Oggi, che è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non potremo purtroppo fare a meno di leggere e ascoltare come ogni anno appelli ipocriti contro la violenza maschile e per un maggior protagonismo delle donne. In realtà nulla è veramente cambiato e prova ne è il nostro Sistema Paese che relega le donne ad un ruolo di subalternità, come ha dimostrato e sta dimostrando anche l’attuale gestione della pandemia.
I diritti acquisiti dopo anni di lotte sono stati calpestati dall’acuirsi della crisi e da politiche del lavoro e del welfare che ci hanno riportato indietro di decenni: la donna/madre unico vero ammortizzatore sociale.
Paghiamo i costi più alti di questa crisi: durante il lockdown si sono moltiplicati i carichi di lavoro domestici e di assistenza a familiari che vivono condizioni di vita complesse; certo, il sistema in cui siamo da secoli immersi ci attribuisce questi ruoli “per natura”.
Siamo quindi “violentate” ogni giorno, perché siamo vittime predestinate da sacrificare, anzi troppo spesso ci sentiamo così intraprendenti, emancipate, forti, indipendenti, libere di scegliere, che ci facciamo sopraffare da scelte che non sono altro che retaggi culturali da cui non ci siamo realmente liberate.
Come se alternative non ci fossero, con profondo senso di disorientamento ci facciamo “confinare” a ruoli di subordinazione perenne in casa e nei luoghi di lavoro. Ciò ci espone in misura maggiore alla violenza domestica , fisica e psicologica. E se finanziamenti non vi sono per gli asili, per l’assistenza alle persone con disabilità o agli anziani, figuriamoci se ce ne sono a sufficienza per le case rifugio!
Le stesse Istituzioni che ci hanno fatto precipitare nella crisi di un Sistema Paese inadeguato al rispetto dei diritti umani, oggi, 25 novembre, affermeranno di voler eliminare la violenza sulle donne: la stessa catena disfunzionale dei rapporti d’amore malati… allora?!
L’impegno delle donne e degli uomini in primis dovrà essere oggi e sempre, a mio avviso, quello di lottare per un sistema economico e di welfare che tuteli i diritti umani, che tuteli il mondo del lavoro, che ci tuteli e allontani dal disagio mentale, e curi piuttosto che lasciarci dover scegliere di abbandonare il lavoro e una vita sociale, per accudire familiari malati e subire mariti/uomini violenti e malati anch’essi.
Non possiamo più accettare di essere discriminate, oppresse dal nostro ruolo in famiglia e di cadere nella rete della violenza domestica, troppo spesso – ripeto – dovuta a una violenza del sistema.
Il mio “rosso”, oggi, è quello dell’alba di questo 25 novembre.