Poseidon. Progetto avanzato di un catamarano solare ibrido ed elettrico per il trasporto dei passeggeri: è il titolo della tesi di laurea discussa da Angela Denise Peri nella primavera scorsa. Il titolo, però, non deve trarre in inganno: può sembrare infatti soltanto qualcosa di altamente tecnologico e invece non bisogna sottovalutare la grande componente umana che Denise ha messo in fase di progettazione e di elaborazione, pensando a un mezzo di trasporto che potesse essere fruibile da tutti, bambini, anziani, donne incinte, mamme con i passeggini, persone con ogni tipo di disabilità. Un ambiente del tutto inclusivo in cui ogni persona, al di là dei propri problemi, può sentirsi a proprio agio.
«Trovo discriminante – dice Peri – pensare spazi dedicati a persone con disabilità, poiché questo spesso significa isolarle, metterle in un angolo. Le barriere architettoniche vanno eliminate a prescindere dalle difficoltà e io ho applicato tutti gli strumenti che avevo a disposizione per pensare ad un autobus marittimo non solo funzionale, ma dotato di un’anima».
Poseidon è un catamarano lungo 16 metri, in alluminio, concepito per una capienza massima di cento posti. È stato progettato nei minimi dettagli, attraverso un complesso lavoro di ottimizzazione di tutte le principali componenti, in modo da contenere i consumi e, di conseguenza, l’impatto ambientale.
L’utilizzo di pannelli solari semitrasparenti ha una duplice funzione, dare cioè una grande luminosità all’interno dell’imbarcazione e, allo stesso tempo, immagazzinare energia per alimentare le principali utenze di bordo. Grande attenzione vi è anche per lo studio dei sedili, sia dal punto di vista ergonomico che funzionale, contenenti i giubbotti di salvataggio.
Oltre a questi e ad altri accorgimenti particolari, Peri ha dato molta importanza all’accessibilità e alla sicurezza dei viaggiatori con esigenze speciali. Nella zona di poppa, infatti, è stata prevista una porta da utilizzare esclusivamente in caso di emergenza. L’uscita è stata messa strategicamente in questo punto dell’imbarcazione perché i posti a sedere sono più distanziati l’uno dall’altro e quindi c’è una maggior libertà di movimento; inoltre, è dove vengono poste le sedie a rotelle. Questo fa si che i passeggeri con mobilità ridotta siano messi in salvo per primi.
L’ingegnera non si è limitata a progettare un’imbarcazione che rispetti solamente l’accessibilità per tutti, il Design for All, in base ai canoni classici, come l’assenza di barriere architettoniche o spazi ampi dei servizi igienici, ma è andata ben oltre, valutando elementi finora mai presi in considerazione. Una particolare attenzione, ad esempio, l’ha data all’intensità dei suoni e della luce, fattori che possono infastidire molto i soggetti con patologie come i disturbi dello spettro autistico. L’utilizzo di materiali isolanti ha permesso poi di ridurre al minimo la diffusione a bordo di rumori impulsivi, ciò che può appunto consentire anche alle persone con autismo di godersi un viaggio in totale tranquillità.
Un discorso molto simile lo si può fare per l’impianto di illuminazione. All’interno del catamarano, infatti, sono state installate luci dirette e diffuse, capaci di creare un’atmosfera avvolgente per tutti i passeggeri.
Sulle orme di questo lavoro, Peri è determinata a continuare il percorso, intraprendendo il dottorato di ricerca. L’auspicio, pertanto, è che con il suo impegno e quello di altri colleghi il Design for All non rimanga solo uno slogan di buoni propositi.
Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “L’ingegnera che ha progettato un autobus marittimo con l’anima”) e viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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