Uno dei problemi dei grandi centri è la mancanza di parcheggi, in particolare quelli riservati alle persone con mobilità ridotta, spesso occupati da abusivi. La città di Torino è impegnata da qualche tempo in un progetto che agevola gli spostamenti delle persone con disabilità e in tal senso è la prima città ad utilizzare il sistema DEPS (Disabled Easy Parking System, ovvero “Sistema di parcheggio facile per le persone con disabilità”).
L’applicazione, ancora in fase di sperimentazione, è nata dalla passione dell’ingegner Daniele Aprà e del suo socio Davide Turato per la tecnologia che consente di poter “leggere” a grande distanza dei sensori a batteria, in modo da individuare e monitorare gli stalli riservati alle persone con disabilità. In pratica l’app consente loro di sapere se e quali parcheggi riservati sono liberi, già durante il tragitto in automobile.
«Si tratta di un progetto – commenta Franco Lepore, disability manager della Città di Torino – che potrà favorire la mobilità delle persone con disabilità ed è anche la dimostrazione che le nuove tecnologie, se utilizzate in modo consapevole, possono migliorare sensibilmente la loro vita. Il sistema DEPS, ancora in fase sperimentale, consente infatti, attraverso l’utilizzo di un’applicazione che comunica con dei sensori inseriti nel manto stradale, di conoscere preventivamente l’esatta ubicazione degli stalli per il parcheggio delle persone con disabilità e lo stato di occupazione. In questo modo il cittadino con disabilità potrà conoscere in tempo reale se nei paraggi ci siano parcheggi liberi e, di conseguenza, pianificare in modo ottimale i propri spostamenti».
La parte hardware del sistema è costituita, come detto, da innovativi sensori che vengono inseriti nel manto stradale e che non hanno bisogno di cablaggi, perché comunicano a radiofrequenza e le batterie durano dai cinque ai sette anni. Questo abbatte di molto i costi, sia rispetto all’installazione che alla fornitura. La componente software, invece, è composta da un’app che permette di visualizzare in tempo reale se gli stalli siano liberi oppure no, oltre alla loro dislocazione, aiutando in tal modo l’autista alla navigazione verso lo stallo.
Attualmente la sperimentazione viene attuata in due parcheggi (davanti all’Ospedale del Cottolengo e in Largo Cibario) e questa fase di verifica si colloca all’interno di Torino City lab, progetto finalizzato a migliorare la qualità della vita nell’ambiente urbano, attraverso lo studio, la sperimentazione e lo sviluppo di tecnologie innovative e a impatto sociale.
I test vengono attuati dai soci della CPD di Torino (Consulta delle Persone in Difficoltà) e dall’UICI del capoluogo piemontese (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). In particolare, Cristian Tarasco, persona con problemi visivi e funzionario dell’Ufficio dei Piani Eliminazione Barriere Architettoniche, dichiara: «Ho eseguito dei test di valutazione per verificare se il sistema funziona, ho provato a recarmi su diversi stalli “sensorizzati” che l’applicativo mi dava come liberi e in effetti lo erano. Ho utilizzato quindi il navigatore che mi ha guidato fino allo stallo selezionato, mentre nel caso dello stallo con il mio contrassegno di fronte alla sede di lavoro, visualizzabile solo sul mio telefono, funziona perfettamente. Inoltre, quando occupo il mio parcheggio, ho un pulsante dedicato per confermare la corretta occupazione del mio stallo con la mia autovettura».
È previsto che nel giro di poco tempo in città saranno funzionanti centotrenta DEPS. Una volta terminata la fase in corso di sperimentazione, ve ne sarà un’altra, durante la quale le forze dell’ordine potranno verificare se i vari stalli saranno occupati da chi ne abbia veramente diritto o abusivamente.
Alla realizzazione del progetto hanno concorso diverse realtà, ovvero, oltre alle già citate CPD e UICI di Torino, anche i Lions Distretto Ia1–L.C. Stupinigi 2001, e la CNA locale (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa).
Il progetto, per altro, non è stato pensato solo per la città di Torino, ma per estenderlo a un territorio extraurbano. «Crediamo molto in questa iniziativa – conclude Aprà – e il nostro sogno sarebbe quello di vederlo realizzato su una dimensione regionale».