La Giornata della Memoria di oggi, 27 gennaio [se ne legga già ampiamente sulle nostre pagine, N.d.R.], è anche l’occasione per ricordare le vittime del programma di eutanasia nazista Aktion T4 che, a partire dal biennio 1938-39, portò all’uccisione di persone affette da malattie genetiche incurabili, persone con disabilità fisica e mentale. Secondo le stime più attendibili, le cosiddette “vite indegne di essere vissute” cancellate dal programma Aktion T4 sarebbero state tra le 60.000 e le 100.000.
Adolf Hitler e i gerarchi nazisti furono sempre consapevoli che il progetto sarebbe stato impopolare in Germania e vennero messi in atto tutti gli sforzi possibili per evitare che la notizia circolasse troppo. Si temevano, in particolare, le proteste da parte delle comunità cattoliche. E tuttavia, visto l’enorme numero di persone coinvolte nel progetto, non fu possibile mantenere la segretezza sul programma Aktion T4: già nel 1940, infatti, iniziarono a trapelare informazioni su quello che stava succedendo negli ospedali, nei sanatori e negli istituti psichiatrici dov’erano ricoverati i malati più gravi. Molte famiglie decisero così di dimettere i propri parenti da queste strutture per curarli a casa.
Furono poche le voci che si levarono pubblicamente per condannare il programma di eugenetica nazista. Tra queste merita di essere ricordata quella di August von Galen, vescovo della Diocesi di Münster tra il 1933 e il 1946, che si oppose con forza alle teorie e alla prassi del regime nazional-socialista. Dopo essersi consultato con Papa Pio XII, nel corso del 1941 Galen pronunciò tre omelie apertamente antinaziste. Le prime due (il 13 e il 20 luglio) avevano come bersaglio l’occupazione e la confisca dei conventi, mentre la terza, pronunciata il 3 agosto di quell’anno, denunciava con forza proprio il programma segreto Aktion T4, visto come negazione del comandamento biblico Non uccidere.
Qui di seguito, quindi, diamo spazio alla traduzione* dei passaggi più significativi del testo di quell’omelia, ricordata anche come l’Omelia dell’Eutanasia.
«Fratelli cristiani! Nella lettera pastorale dei vescovi tedeschi del 26 giugno 1941 che è stata letta in tutte le chiese cattoliche in Germania il 6 luglio 1941, si legge tra l’altro: “Secondo la dottrina cattolica esistono senza dubbio comandamenti che non sono vincolanti quando l’obbedienza ad essi richiede un sacrificio troppo grande, ma esistono sacri obblighi di coscienza dai quali nessuno ci può liberare e a cui dobbiamo adempiere anche a prezzo della morte stessa. In nessuna occasione e in qualsiasi circostanza un uomo può – eccetto in guerra e per legittima difesa – prendere la vita di una persona innocente”.
Il 6 luglio ho già avuto occasione di aggiungere alla lettera pastorale la seguente spiegazione: da alcuni mesi ci giunge notizia che, per ordine di Berlino, i pazienti dei manicomi malati da molto tempo e che possono sembrare incurabili, vengono allontanati obbligatoriamente [dalle strutture in cui risiedono, N.d.R.]. Poco tempo dopo, i loro familiari vengono informati della morte del proprio congiunto e che il cadavere è stato cremato e che le ceneri possono essere consegnate alla famiglia.
C’è il sospetto diffuso che queste numerose morti inattese di malati mentali non avvengano naturalmente, ma siano deliberatamente provocate, che si segua la dottrina secondo la quale si può distruggere la cosiddetta “vita senza valore”, cioè uccidere persone innocenti se si considera che la loro vita non ha più valore per la nazione e lo Stato [grassetti nostri in tutte le parti della traduzione, N.d.R.].
Come ho appreso da fonti attendibili, anche nei manicomi e nei sanatori della provincia di Westfalia si stanno compilando liste di pazienti che devono essere portati via in quanto “persone improduttive” e che saranno presto uccisi. Il primo trasporto è partito dall’Ostituto Marienthal vicino a Münster questa settimana.
Uomini e donne tedeschi! La Sezione 211 del Codice Penale del Reich ha ancora valore di legge. E afferma che: “Chiunque uccida intenzionalmente un essere umano sarà punito con la morte se l’uccisione è premeditata”. I pazienti destinati ad essere uccisi vengono trasferiti lontano da casa, in un lontano manicomio, presumibilmente per proteggere da questa punizione legale coloro che uccidono deliberatamente quella povera gente, membri delle nostre famiglie.
Come causa del decesso viene poi indicata qualche malattia. Siccome il cadavere viene bruciato subito né i parenti né la polizia sono in grado di stabilire se la malattia c’è stata veramente e quale sia stata la causa del decesso. Tuttavia, mi è stato assicurato che il Ministro degli Interni del Reich e l’Ufficio del Capo dei Medici del Reich, il Dr. Conti, non fanno mistero del fatto che un gran numero di malati mentali in Germania sono stati deliberatamente uccisi e altri ne verranno uccisi in futuro.
Il Codice Penale stabilisce all’articolo 139: “Colui che riceve informazioni credibili sull’intenzione di commettere un crimine contro la vita e trascura di avvertire in tempo le autorità o la persona minacciata… sarà punito”.
Quando ho saputo dell’intenzione di trasportare i pazienti da Marienthal per ucciderli, ho presentato una denuncia formale al Tribunale di Stato di Münster e al Presidente della Polizia di Münster con una lettera raccomandata che diceva quanto segue: “Secondo le informazioni che ho ricevuto, nel corso di questa settimana un gran numero di pazienti del manicomio provinciale di Marienthal vicino a Münster saranno trasportati al manicomio di Eichberg in quanto considerati ‘persone improduttive’ e saranno poi uccisi, come generalmente si pensa sia successo ad altri trasporti simili provenienti dai manicomi. Poiché una tale azione non solo è contraria alle leggi morali di Dio e della natura, ma è anche punibile con la morte come omicidio ai sensi dell’articolo 211 del Codice Penale, io presento un’accusa secondo il mio dovere ai sensi dell’articolo 139 del Codice Penale, e vi chiedo di provvedere immediatamente alla protezione delle persone minacciate in questo modo, prendendo provvedimenti contro le agenzie che stanno progettando il loto trasferimento e uccisione. Vi chiedo inoltre di informarmi delle azioni che sono state intraprese”.
Non ho ricevuto nessuna notizia sull’intervento della Procura o della Polizia… Così dobbiamo supporre che i poveri pazienti indifesi saranno presto uccisi. Per quale motivo?
Non perché hanno commesso un crimine degno di morte. Non perché hanno aggredito gli infermieri o i custodi costringendoli a non avere altra scelta se non usare la forza legittima per difendere la propria vita. No, non è per questo motivo che questi sfortunati pazienti devono morire, ma piuttosto perché, secondo il parere di qualche dipartimento, su testimonianza di qualche commissione, sono diventati “vita inutile”, perché sono “improduttivi”.
L’argomento che viene usato è: non possono più produrre beni, sono come una vecchia macchina che non funziona più, sono come un vecchio cavallo che è diventato incurabilmente zoppo, sono come una mucca che non dà più latte. Cosa si fa con una macchina così vecchia? Viene rottamata. Cosa si fa con un cavallo zoppo, con un capo di bestiame improduttivo? No, non voglio portare il paragone fino in fondo, per quanto terribile sia la sua giustificazione e la sua chiarezza. Qui non si tratta di macchine, non si tratta di cavalli o mucche il cui unico scopo è quello di servire l’uomo, di produrre beni per l’uomo. Possono essere macellati non appena non soddisfano più questo scopo. No, questi sono esseri umani, nostri simili, nostri fratelli e sorelle. Persone povere e malate, possiamo anche dire improduttive se questo vi piace.
Ma hanno perso il diritto alla vita? Tu hai il diritto di vivere fino a quando sei produttivo? Io ho questo diritto? Vivere fino a quando siamo produttivi o fino a quando siamo riconosciuti come produttivi da altri?
Se stabiliamo e applichiamo il principio che è lecito uccidere le persone improduttive, allora guai a tutti noi quando saremo vecchi e decrepiti! Se è lecito uccidere gli improduttivi, allora guai agli invalidi che hanno sacrificato e perso la loro forza e le loro ossa sane nel processo di produzione! Se le persone improduttive possono essere eliminate con la forza, allora guai ai nostri bravi soldati che tornano dalla guerra con gravi ferite, storpi o invalidi.
Se si ammette una volta che gli uomini hanno il diritto di uccidere i loro simili improduttivi, e se ora questo riguarda all’inizio solo i poveri pazzi, allora in linea di principio si dà il via libera all’omicidio di tutti gli improduttivi. Cioè dei malati incurabili, degli storpi incapaci di lavorare, delle persone rese invalide dal lavoro in fabbrica o dalla guerra, e infine l’omicidio di tutti noi, quando diventiamo vecchi e decrepiti e quindi improduttivi.
Allora, è solo necessario che qualche editto segreto ordini che il metodo sviluppato per i malati di mente sia esteso ad altre persone “improduttive”, che sia applicato a coloro che soffrono di malattie polmonari incurabili, agli anziani fragili o invalidi, ai soldati gravemente invalidi. Allora nessuna delle nostre vite sarà più sicura. Qualche commissione potrà inserirci nella lista degli “improduttivi”, che secondo loro sono diventati una vita inutile. E nessuna forza di polizia ci proteggerà e nessun tribunale indagherà sul nostro omicidio e darà all’assassino la punizione che merita.
Chi potrà avere fiducia in un medico? Forse segnalerà il malato come improduttivo e riceverà l’ordine di ucciderlo? È inconcepibile quale barbarie morale, quale sfiducia reciproca generale sarà portata nelle famiglie, se questa terribile dottrina sarà tollerata, accettata e seguita. Guai al popolo, guai al nostro popolo tedesco, se il santo comandamento di Dio: “Non uccidere!”, che il Signore ha proclamato sotto il tuono e il lampo del Sinai, che Dio nostro Creatore ha scritto nella coscienza degli uomini fin dal principio, non solo viene trasgredito, ma se questa trasgressione viene addirittura tollerata e praticata impunemente!
Vi farò un esempio di ciò che sta accadendo ora. A Marienthal vive un uomo di circa 55 anni, un contadino di una parrocchia di campagna che da alcuni anni soffriva di disturbi mentali e quindi fu affidato a una struttura. Non era veramente malato di mente, poteva ricevere visite ed era sempre felice ogni volta che i suoi parenti andavano a trovarlo. Solo quindici giorni fa ha ricevuto la visita di sua moglie e di uno dei suoi figli, che è un soldato al fronte ed era in licenza a casa. Il figlio è molto affezionato al padre malato, quindi per lui è stato difficile degli addio. Chissà se il soldato tornerà e se rivedrà suo padre […]. Certamente il figlio non rivedrà suo padre su questa terra, perché dopo l’ultima visita con i suoi familiari l’uomo è stato inserito nella lista degli improduttivi.
Un parente che voleva fare visita all’uomo ricoverato, questa settimana è stato allontanato con la notizia che l’uomo era stato trasferito per ordine del Consiglio dei Ministri della Difesa Nazionale. Dove, non si può dire. I parenti sarebbero stati informati in pochi giorni.
Quale sarà il messaggio che verrà comunicato alla famiglia? Sarà lo stesso che in altri casi? Che l’uomo è morto, che il corpo è stato cremato? Che le ceneri possano essere consegnate dietro pagamento di una tassa? In questo caso il soldato che sta combattendo per il popolo tedesco non vedrà più suo padre qui sulla terra, perché altri tedeschi qui nella sua patria lo hanno ucciso. I fatti che ho esposto sono certi. Posso dare i nomi del malato, di sua moglie, di suo figlio e il luogo dove vivono.
“Non uccidere!”: Dio ha scritto questo comandamento nelle coscienze degli uomini molto prima che qualsiasi codice penale rendesse l’omicidio punibile, molto prima che procuratori e tribunali perseguissero e punissero l’omicidio. Caino, che uccise suo fratello Abele, era un assassino molto prima che ci fossero gli stati e i tribunali. E confessò, spinto dall’accusa della sua coscienza: “Più grande è la mia iniquità che io possa trovare perdono! Chiunque mi troverà mi ucciderà, l’assassino!”. (Gen. 4.13, 14)».
*Il testo è stato tradotto dal tedesco all’italiano con un software di traduzione automatica a partire dal testo integrale dell’omelia di August von Galen pubblicata nel sito dell’Università di Innsbruck. Dove è stato possibile, la traduzione dal tedesco è stata verificata tramite il confronto con stralci del testo già pubblicati in italiano o in inglese. Ogni errore è da imputare esclusivamente all’Autrice, che si scusa quindi in anticipo per ogni eventuale errore o imprecisione.
Il presente contributo è già apparso in “Persone con disabilità.it” e viedne qui ripreso, per gentile concessione, con minime variazioni rispetto all’originale.
Oltre al citato testo pubblicato in questi giorni da «Superando.it» (L’Olocausto della disabilità: memoria del passato, memoria per il futuro), suggeriamo anche ai Lettori: Stefania Delendati, Quel primo Olocausto (a questo link, con l’elenco a fianco dei numerosi contributi da noi pubblicati sul medesimo tema); Domenico Massano, Olocausto e disabilità: ciò che non dovrà più essere (a questo link).
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