Bilanciare ovunque la tutela della salute e i bisogni relazionali e affettivi

«Strumenti di screening per il coronavirus, come quelli del Veneto e dell’Emilia Romagna, vanno introdotti anche nelle altre Regioni, per realizzare quel delicato bilanciamento tra la tutela della salute e i fondamentali bisogni relazionali e affettivi delle persone più fragili, per le quali le videochiamate, anche a motivo di patologie specifiche di cui sono spesso portatori, non sono una soluzione adeguata»: lo ha dichiarato il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, a proposito delle strutture residenziali che ospitano persone con disabilità

Immagine sfuocata di persona in carrozzinaCome avevamo segnalato già nell’estate scorsa, il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale aveva avviato una stringente iniziativa di interlocuzione con i Presidenti di tutte le Regioni, per far sì che ogni eventuale situazione di confinamento delle persone con disabilità in strutture residenziali non si protraesse ulteriormente.
Lo stesso Garante aveva anche chiesto che «si sollecitasse un controllo, o laddove necessario una revisione, sulla corretta applicazione delle nuove regole che definiscono le modalità di contatto tra gli ospiti delle strutture delle residenze per persone con disabilità e i loro cari, sollecitando le Autorità Regionali a garantire, nella necessaria sicurezza, sia la possibilità di accesso dall’esterno dei familiari, sia quella di uscita degli ospiti».

In tale quadro, come si può leggere nella più recente comunicazione pubblica prodotta dal Garante, viene ritenuta «positiva la decisione delle Regioni del Veneto e dell’Emilia Romagna di distribuire in tali strutture i tamponi per effettuare test rapidi sia sugli operatori sanitari sia – ed è questo l’elemento di novità – sui visitatori esterni. Tale screening consente di conciliare il mantenimento delle fondamentali relazioni affettive con le esigenze di prevenzione sanitaria».

Il Garante ha espresso pertanto l’auspicio «che simili strumenti siano introdotti anche nelle altre Regioni, per realizzare quel delicato bilanciamento tra la tutela della salute e i fondamentali bisogni relazionali e affettivi delle persone più fragili, per le quali le videochiamate, anche a motivo di patologie specifiche di cui sono spesso portatori, non sono una soluzione adeguata». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@garantenpl.it.

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