Blocco delle visite nelle strutture: la scelta più responsabile o la più comoda?

«Non ci può essere contraddizione tra la prevenzione del contagio e il mantenimento delle relazioni con i familiari»: lo dichiarano una serie di organizzazioni delle Marche, a proposito della decisione, da parte di molte strutture residenziali per persone con disabilità e anziane, di bloccare l’accesso alle visite dei parenti, «una scelta – si dice – che non ci sembra la più responsabile, ma la più comoda. Se davvero, infatti, si tiene alla tutela della salute psicofisica delle persone, vanno responsabilmente trovate le modalità per non interrompere le relazioni»

Persona in carrozzina fotografata di spalle davanti a una vetrata«Seppure il Decreto del Presidente del Consiglio del 13 ottobre, confermato da quello del 24 ottobre, disponga la chiusura delle visite ai parenti – demandando la decisione ai Direttori Sanitari delle strutture – e non siano cambiate le disposizioni della nostra Regione [Marche, N.d.R.], ogni giorno apprendiamo della decisione, da parte di molte residenze, soprattutto per anziani, del blocco degli accessi ai parenti. In una situazione già molto difficile da oltre sette mesi, nella quale in molti casi anche durante l’estate sono rimaste attive forti limitazioni alle visite, il nuovo blocco determina una situazione di fortissima sofferenza nelle persone e nelle famiglie. Ricordiamo infatti che sono oltre 12.000 le persone ricoverate nelle sole residenze per persone anziane, con demenze, disabilità e problemi di salute mentale della nostra Regione».
È quanto si legge in una nota diffusa congiuntamente da alcune organizzazioni delle Marche (ANGSA Marche-Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici; ACLI Marche-Associazione Cristiana Lavoratori Italiani; Fondazione Paladini di Ancona; Cooperativa Papa Giovanni XXIII di Ancona; Gruppo Solidarietà di Moie di Maiolati Spontini, Ancona; UILDM di Ancona-Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), ove si intende dichiarare con chiarezza che «il blocco delle visite, dove disposto, non ci sembra la scelta e la soluzione più responsabile, ma la più semplice e comoda. Se davvero, infatti, si tiene alla tutela della salute psicofisica delle persone, riteniamo vadano responsabilmente trovate le modalità, anche con fantasia e creatività, per non interrompere le relazioni. Se ciò non viene fatto, difficile non pensare che queste persone vengano ritenute “vuoti a perdere”».

Quello delle visite “proibite” ai familiari di persone che vivono in strutture residenziali è un tema già presente da qualche settimana sulle nostre pagine. Gianfranco Vitale, ad esempio, aveva parlato di «preciso dovere della politica la tutela da ogni arbitrio delle fasce più deboli della popolazione», mentre Benedetta Demartis, presidente nazionale dell’ANGSA, aveva sottolineato che «non possono essere negate le visite a un figlio o a una figlia residente in una Residenza Sanitaria Disabili, pena rendere queste strutture una sorta di “parcheggio verso il nulla”».
E ancora, il Forum del Terzo Settore Lombardia e la Federazione Regionale LEDHA avevano giudicato «sproporzionato e iniquo vietare l’accesso a tutte le strutture residenziali ai familiari e ai caregiver, rimettendo le persone con disabilità che vi vivono in una situazione di totale isolamento». Dal canto suo, la Regione Emilia Romagna aveva reso noto di essere al lavoro, per tentare di risolvere il problema.

Anche le organizzazioni marchigiane si soffermano sulle tante voci «che si sono levate contro decisioni che non tengono in conto quanta sofferenza e danno comporti alle persone l’interruzione  delle relazioni affettive con i propri familiari». Intendono inoltre «ricordare con forza che nella gran parte delle residenze, specie quelle per anziani non autosufficienti, si è spesso in presenza di standard di personale non adeguato rispetto ai bisogni delle persone. Una carenza vicariata spesso da familiari o assistenti remunerati dalle famiglie. Né la riduzione generalizzata delle persone ospitate nelle residenze, a causa degli isolamenti per i nuovi ingressi che riducono l’occupazione dei posti, determina aumento degli standard. In molti casi, infatti, il personale è stato proporzionalmente ridotto».

«Ci appelliamo pertanto alla nuova Giunta della nostra Regione – conclude la nota – affinché disponga che non venga meno il diritto alle relazioni e agli affetti. Come è stato infatti da più parti indicato, molti sono gli strumenti che possono permettere visite in sicurezza e diversi Enti lo stanno già facendo nella responsabile consapevolezza che non c’è contraddizione tra prevenzione del contagio e mantenimento degli affetti e delle relazioni tra persone ricoverate e loro familiari e parenti». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: grusol@grusol.it.

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