«Siamo persone con disabilità in tutti i giorni dell’anno, e anche se non amiamo le ricorrenze, riconosciamo naturalmente il valore dei princìpi sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Per questo vogliamo proporre, consapevoli che non è la soluzione, ma un gesto simbolico, di inserire nella Convenzione un nuovo articolo, il 19 bis, che segua l’articolo 19 (Vita indipendente e inclusione nella società) e affermi che: “va riconosciuto a ogni persona con disabilità il diritto al piacere e alla libertà di esprimere e godere della propria sessualità”».
Lo ha dichiarato Armanda Salvucci, in occasione della recente Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, auspicando che «tale proposta sia l’occasione per fare nascere un dibattito sul tema, ma soprattutto che si arrivi presto a una sola “dichiarazione” che sia realmente universale e che comprenda e affermi i diritti di tutte le persone, senza alcuna distinzione».
Ci siamo già occupati in più di un’occasione del progetto Sensuability, iniziativa ideata dalla stessa Armanda Salvucci, nell’àmbito della sua Associazione di Promozione Sociale NessunoTocchiMario, voluta con l’obiettivo di abbattere gli stereotipi relativi alla sessualità e alla disabilità, partendo dal proporre nuovi linguaggi e un nuovo modo di fare cultura attraverso tutte le forme d’arte: dalla cinematografia alla fotografia, alla pittura, alla musica e al fumetto, per rappresentare la disabilità in un altro modo, ironico e leggero. Ne abbiamo anche parlato con lei stessa, nel corso di una lunga intervista, in cui aveva tra l’altro ribadito il concetto della «sessualità come parte integrante della vita delle persone con disabilità», quello che tuttora appare come «uno dei tabù più radicati nella nostra società».
«La sessualità – sottolinea oggi Salvucci – non è un diritto, come non lo è l’amore. Se pure non ho diritto di essere amata, credo però che sia giusto rivendicare la libertà di essere amata e di amare, di avere una sessualità soddisfacente. Ma questa libertà può essere agita solo se si garantiscono le stesse opportunità per tutti, come poter uscire senza doversi preoccupare di tutte quelle barriere architettoniche e culturali che sono ostacoli ad una vita sociale piena e a un suo riconoscimento. Significa garantire la possibilità, nelle situazioni più serie, di accedere ad un’assistenza che faciliti la piena realizzazione della persona, abbandonando anche quelle politiche relative ad una vita indipendente, finora indirizzate al mantenimento dello status quo». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@sensuability.it.