Chi ama guardare il mondo con spirito critico non resterà deluso dal volume Altri corpi. Visioni e rappresentazioni della (e incursioni sulla) disabilità e diversità (Roma Tre-Press, 2020, liberamente scaricabile a questo link).
Scritta da Fabio Bocci, ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale al Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre e da Alessandra M. Straniero, assegnista di ricerca in Pedagogia Speciale presso l’Università della Calabria, oltreché arricchita da ulteriori collaborazioni (Gianmarco Bonavolontà, Valentina Domenici, Carla Gueli, Ines Guerini, Martina De Castro e Umberto Zona), l’opera indaga e analizza come i corpi diversi – nel senso di non conformi a uno standard ritenuto “normale” nelle rispettive comunità di appartenenza – siano stati rappresentati e narrati nelle varie epoche. In questa prospettiva i “corpi altri” non sono solo quelli interessati dalla disabilità, ma anche quelli devianti, trasgressivi, mutanti, ribelli, inconsueti, cyborg, alieni, o comunque distanti dalle aspettative socialmente costruite.
Il libro si articola in tre parti: Visioni, Rappresentazioni e Incursioni.
Nella prima parte, quella delle Visioni, Bocci analizza la rappresentazione dei corpi diversi all’interno dei cosiddetti “Film di mezzanotte” (Midnight Movies), un’espressione che si riferisce ad un insieme di film «a basso costo e poco raccomandabili» (opera citata, pagina 17) che, negli Stati Uniti, a partire dagli Anni Cinquanta, venivano trasmessi da alcune emittenti televisive locali nella programmazione notturna.
Queste le sei opere filmiche esaminate in dettaglio: La notte dei morti viventi (1968), El Topo (1970), Pink Flamingos (Fenicotteri rosa) (1972), Sweet Sweetback’s Baadasssss Song (1971), The Rocky Horror Picture Show (1975) ed Eraserhead. La mente che cancella (1975).
Tratto comune di questi film è quello di porsi in alternativa alla cultura dominante, di svelarne le contraddizioni e le ipocrisie. Oggi la rappresentazione/narrazione della diversità non è più relegata in una collocazione circoscritta e periferica (propria della cultura alternativa), vi è invece un’offerta ampia e diversificata che si connota come centrale (non solo nella produzione filmica, ma anche, ad esempio, in serie TV di grande successo). Questa maggiore presenza della diversità nell’àmbito della narrazione mainstream (“generalista”) potrebbe sembrare un dato positivo, indicativo di una società disponibile ad accogliere e valorizzare le differenze, e tuttavia, osserva Bocci, che l’incorporazione della diversità nel palinsesto della comunicazione dominante finisce col neutralizzarne la portata trasformatrice. Le dinamiche di normalizzazione/assimilazione che caratterizzano questo processo, infatti, danno solo l’illusione di una società più inclusiva, mentre nella realtà i “corpi diversi” (le persone diverse) continuano ad essere esposti a discriminazioni e marginalizzazioni.
Nella parte dedicata alle Rappresentazioni, Straniero riprende, attualizzandoli, gli otto modelli elaborati dall’antropologo francese Charles Gardou per descrivere le rappresentazioni della disabilità nella storia occidentale.
I modelli vengono presentati seguendo uno schema dicotomico: ontologico vs funzionale/relazionale, esogeno vs endogeno, per addizione vs per sottrazione, malefico vs benefico. Scopo dell’analisi è quello di mostrare che la causa delle diverse «forme di discriminazione ed esclusione nei confronti della persona con disabilità non è la disabilità in sé, ma lo sguardo che l’uomo vi posa» (opera citata, pagina 55). Questo assunto ben si presta ad analizzare anche le rappresentazioni delle persone con disabilità nell’epoca attuale, dove esse possono diventare oggetto di esaltazione (pensiamo alle narrazioni delle imprese degli/delle atleti/e paralimpici) o, al contrario, di scherno, derisione, insulti e odio proprio a causa della loro disabilità, attingendo a un immaginario facilmente riconducibile ai modelli di rappresentazioni della disabilità descritti (uno degli esempi a cui si fa riferimento è un fatto accaduto nel 2017, quando Ilaria Bidini, una giovane donna con disabilità, ha deciso di leggere pubblicamente, in un video girato dal giornalista Saverio Tommasi per la testata Fan-page, alcuni degli insulti lasciati sul suo canale YouTube).
Illuminanti anche le parti dedicate alle Incursioni, in cui si parla, tra l’altro, di campagne di comunicazione sociale (nello specifico viene analizzato lo spot della campagna 2020 di Telethon), delle autonarrazioni degli/delle youtuber “disabili”, dei corpi incarcerati (definiti «corpi contundenti» per le loro «manifestazioni di irriducibilità, indocilità, avversione e dissociazione, soprattutto contro quella che sembra emergere come la “violenza dell’istituzione”» (opera citata, pagina 152).
Sempre nelle Incursioni troviamo anche un’approfondita analisi critica del cortometraggio Il Circo della Farfalla (2009), dove l’inclusione del diverso è raggiungibile solo al prezzo di una contropartita; e una riflessione centrata sul notevole sviluppo, negli ultimi vent’anni, nel panorama mediale occidentale, di rappresentazioni e programmi incentrati su personaggi portatori di una qualche diversità, un fenomeno che presenta una duplice valenza. Da un lato, «l’attuale ricchezza e diversificazione delle rappresentazioni mediali ha permesso una nuova visibilità delle minoranze e dato conto delle varie identità, contribuendo a decostruire vecchi immaginari e aprire strade per nuovi modi di rappresentare la realtà; [tuttavia,] nello stesso tempo, le attuali pratiche di mediazione e di amministrazione dei dati hanno dato luogo a nuove forme di sfruttamento delle identità e della differenza, provocando, in un certo senso, una anestetizzazione alla diversità, entrata a pieno titolo anche nel mainstream» (opera citata, pagina 113).
È difficile rendere in poche righe la ricchezza argomentativa di quest’opera, ma questo è un ostacolo facilmente superabile, basta andare nel sito di Roma Tre-Press, scaricare il testo e iniziare a leggerlo. (Simona Lancioni)
Fabio Bocci e Alessandra M. Straniero, Altri corpi. Visioni e rappresentazioni della (e incursioni sulla) disabilità e diversità, (Pedagogia interculturale e sociale, 10), Roma, Roma Tre-Press, 2020, 168 pagine.
Il contributo qui pubblicato è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa), e viene qui ripresa, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.