca scientifica sul Covid-19, questo bando è un esempio brillante di come si possano mettere efficacemente a frutto risorse limitate. E del resto è proprio questo il marchio di fabbrica dell’organizzazione che, con capacità economiche ben lontane da quelle di agenzie di finanziamento quale per esempio il NIH negli Stati Uniti, è riuscita ad arrivare all’incredibile risultato di mettere a punto e rendere disponibile ai pazienti la prima terapia genica ex vivo al mondo. Con questa iniziativa, dunque, la Fondazione Telethon ha mantenuto fede al patto con i propri portatori d’interesse, pazienti e donatori, e al contempo ha messo la propria competenza al servizio di questa emergenza globale in modo efficace e focalizzato».
«L’attuale emergenza coronavirus – afferma dal canto suo Manuela Battaglia, responsabile della Ricerca per la Fondazione Telethon – ha reso ancora più fragili le persone che vivono con una malattia genetica rara, aumentando le difficoltà che questi pazienti devono affrontare, ma ha fatto anche comprendere il valore universale e l’importanza della ricerca. Infatti, le malattie genetiche rare, a causa della loro complessità, portano a indagare meccanismi biologici allo stesso tempo fondamentali e che possono rivelarsi trasversali rispetto allo studio di altre patologie. Per questa ragione, coerentemente con la nostra missione di fornire ai pazienti risposte concrete in termini di cure e terapie, abbiamo stimolato la comunità scientifica a mettere a frutto le conoscenze derivate dagli studi sulle malattie genetiche rare, per lo studio dell’infezione da SARS-CoV-2, creando una sinergia internazionale, con l’obiettivo di dare il nostro importante contributo anche a questa emergenza sanitaria globale».
I progetti finanziati avranno la durata di un anno e coinvolgeranno diversi istituti di ricerca e universitari.
Nel dettaglio, sarà presso l’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale San Raffaele di Milano che Gianni Russo proverà a fornire ulteriori elementi a sostegno dell’impiego dei glucocorticoidi, farmaci con azione anche antinfiammatoria, che recentemente hanno dimostrato una certa efficacia nel trattamento dei pazienti Covid-19 più critici con compromissione respiratoria. In particolare, Russo e il proprio team sfrutteranno la loro decennale esperienza nel trattamento di pazienti con iperplasia surrenalica congenita, malattia genetica che viene tenuta sotto controllo grazie a una somministrazione cronica di questo tipo di farmaci. Con questo studio, pertanto, si proverà a capire se l’eventuale lieve immunosoppressione indotta dalla somministrazione precoce e cronica di glucocorticoidi possa avere un impatto sia sulla suscettibilità all’infezione da Covid, sia sul trattamento dei sintomi, aprendo potenzialmente nuove possibilità terapeutiche.
Sempre a Milano, Anna Kajaste-Rudnitski di SR-TIGET (Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica) coordinerà invece uno studio incentrato sui meccanismi dell’immunità innata, la nostra prima linea di difesa verso i patogeni. In particolare, si concentrerà sui geni coinvolti nella risposta cellulare contro il nuovo coronavirus, che sono anche alterati nella malattia genetica di cui si occupa da anni, la sindrome di Aicardi-Goutières: utilizzando i modelli cellulari di questa rara sindrome, cercherà di capire se i geni causativi abbiano un ruolo anche nella protezione dall’infezione da Covid e possano così essere sfruttati per sviluppare nuove terapie antivirali.
E ancora, il progetto di Maria Teresa Fiorenza dell’Università La Sapienza di Roma si focalizzerà sull’analogia tra i meccanismi sfruttati dal nuovo coronavirus per entrare nelle cellule dell’epitelio respiratorio umano e le alterazioni cellulari tipiche di una rara malattia genetica degenerativa, quella di Niemann-Pick di tipo C. Quest’ultima è dovuta infatti a difetti in una proteina fondamentale per l’integrità della membrana cellulare, quella “barriera” che anche il virus deve aggirare per infettare la cellula e replicarsi. Inoltre, è noto da altri studi che alterazioni di questa proteina rendono le cellule più resistenti all’ingresso e alla propagazione di altri virus, come ad esempio Ebola, SARS, MERS e HIV. I modelli cellulari della malattia di Niemann-Pick di tipo C potranno quindi aiutare a comprendere se questo vale anche per SARS-CoV-2 e contribuire a individuare nuove strategie farmacologiche per contrastarlo.
Infine, Cristina Sobacchi dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del CNR e dell’Humanitas Research Hospital di Milano approfondirà i meccanismi cellulari che il nuovo coronavirus utilizza a proprio vantaggio per entrare nelle cellule bersaglio e replicarsi. Per farlo sfrutterà le conoscenze su questi meccanismi acquisite studiando una rarissima malattia genetica dello scheletro, la disostosi acro-fronto-facio-nasale di tipo 1, che è dovuta a mutazioni in una proteina coinvolta in questi processi. Per altro, mutazioni nella stessa proteina sono state già correlate a un’aumentata suscettibilità a infezioni polmonari di origine virale: approfondire questi meccanismi nei modelli cellulari di questa rarissima malattia potrebbe quindi contribuire a chiarire meglio la relazione tra il Covid e la cellula ospite, e di conseguenza a suggerire nuove strategie terapeutiche mirate. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Davide D’Avenia (davide.davenia@havaspr.com).
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