La salute del mondo passa dalla difesa dei più fragili

«La lebbra è stata ridimensionata, grazie ai progressi della medicina, ma colpisce ancora oltre 200.000 persone all’anno, lasciando i segni della disabilità in molte di loro, ciò che le rende il più delle volte emarginate da paure e pregiudizi»: lo dicono dall’Associazione AIFO, attiva da sessant’anni nella cooperazione socio sanitaria nel mondo, in vista della 68^ Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra del 31 gennaio, E nei prossimi giorni l’AIFO promuoverà anche due incontri online, uno dei quali sul tema “La salute del mondo passa dalla difesa dei più fragili – Essere fratelli”

AIFO: sostegno sanità di base

L’AIFO è impegnata con 52 progetti di di aiuto sanitario in vari Paesi del mondo in cerca di sviluppo, curando ogni anno più di 320.000 persone, delle quali oltre 250.000 malate di lebbra

«Oggi la lebbra è stata ridimensionata, grazie ai progressi della medicina, ma colpisce ancora oltre 200.000 persone all’anno, lasciando in molte di loro – circa 3 milioni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – i segni della disabilità. Ciò rende, il più delle volte, queste persone emarginate da paure e pregiudizi che non sono stati ancora del tutto sconfitti. Si parla dunque di una malattia che pur essendo oggi perfettamente curabile, si sviluppa ancora in regioni povere e dove è carente la sanità di base in grado di prevenirne il contagio e l’insorgenza. Non a caso India e Brasile, che da soli rappresentano il 70% dei casi di lebbra nel mondo, sono anche i due Paesi che, dopo gli Stati Uniti, hanno più casi e decessi a causa del Covid-19».
Lo dicono dall’AIFO, l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, in vista dell’imminente 68^ Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra del 31 gennaio, che si celebra tradizionalmente nell’ultima domenica di gennaio.

Sono esattamente sessant’anni – come si può leggere anche nel box in calce – che l’AIFO è attiva nella cooperazione socio sanitaria nel mondo, avendo anche dato vita nel 2011, insieme a EducAid, DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), alla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), alleanza strategica nata per occuparsi di cooperazione allo sviluppo delle persone con disabilità, in àmbito internazionale.
«Abbiamo imparato molto dalla lebbra – sottolineano dall’AIFO – nella cura delle persone, nel promuovere la medicina di base, nel rafforzare le comunità affinché possano prendere in mano il proprio destino. Il nostro principale obiettivo è l’inclusione sociale delle persone emarginate, anche a causa di una disabilità, o minacciate di violenze (ad esempio le donne, i gruppi minoritari o discriminati), attraverso pratiche economiche (come i gruppi di auto aiuto) e sociali (come l’educazione e la formazione professionale). Non a caso nei Paesi dove la nostra organizzazione è presente, con l’insorgere della pandemia ci siamo trovati subito in prima linea per fare informazione, per diffondere i mezzi di prevenzione e per sostenere materialmente le persone più fragili davanti allo sconvolgimento delle condizioni economiche provocate dalle misure per contenere i contagi».
In tal modo l’AIFO prosegue così il lavoro che l’ha vista impegnata in altre emergenze sanitarie, come l’Ebola, al sostegno della fondamentale sanità di base.
Attualmente l’Associazione gestisce ben 52 progetti di aiuto sanitario, curando ogni anno più di 320.000 ammalati, dei quali oltre 250.000 colpiti dalla lebbra.

Sempre in questo fine settimana, inoltre, l’AIFO proporrà anche due incontri virtuali, il primo dei quali sarà nel pomeriggio di domani, 30 gennaio (ore 18-19), sul tema La 68ª Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra / AIFO attività solidali in Italia e le vaccinazioni nel mondo, il secondo, invece, domenica 31 (ore 15-17), intitolato La salute del mondo passa dalla difesa dei più fragili – Essere fratelli (i programmi sono disponibili rispettivamente a questo e a questo link). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
° In generale sulla 68^ Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra: Antonina Sollena (antonina.sollena@aifo.it).
° Sugli incontri online di domani, 30 gennaio, e di domenica 31: Federica Dona (federica.dona@aifo.it).

L’AIFO
L’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau è un’organizzazione non governativa impegnata nel campo della cooperazione socio-sanitaria internazionale.
Nel 1961, a Bologna, un gruppo di volontari e missionari comboniani ispirati dal messaggio di amore e giustizia di Raoul Follereau, Contro la Lebbra e Contro tutte le Lebbre, decisero di fondare un’Associazione aperta a tutti, come voluto da Follereau che scrisse: «Proclamo erede universale tutta la gioventù del mondo: di destra, di sinistra, di centro, estremista; che mi importa! Tutta la gioventù: quella che ha ricevuto il dono della fede, quella che si comporta come se credesse, quella che pensa di non credere. C’è un solo cielo per tutto il mondo».
Nacque così l’AIFO, associazione popolare, radicata sul territorio nazionale, attenta alle tematiche dell’educazione globale per formare cittadini consapevoli col comune obiettivo di impegnarsi con gli ultimi e per i loro diritti.
Nel 2012 l’organizzazione ha deciso di avviare un progressivo rafforzamento e riorganizzazione dei propri coordinamenti all’estero, verso un modello via via più decentrato e federato e di portare a tredici i propri coordinamenti regionali in Italia.
Oggi aggrega come soci più di 800 volontari, di ogni estrazione sociale, politica o religiosa e le diversità tra loro sono viste come una risorsa, perché li rendono capaci di comprendere e di rivolgersi a tutti gli uomini. Soci volontari sono anche i membri del Consiglio di Amministrazione ed il Presidente.
I soci identificano le linee strategiche che guidano le iniziative in Italia e nei Paesi in via di sviluppo, la cui esecuzione è affidata a un Direttore coadiuvato da uno staff di professionisti attivo in Italia e in diciannove Paesi del Mondo.
Come si legge nel sito dell’AIFO, «la nostra Associazione crede che ad ogni persona, soprattutto se emarginata, debba essere restituita la dignità e che le relazioni sociali debbano essere basate sull’equità. Che si debba porre al centro del processo la persona cui è rivolta l’azione, la quale diventa protagonista di tutte le decisioni che la riguardano. Che sia importante avere grande conoscenza ed attenzione per il contesto storico, culturale, sociale in cui si agisce. Che si debba assumere il modello partecipativo e comunitario fondato sulla valorizzazione delle risorse locali e sulla gestione decentrata delle azioni progettuali».
Nel 2011, insieme a EducAid, DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), l’AIFO ha dato vita alla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), alleanza strategica nata per occuparsi di cooperazione allo sviluppo delle persone con disabilità, in àmbito internazionale.

Raoul Follereau
Nato a Nevers il 18 agosto 1903 e morto a Parigi il 6 dicembre 1977, il poeta, scrittore e giornalista francese Raoul Follereau ha dedicato la propria vita ai malati di lebbra e agli ultimi, ispirando un vasto movimento di solidarietà nel mondo.
Egli si può considerare come uno dei maggiori protagonisti della solidarietà nel dopoguerra, pioniere delle molteplici modalità con cui la società civile sollecita oggi l’opinione pubblica internazionale.
Il suo nome è legato alla battaglia per i malati di lebbra, che costituivano allora il gruppo più emarginato dal punto di vista materiale e spirituale.
Oltre all’enorme sforzo per migliorare la condizione di questi malati messi al bando della società, Follereau è stato anche l’autore di una vera e propria rivoluzione culturale e morale, per arrivare a considerare i malati di lebbra persone come le altre. Una rivoluzione che non si è ancora conclusa – tanto radicata è la paura secolare nei loro confronti – ma il cambiamento di prospettiva operato da Follereau ha stimolato i progressi della medicina – oggi la lebbra è una malattia perfettamente curabile – e soprattutto ha portato ad includere i malati nei processi di riabilitazione e inclusione, a beneficio delle comunità in cui vivono.

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