Intende rispondere a una questione che in questi mesi ha occupato spesso anche le nostre pagine e portata all’evidenza anche dalle Federazioni FISH e FAND, durante l’incontro del 3 dicembre scorso con il Presidente del Consiglio Conte, l’importante documento (disponibile integralmente a questo link prodotto nei giorni scorsi dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria e dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, a firma dei rispettivi responsabili Andrea Urbani e Giovanni Rezza.
L’oggetto del documento (Disposizioni per l’accesso dei visitatori a strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice e indicazioni per i nuovi ingressi nell’evenienza di assistiti positivi nella struttura) fotografa il problema aprendosi con la presa d’atto che «le strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali, comunque denominate (strutture residenziali in ambito territoriale per persone non autosufficienti, quali anziani e disabili, strutture residenziali extraospedaliere ad elevato impegno sanitario, per trattamenti residenziali intensivi di cura e mantenimento funzionale, Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA o similari), Residenze Sanitarie per Disabili (RSD), lungodegenze, case di riposo, strutture sociali in àmbito territoriale) e gli hospice, ospitano persone anziane o disabili che costituiscono una fascia di popolazione particolarmente fragile e a maggior rischio di evoluzione grave se colpita da COVID-19. Per questo motivo si sono rese necessarie misure particolarmente stringenti di prevenzione e controllo delle infezioni per tutelare la salute degli assistiti in queste strutture [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
Dopo avere poi ricordato le disposizioni per l’accesso a tali strutture fissate dai Decreti del Presidente del Consiglio (DPCM) dell’8 marzo e del 3 novembre, il documento sottolinea però che «l’attuazione di tali misure, tra cui il distanziamento fisico e le restrizioni ai contatti sociali imposte dalle norme volte al contenimento della diffusione del contagio hanno determinato una riduzione dell’interazione tra gli individui e un impoverimento delle relazioni socioaffettive che, in una popolazione fragile e in larga misura cognitivamente instabile, possono favorire l’ulteriore decadimento psicoemotivo, determinando poi un aumentato rischio di peggioramento di patologie di tipo organico. Inoltre, anche i familiari hanno dovuto affrontare la distanza dal proprio caro e la conseguente difficoltà ad offrire sostegno e supporto affettivo in un momento difficile come quello attuale».
«In tale contesto – si legge quindi – vanno collocate collocano le proposte della “Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”, istituita presso il Ministero della Salute con il Decreto Ministeriale dell’8 settembre 2020, riguardanti la ripresa in sicurezza di visite e contatti presso gli anziani in strutture residenziali, che, a partire dall’analisi degli elementi di criticità caratterizzanti il sistema residenziale sociosanitario per la terza età, individuano soluzioni organizzative utili per ripristinare in sicurezza le attività socio-relazionali all’interno delle strutture stesse, altrettanto necessarie quanto quelle sanitarie».
Pertanto, «tenuto conto delle suddette indicazioni e in coerenza con quanto previsto dal rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-CoV-2 in strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali, versione del 24 agosto 2020, per garantire uniformità di applicazione delle citate disposizioni e per assicurare il pieno accesso in sicurezza di parenti e visitatori presso le strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice, si forniscono ulteriori chiarimenti e indicazioni, ferme restando le specifiche disposizioni adottate nel rispetto della propria autonomia, esercitabile anche attraverso l’adozione di protocolli di sicurezza specifici. Tali indicazioni sono valide nell’attuale contesto di diffusa circolazione del virus».
Qui di seguito elenchiamo i cinque passaggi successivi, in cui il documento del Ministero della Salute fornisce le indicazioni generali sul tema affrontato:
«1.1. Poiché l’isolamento sociale e la solitudine rappresentano motivo di sofferenza e importanti fattori di rischio nella popolazione anziana per la sopravvivenza, lo stato di salute fisica e mentale, in particolare per depressione, ansia e decadimento cognitivo/demenza, come documentato da ampia letteratura scientifica, debbono essere assicurate le visite dei parenti e dei volontari per evitare le conseguenze di un troppo severo isolamento sulla salute degli ospiti delle residenze. Le visite devono essere effettuate in sicurezza tramite adeguati dispositivi di protezione e adeguate condizioni ambientali.
1.2. È necessario che tutte le strutture residenziali approntino adeguate misure perché ad ogni ospite sia data facoltà di collegarsi regolarmente in modalità digitale con i propri congiunti e amici, al fine di scongiurare un isolamento forzato e garantire per quanto possibile occasioni di relazione sociale e affettiva. In particolare, questi strumenti sono fondamentali laddove le condizioni epidemiologiche dell’area in cui si trova la struttura non permettano visite frequenti in presenza.
1.3. Deve essere favorita la ripresa – nel rispetto delle previste misure di contenimento del rischio – delle attività sanitarie e sociosanitarie eventualmente sospese quali, ad esempio, fisioterapia, logopedia e terapia occupazionale e deve essere facilitato – previa adeguata informazione/formazione sul rischio e sulle misure da attuare per mitigarlo – l’apporto degli assistenti sociali, assistenti personali e del volontariato, in considerazione del contributo da essi fornito agli ospiti in termini di mantenimento delle abilità fisiche e socio-relazionali.
1.4. Vanno sviluppate e diffuse buone pratiche nella gestione dei contatti e della rete sociale degli ospiti, sia in presenza che a distanza, e modalità per valutarne l’impatto in termini di efficacia e di sicurezza. Le direzioni sanitarie debbono perciò predisporre un piano dettagliato per assicurare la possibilità di visite in presenza e contatti a distanza in favore degli ospiti delle strutture. Si sollecitano soluzioni tipo “sala degli abbracci” dove un contatto fisico sicuro può arrecare beneficio agli ospiti in generale ed a quelli cognitivamente deboli in particolare; devono comunque essere previsti, per le eventuali diverse tipologie di soluzioni individuate, adeguati protocolli – in particolare, ad esempio, in riferimento alle misure igieniche da rispettare ed ai dispositivi di protezione da indossare – al fine di garantire il contenimento del rischio e la sicurezza degli ospiti, dei lavoratori, dei volontari e dei visitatori.
1.5. Si ricordano le indicazioni per il tracciamento di tutti gli ingressi e l’opportunità di attivare forme di monitoraggio sulle visite e i contatti effettuate nelle residenze».
Il documento si conclude presentando una serie di indicazioni specifiche sul altrettante questioni, vale a dire «Test antigenici rapidi per i visitatori alle strutture residenziali autorizzati dal direttore della struttura», «Test molecolari per lo screening dei nuovi ingressi di assistiti e per il personale delle strutture», «Sospensione dell’accesso ai visitatori nelle strutture socioassistenziali e sociosanitarie qualora sia presente un caso Covid-19 o un focolaio in atto», «Sospensione di nuovi ingressi nelle strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali con casi tra gli assistiti», «Hospice» e «Misure organizzative e di prevenzione delle infezioni». (S.B.)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile il testo integrale del documento sottoscritto da Andrea Urbani e Giovanni Rezza, responsabili della Direzione Generale della Programmazione Sanitaria e della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.
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